MICHELE BONFITTO DI SAN MARCO IN LAMIS (FOGGIA), MISSIONARIO E MUSICISTA DIRETTORE APPASSIONATO E COMPETENTE

di CARLO CASTELLINI

E' scomparso a Firenze all'età di 95 anni, padre Michele Bonfitto, maestro, compositore e musicista. I funerali si sono svolti nella chiesa del Suffragio. Ora riposa a Verona con tanti suoi confratelli che lo hanno conosciuto e stimato.
PADRE MICHELE BONFITTTO 15/5/1922
SAN MARCO IN LAMIS (FOGGIA)
FIRENZE 6 OTTOBRE 2017.
Ha gustato l'elisir di lunga vita, avendo lasciato questa terra a 95 anni suonati; è spirato a Firenze il 6 ottobre dello scorso anno, Michele Bonfitto, compositore, musicista e musicologo, pugliese, originario di San Marco in Lamis, paesino in provincia di Foggia.
Per alcune notizie che lo riguardano, faccio riferimento a quanto scrive di lui Elio Boscaini, nel suo ritratto biografico con cui lo ricorda, ancora elegante, giovanile e in piena efficienza musicale, con la sua bacchetta d'argento, regalatagli da un grande direttore inglese certo Benjamin, mi ricorda Francesco Troli, altro efficace maestro e direttore di musica, diplomatosi al Conservatorio di Cremona, alla soglia dei suoi settant'anni.
La cronologia delle sue composizioni più significative e delle loro esecuzioni in pubblico, sono già ben descritte nella NIGRIZIA del marzo 1967, la rivista che gli aveva dedicato una pagina elogiativa dal titolo MICHELE BONFITTO E LA SUA BACCHETTA.
Ho frequentato il Liceo di Carraia (Capannori) in provincia di Lucca, negli anni 60-63, ed ebbi modo di conoscere l'ambiente culturale e vivere nel clima delle grandi attese del Concilio e le iniziative culturali che lo precedettero. La vicenda personale di Michele Bonfitto e la sua eccellente creatività non si possono comprendere, disgiunte da questo ambiente, che rappresenta l'humus più fertile in cui poterono nascere e svilupparsi attività, proposte, letture, rinnovamento delle liturgie, riflessioni tipiche dell'attesa di un grande evento storico sì, ma anche frutto del vento dello Spirito, interpretato da Giovanni XXIII, papa Angelo Giuseppe Roncalli.
La diocesi Luca era allora retta dall'oculato e attento mons. ENRICO BARTOLETTI, fine interprete e in sintonia psicologica e spirituale con GIOVANNI BATTISTA MONTINI, il bresciano Paolo VI, che lo chiamerà' ad altro incarico, e lo sceglierà quale guida illuminata della Conferenza episcopale italiana: sintonia e pacatezza ma anche lungimiranza evangelica saranno alla base della loro visione di Chiesa.
Ma torniamo a Bonfitto: perchè cantiamo volentieri le sue musiche e composizioni? Risposta:”Perché nelle sue musiche vi era una bella e gradevole compenetrazione tra i testi mai banali e la qualità delle note. Le musiche non erano mai troppo basse o troppo alte, dal punto di vista vocale, quindi valorizzavano la qualità della voce umana senza forzarla in maniera artificiosa o alterarla”.
“MICHELE BONFITTO, come maestro, sapeva spiegare la frase musicale in maniera analitica, come un professore di Lettere spiega in maniera “analitica”, una poesia o un testo letterario. Per cui i cantori del Coro cantavano con partecipazione della mente e del cuore, cioè in maniera emotiva e intellettuale”.
“Per fare un esempio accessibile e condivisibile vi ricordate i programmi tivù, quando RICCARDO MUTI, su Canale, 5 eseguiva le prove di una sua composizione o opera classica, con gli strumentisti della sua orchestra? Quando faceva ascoltare i singoli strumenti, uno per uno, e spiegava i singoli movimenti Andante, Allegretto, Allegro, per poi fonderli nell'armonia di tutta l'orchestra? Allo stesso modo che ALESSANDRO BARICCO, scrittore e letterato dei nostri giorni, spiega il significato iniziale della QUINTA SINFONIA DI BEETHOVEN? Soffermandosi su quelle quattro note iniziali che costituiranno il tema ispiratore della Quinta, “l'arrivo del Destino” in Europa? “.....Ta, ta ,ta ta.......Ta, ta ta ta ? Questi grandi fanno partecipare gli ascoltatori senza “cipare”, perchè non ti stufano mai”.
