Mandela
LA LOTTA È LA MIA VITA. RADICE DEL FUTURO. GRAZIE MADIBA

A cura di Carlo Castellini

NIGRIZIA 2012, SPECIALE MANDELA. DALLA DIREZIONE E REDAZIONE EFREM TRESOLDI, GIANNI BALLARINI, AURELIO BOSCAINI, RAFFAELLO ZORDAN, SILVIA FERRANTE, GIUSEPPE CAVALLINI, ELISA ROSSIGNOLI, ELISA SALVI.


Avevo sentito della sua scomparsa, da PIPPO CIVATI, che aveva interrotto per un attimo, dando lui stesso la notizia, con tempismo cosciente, la trasmissione di giovedì scorso “SERVIZIO PUBBLICO”, condotta da Michele Santoro. Tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive hanno già approntato edizioni speciali per ricordare il personaggio, ma senza adeguati approfondimenti. Un'eccezione significativa va però ricordata, quella della rivista NIGRIZIA, il mensile dell'Africa e del mondo nero, che nel numero di Dicembre 2012, aveva dedicato tutte le 78 pagine della rivista alla ricostruzione della figura di NELSON MANDELA, la cui immagine sorridente campeggia in copertina, con i suoi occhi che guardano lontano, forse verso un futuro migliore.
“LA LOTTA E' LA MIA VITA”, e sotto il titolo “RADICE DEL FUTURO”. Non si tratta di una serie di articoli preconfezionati, con le solite lacrime di “coccodrillo”, come si dice in gergo, ma di una ricca e puntuale ricostruzione della sua vicenda umana e politica, con ombre e luci, ancora troppo vicina a noi per essere adeguatamente compresa ed assimilata in modo adeguato. Mi affido per questo all'EDITORIALE di allora, firmato dalla direzione e redazione collettiva, che ha per titolo:”GRAZIE MADIBA”.
“Mandela ha fatto politica. Ha fatto della buona politica, per gran parte dei suoi 94 anni, e sempre nelle file dell'AFRICAN NATIONAL CONGRESS, di cui quest'anno si sono celebrati i 100 anni. E se siamo qui a discuterne, dopo oltre un decennio dal suo ritiro dalla scena, è perchè la vicenda dell'uomo che ha segnato il punto di avvio del nuovo SUDAFRICA ha qualcosa da insegnare a tutti noi”.
Ha da imparare chi ha ruoli di responsabilità nelle istituzioni, nei partiti, nella società civile, e che quindi dovrebbe essere toccata dal degrado in cui versa oggi tanta politica. E ha da imparare l'uomo della strada, meglio il qualunquista, che si nasconde in ognuno di noi, sempre pronto a collocare la politica nel tempietto dei luoghi comuni, pur di evitare di impegnarsi, di metterci dentro il naso. Così prosegue il numero speciale, i cui articoli ricchi di notizie e particolarità sono firmati da GIUSEPPE CAVALLINI, ELISA ROSSIGNOLI, ELISA SALVI, che hanno collaborato alla traduzione di alcuni testi. MADIBA, così viene chiamato dal nome del suo clan che fa capo all'etnia XHOSA, ci gha fatto un regalo.Ci ha indicato con il suo agire politico, che è possibile trovare una via adeguata per avvicinare posizioni antagoniste, per superare problemi incancreniti e per costruire una storia diversa anche quando sembrano non esserci alternative allo scontro frontale. Questo è il dono di MANDELA per aiutarci a progettare un futuro in comune. E così abbiamo chiamato le pagine che aprono il numero speciale.
La seconda serie di argomenti – che vuole indagare l'UOMO - ci consentirà non solo di fare memoria e di ricostruire le tappe fondamentali della sua vita e della sua lunga prigionia, ma anche di valutarne la personalità, le doti e le contraddizioni.
Nella terza parte, si prende in considerazione il POLITICO E L'ICONA, dove il nostro viene colto nel pieno delle sfide che ha dovuto affrontare appena libero dal carcere e una volta investito dalla responsabilità presidenziale. Andiamo ad evidenziare la capacità di negoziazione politica e di riconciliazione; ci soffermiamo sulla Commissione per la Verità e la Riconciliazione e le sue ricadute nell'avviare la guarigione dalle ferite dell'Apartheid; gettiamo uno sguardo, su quanto hanno pesato le scelte dell'AFRICAN NATIONAL CONGRESS sul leader e viceversa, ricordando alcuni passaggi della politica estera africana di MANDELA.
Di non poco interesse è poi come MANDELA , si è rapportato con le diverse CHIESE presenti in SUDAFRICA, e in che modo queste chiese si sono districate dall' APARTHEID. Inevitabile infine, indagare il legame tra MANDELA e l'OCCIDENTE, per conoscere e sapere che cosa ha effettivamente incarnato MADIBA per risultare così necessario alle capitali del NORD DEL MONDO.
Il segmento finale di queste pagine, spiegherà come lo raccontano e come ce lo siamo raccontato. Cioè in che modo la saggistica, la letteratura, la musica, i films, i documentari e i siti internet stanno alimentando e diffondendo la (3) leggenda. Quindi, in fondo in fondo, non intenti celebrativi, non semplice omaggio, ma un percorso di vita che possa rinfrancare e che aiuti a rischiarare l'oggi e il domani. Potrebbe essere, dico io, il canovaccio per una TESI DI LAUREA, o per un dottorato di ricerca, questo numero speciale abbozzato nel bell'EDITORIALE.
Intanto che cerco di fare sintesi di queste riche note, si affacciano nella mia mente alcune immagini e sequenze del film di RICHARD ATTEMBOROUGH dedicato alla grande figura e grande anima dell'India MOHANDAS KARAMKAND GANDHI. La grande anima dell'India aveva studiato a Londra diritto e legge e poi era andato proprio in SUDAFRICA per vivere le grandi sfide di quel Paese dove si trovavano molti indiani che cerca di aiutare con la comprensione, la legge ma anche con la protesta specie per i suoi concittadini indiani impiegati soprattutto nelle miniere. Trattati piuttosto male dalla superiorità e protervia dell'uomo bianco.
Inevitabile infine, sembra indagare il legame tra Mandela e l'Occidente per conoscere e sapere che cosa ha effettivamene incarnato MADIBA per risultare così necessario alle capitali del NORD DEL MONDO.
In fondo in fondo, non si tratta di intenti celebrativi; non un semplice omaggio, ma un percorso di vita che possa rinfrancare e che aiuti a rischiare e speriamo di tornare ancora presto a riflettere sull'eredità dell'ex-presidente come scrive MATSEPANE MORARE, sacerdote gesuita, che ha lavorato in un quartiere povero alla periferia della Città del Capo:” “Non dobbiamo guardare a Mandela come all'icona del perfetto uomo di pace e di riconciliazione. Ma a colui che ha saputo spronare gente di ogni tipo, classe sociale, etnia e cultura a mettersi in gioco, per il bene di tutti e senza essere mosso da sentimenti di avidità, d'ingiustizia o di conflitto”. (A cura di Carlo Castellini).


Lunedì 09 Dicembre,2013 Ore: 18:37