Giovanni Reale: un messaggero della parola filosofica e un maestro del nostro tempo, tra cronaca, cultura e storia

di Carlo Castellini

Docente brillante e rigoroso, profondo conoscitore della filosofia greca e romana, buon divulgatore di cultura, ed esperto garbato polemista ; ricercatore e scienziato, nonché grecista; è stato autore di grandi classici della filosofia; la sua collaborazione con Dario Antiseri; la sua simpatia per Socrate e Platone ma non solo; la sua amicizia con Hans Georg Gadamer; alcuni episodi sulla sua laicità.


Lo ha ricordato con un articolo su quattro colonne la rivista ROCCA, N. 22, dello scorso novembre 2014, a firma di STEFANO CAZZATO, all'interno della Rubrica Maestri del nostro tempo: infatti GIOVANNI REALE, è stato un grande messaggero della Parola filosofica.

GIOVANNI REALE, docente emerito dell'Università Cattolica, è scomparso a Luino il 15 ottobre scorso, all'età di 83 anni; è stato per me un grande professore e docente, ma anche un grande punto di riferimento intellettuale ed etico.
Lo voglio ricordare come persona e come ricercatore: è stato un docene brillante ma anche rigoroso, la sua aula era sempre piena zeppa di alunni, che arrivavano anche in anticipo pur di trovare il posto a sedere. La stessa cosa non avveniva per altri docenti. Illustrava i contenuti della sue ricerche e dei suoi commenti; le citazioni erano essenziali non stucchevoli; lo svolgimento della lezione aveva un suo ritmo ed una sua dinamica. Non stufava, non ostante la serietà degli argomenti. Aveva la stoffa dello studioso, ma anche del parlatore, era anche grecista: nella filosofia aveva fatto una scelta ben precisa, ed era divenuto uno dei principali conoscitori della filosofia greca e romana. A livello europeo.
Per non dilungarmi troppo vorrei evidenziare alcuni aspetti della sua personalità e della sua enorme attività: fornendo ai nostri lettori alcuni indicatori della sua poderosa opera filosofica:
  • La sua attività di divulgaore giornalistico;
  • La sua ricerca scientifica fatta di traduzioni, commenti e altro;
  • La collaborazione con Dario Antiseri;
  • Il suo capolavoro di sintesi della filosofia antica;
  • Alcuni episodi di un Giovanni Reale più segreto e meno conosciuto.
  • La sua eredità filosofica: sapeva di non sapere.
Non era ansioso, perchè troppo conscio delle sue capacità; ma aveva però l'attenzione di far scendere la filosofia dalla cattedra per questo voleva condividere anche con i non addetti ai lavori, dialogando con i suoi scritti con un pubblico sempre più ampio. Per queso aveva collaborato per alcuni anni, con il giornale IL SOLE 24 ORE, diventando così un grande divulgatore scientifico.
Pensava che la filosofia non dovesse esssere prerogativa di pochi iniziati. L'ambito più gradito delle sue ricerche:”La storia delle idee filosofiche dalle origini presocratiche all'età cristiana”, così STEFANO CAZZATO, ROCCA, 22, 15.XI.2014, pagg. 48-49.
Singolare in questo periodo di ricerca diventa la sua interpretazione dei testi degli autori, che non vengono aggrediti con la cultura del pregiudizio o l'artificiosità delle ideologie. Per questo, GIOVANNI REALE, amava fare una netta distinzione tra il LAVORO STORICO, con cui cercava di far parlare i testi dell'autore in questione, ed il LAVORO TEORETICO, inteso come riflessione filosofica che prendeva spunto dalla filosofia dell'autore in oggetto, per sviluppare un pensiero personale dell'interprete, che voleva giustificare un proprio sistema di pensiero. (In questo lui era un filosofo chirurgo da bisturi. Per cui gli alunni avevano ben chiaro quello che diceva l'autore e il pensiero dell'ermeneuta, Ndr).
Ricordo le sue limpidissime lezioni sui Presocratici, Talete, Anassimandro, Anassimene, che ha sviscerato nelle pighe più intime dei loro frammenti. A metà degli anni Novanta, ebbe anche un vivace scambio di idee, con un altro grande cavallo di razza della filosofia italiana: il bresciano EMANUELE SEVERINO, su temi come ESSERE, DIVENIRE, NICHILISMO, METAFISICA. (Anche se a mio modesto parere, la lezione filosofica di EMANUELE SEVERINO, spaziava su tutti gli orizzonti del sapere e la sua filosofia risultava più “laica”, sia nei linguaggi, nelle impostazioni e nelle conclusioni, con tutti i oregi e limiti che questo termine comporta; rispetto al “cattolico” GIOVANNI REALE, non inteso solo in senso riduttivo, Ndr).