“Un'altra caratteristica della sua musicalità era il carattere spontaneo, umano e allegro e gioioso delle sue composizioni che ti avvicinavano in maniera gioiosa e speranzosa alla preghiera liturgica. Mi ritorna in mente il canto dei due discepoli di EMMAUS, con una andamento che ti tocca dentro:”Rimani con noi, perchè si fa sera con te mangeremo insieme la cena, rimani con noi Signore, con noi!”.
“Penso che lui abbia perfezionato questo stile andante e comunicativo a contatto con la gente del popolo in Inghilterra, ma anche per una sua esigenza interna di comunicare ciò che sentiva dentro e aveva bisogno di esternarlo con le note in maniera simpatica e ed empatica” . Tutti questi aspetti messi assieme facevano di lui una persona carismatica”.
“Penso di non sbagliare nel dire che tanti canti delle nostre liturgie non hanno nessun sugo, non sono ispirati, non si cantano volentieri, non hanno né arte, né parte, sembrano esercitazioni astratte, che non toccano né la mente, né il cuore”. Ma su questo tema potremmo tornare in un'altra occasione.
“E l'altro aspetto non secondario, umano e psicologico ad un tempo, è questo: ogni grande profeta ha bisogno di un grande interprete e sostenitore; e MICHELE BONFITTO lo trovò nella persona di DANILO CASTAGNEDI, preside di studi, uomo di Lettere, ma anche uomo del dialogo che l'ha capito e soprattutto lo ha accolto ed inserito nell'ambiente dei liceali, ma anche nello spirito delle grandi attese conciliari. Questo è il vero grande motivo per cui il missionario di San Marco in Lamis, rimase volentieri a Carraia! Perchè ha trovato persone aperte e accoglienti che gli hanno offerto la possibilità di esprimersi e di trovarsi a casa sua e di squadernare la sua musica in tutta la sua espressività. Questa possiamo dire è stata la sua missione!”
E' stato anche detto di lui, che, una volta che questo ambiente non riusciva a trovarlo altrove, purtroppo, in età più avanzata, si è un po' chiuso nella sua musica. (Giuliano Volpi, psicologo). Le altre notizie che lo riguardano sono tutte vere, circoscritte e documentate, ma sono una conseguenza di questo stile or ora descrittto.
Ne ricordiamo alcune per onor di cronaca.
“La sua prima e più grossa fatica è stato un oratorio dedicato al DANIELE COMBONI dal titolo ALBA DI GLORIA, su testo di Giuseppe Tusiani. Questa importante opera musicale è stata eseguita per la prima volta a Londra il 29 maggio 1960, in occasione dell'inaugurazione della chiesa di St Alban's a Elm Park, affidata ai comboniani, di cui padre Bonfitto era cappellano”.
Per le celebrazioni in lingua italiana Michele Bonfitto ha composto la MESSA DEI FEDELI, già adottata ufficialmente da numerose diocesi italiane e diventata subito molto popolare. Questa è stata eseguita con grande successo da un coro di alcune migliaia di voci il giorno di Pentecoste del 1966 nella cattedrale di San Martino di Lucca.
Eccezionale successo ha conseguito la MISSA MATYRUM, uscita nel Natale del 1961 e diffusa subito rapidamente in Inghilterra, Spagna, Portogallo. La critica è stata unanimemente favorevole. La composizione dedicata ai 40 martiri dell'Inghilterra e del Galles, si distingue per la sua popolarità, brevità liturgica, modernità di melodia......Questa messa è già stata eseguita quattro volte nella basilica di San Pietro, a Roma.
Nel 1953, quando ancora frequentava la facoltà di Musica di Durham, vinse un concorso bandito per l'incoronazione della regina Elisabetta II, con il canto DOMINE, SALVAM FAC, che fu eseguita la CITY HALL di Newcastle, da un coro di 25 voci, sotto la direzione dell'autore, per 15 sere consecutive.
Per la cronaca va ricordato che Padre Bonfitto, avrebbe meritato il primo posto in quel concorso; ma gli fu assegnato solo il secondo, perchè non era cittadino inglese. La regina gli fece dono però di una bacchetta d'argento da direttore d'orchestra che padre Michele conservò carissima, fino a quando non si ruppe durante una lezione di canto.
Il resto lo abbiamo già ricordato in maniera speriamo dignitosa. Lascia un bel ricordo la sua figura, non solo per la musica ma anche per la sua umanità e simpatia. (ELIO BOSCAINI, A CURA DI CARLO CASTELLINI).



Domenica 23 Settembre,2018 Ore: 18:50