ERNESTO BALDUCCI FONDA NEL 1958 LA RIVISTA “TESTIMONIANZE”. Subisce le censure romane verso i fermenti innovatori presenti nella chiesa cattolica sul finire del pontificato di PIO XII.Viene esiliato a Frascati e poi a Roma.
ERNESTO BALDUCCI: LA PAROLA NELL’EUCARESTIA

Terza Parte


a cura di Carlo Castellini

LA parola nell’Eucarestia intesa come comunione, condivisione, e solidarietà con l’intera umanità e con tutti gli individui. E’ sua la proposta lanciata alla Comunità dell’Isolotto di Firenze di DON ENZO MAZZI, di celebrare solo la LITURGIA DELLA PAROLA, senza l’EUCARESTIA, fino a quando questa non fosse possibile condividerla anche con il Vescovo, l’allora card. ERMENEGILDO FLORIT. La proposta non fu accolta e si andò allo scontro, con la richiesta da parte del vescovo, di intervento della Polizia.


– ERNESTO BALDUCCI E L’AVVENTURA DELLA PAROLA.
DI ROMOLO MENIGHETTI -  A CURA DI CARLO CASTELLINI.
 
“LA PAROLA NELL’EUCARESTIA”.
Entro questo contesto BALDUCCI riesce però a mantenersi saldamente agganciato alla Chiesa e a superare le delusioni che gli atteggiamenti istituzionali gli suscitano, legando sempre di più la PAROLA all’EUCARESTIA, intesa quest’ultima come COMUNIONE, CONDIVISIONE, E SOLIDARIETA’ con l’intera umanità e con tutti gli individui. L’EUCARESTIA LEGA LA SALVEZZA TERRENA A QUELLA ULTRATERRENA.
In questa prospettiva la Chiesa può svolgere un ruolo unicamente se è pronunciata contestualmente a gesti di pane spezzato e condiviso. Ne consegue che per la CHIESA è più importante misurarsi con le attese di liberazione storica piuttosto che con sé stessa e la sua tradizione. La categoria di CHIESA-COMUNIONE permette a BALDUCCI di continuare a vivere la propria professione di fede all’interno dell’istituzione, pur nell’impegno storico accanto all’uomo moderno.
Egli preferisce contestare dall’interno piuttosto che dall’esterno. Si tiene perciò lontano dalla “contestazione ecclesiale” degli anni SESSANTA E SETTANTA. Approfondisce piuttosto la dottrina della CHIESA LOCALE, intesa come primaria esperienza di chiesa, capace di autentici gesti profetici, in rottura con il passato caratterizzato da una CHIESA CLERICALE.
Entro le forti tensioni che caratterizzano la vita della Chiesa nel dopo concilio, BALDUCCI indica nella PAROLA l’ultima spiaggia sulla quale poter conservare un minimo di comunione intraecclesiale. E’ la proposta – rimasta inascoltata, che lui lancia nel settembre del 1967 alla COMUNITA’ DELL’ISOLOTTO DI FIRENZE , mentre questa si accinge a celebrare l’Eucarestia in un clima di rottura con il vescovo ERMENEGILDO FLORIT, il quale, a fronte dell’occupazione della Chiesa Parrocchiale, non esita a chiedere l’intervento della forza pubblica. In questo clima arroventato egli suggerisce di celebrare la sola LITURGIA DELLA PAROLA SENZA L’EUCARESTIA, fino a quando questa non fosse possibile condividerla con il Vescovo.
LA PAROLA VIENE QUINDI INDICATA COME SEGNO E AMBITO ESTREMO DI UNITA’, e contemporaneamente come prima pietra a partire dalla quale si potrebbe ricostruire una più completa e profonda comunione. Per lui i valori primari vanno salvati a qualunque costo la coerenza astratta porta fuori dalla storia e da ogni logica di rinnovamento.
Per BALDUCCI dopo queste esperienze, la PAROLA, piuttosto che l’istituzione, diventa più che mai segno che rende presente la CHIESA, ponendola in grado di realizzare nell’EUCARESTIA, quell’unità universale di cui è strumento. Viceversa si entra in una logica involutiva quando è l’istituzione che assume sé stessa come centro. In coerenza con questa convinzione, egli finisce con l’interessarsi sempre meno dei problemi istituzionali interni alla Chiesa. Guarda invece a questa a partire dall’umanità e dai suoi problemi, considerata come punto di riferimento del progetto di salvezza e come luogo di elaborazione dei suoi contenuti storici.
LA PROFEZIA per BALDUCCI sta ormai nella PAROLA e non nell’istituzione in sé. Questa, per rimanere fedele al mandato divino, deve continuamente confrontarsi con essa. E’ la fedeltà alla PAROLA che determina in BALDUCCI, la convinzione che l’ecclesiocentrismo è finito.
Intanto va ridisegnando il RUOLO DEL PRETE. Nell’acceso dibattito che attorno al sacerdozio si sviluppa agli inizi degli anni SETTANTA, in contrasto con la concezione corrente del prete, visto come uomo di Dio che presenta agli uomini il messaggio divino, di cui è privilegiato conoscitore, egli lega la figura sacerdotale, al ministero della Parola e alla vita della comunità. Il prete come testimone dei valori evangelici dentro e per la comunità.
 (DI ROMOLO MENIGHETTI) . A CURA DI CARLO CASTELLINI


Domenica 06 Dicembre,2009 Ore: 15:59