Per la natura del suo pensiero, EMANUELE SEVERINO, aperto alla ragione ed alla sua consequenzialità, lascerà l'università cattolica, per occupare la cattedra di Filosofia dell'università di Venezia, dove avrebbe potuto esprimere più liberamente il suo pensiero, in un ambiente accademico non condizionato dai dogmi della dottrina cattolica.
Così allora si commentava il suo “allontanamento” dall'ateneo di via Largo Gemelli di Milano, Ndr).
Mentre le altre due colonne dell'ortodossia filosofica cattolica, erano rappresentate dalla dott.ssa SOFIA VANNI ROVIGHI, divenuta una grande esperta conoscitrice della storia della filosofia, e dal filosofo GUSTAVO BONTADINI, entrambe scomparsi da alcuni lustri; quest'ultimo ritenuto la colonna fondante della filosofia teoretica (ma di natura cattolica per capirci; molto meno “ laico “ di EMANUELE SEVERINO. Lo ricordano con affetto i suoi alunni quando veniva all'ateneo in bicicletta; e SEVERINO, si fermava volentieri nei corridoi, a dialogare con gli alunni e fornire le ultime spiegazioni e commenti alle sue idee, Ndr).
Ma ci sono alcuni episodi ricordati da STEFANO CAZZATO,che rivelano un Giovanni Reale, più intimo, e più vicino al nostro modo di vedere e di giudicare la realtà. Il primo è quello della LETTERA SCRITTA A MINA WELBY, in cui prendeva le difese della libertà di scelta nei casi di accanimento terapeutico:”......la terapia imposta a suo marito e la nutrizione artificiale imposta per 17 anni alla ENGLARO, rientrano a loro modo, in forme di accanimento terapeutico. Chiedere la loro sospensione pertanto, non ha nulla a che vedere con l'EUTANASIA, ma rientra in quella libertà che non può essere negata a nessun uomo che chiede che la sua sorte sia riconsegnata alla natura stessa e sottratta a costruzioni tecnologiche che non sono affatto naturali, ma artificiali”.
Seguiva poi una critica a chi aveva vietato i funerali in Chiesa a PIERGIORGIO WELBY, quando sarebbe stato il caso di affrontare la questione con amore cristiano e comprensione umana. (Ma l'allora card. CAMILLO RUINI, aveva deciso diversamente, più per motivi di natura poliitica che di natura evamgelica, Ndr).
Il secondo episodio, ci ricorda invece, un incontro suo personale del 2000, con uno dei più grandi pensatori del nosro tempo HANS GEORG GADAMER
incontro propiziato dal comune amore per la filosofia e simpatia per SOCRATE E PLATONE. Ma anche un incontro voluto per chiedere alcune spiegazioni sul senso e metodo del filosofare. L'illustre amico tedesco, ormai giunto al traguardo del secolo, così si congedava dall'amico italiano:”......Sono definitive quelle cose che rimangono aperte, e che quindi sollecitano una prosecuzione senza limite”.
In questo per GADAMER consiste la vera filosofia : non può essere un possesso definitivo, ma solo una ricerca continua del sapere. “...La filosofia dovrà pur sempre riconoscersi come un “sapere a misura d'uomo” e quindi una “sapere di non sapere”, come diceva Socrate. Da non dimenticare la composizione del libro di storia della filosofia con DARIO ANTISERI, che è entrato in moltissime scuole superiori italiane, diventando un riferimento di grande successo. Ma il riconoscimento più significativo a GIOVANNI REALE è venuto dalla dirigenza della sua UNIVERSITA' CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO, che gli ha pubblicato LA STORIA DELLA FILOSOFIA ANTICA in 5 volumi, diventando così “autore di un'impresa non comune, come scrive VICTOR MATHIEU, di un'impresa forse unica nel nostro secolo”.
Per chiudere un'ultima piccola frivolezza di cui sono stato testimone all'esame di laurea: dopo l'ingresso della commissione esaminatrice, lo vedo in atteggiamento dialogante con alcuni colleghi docenti e con un sorriso ironico rivolto a qualche docente più raccomandato dall'alto che provvisto di propria autorevolezza. Intendo dire su alcune persone e alcune cose anche Giovanni Reale, “sapeva di sapere”. (CARLO CASTELLINI).



Lunedì 01 Dicembre,2014 Ore: 16:53