Originario di RONAGO,in provincia di Como, dove era nato il 25 Luglio del 1923, proveniva dalla numerosa e ricca famiglia AMBROSOLI dell'industria del miele e delle caramelle; La ricostruzione della sua figura di uomo, di medico chirurgo e di missionario, rivive nelle molte testimonianze raccolte da LORENZO GAIGA, che sono confluite nel suo libro che ha per titolo:
PADRE AMBROSOLI, MEDICO DELLA CARITA'.

(A CURA DI CARLO CASTELLININ)

Missionario comboniano primario dell'ospedale di Kalongo in Uganda. Una figura eccezionale di uomo, medico e missionario, figlio di GIOVANNI BATTISTA E VALLI PALMIRA. Spira il 7 febbraio 1987 dopo avere trascorso i 32 anni pił belli della sua vita donata a favore dei pił bisognosi africani. Tutti hanno a lui ricevuto, sia come uomini, che come professonisti. La testimonianza di ANNA MANISCALCO, la ricostruzione della sua figura daparte di FRANCESCO PIERLI, gią superiore generale dell'istituto ed attuale formatore ed educatore a Nairobi in AFRICA.


GIUSEPPE AMBROSOLI: L’AVVENTURA AFFASCINANTE DI UN MEDICO MISSIONARIO
 
 Il titolo esatto che spicca sul frontespizio della copertina seppiata recita:”Padre Ambrosoli: medico della carità. Missionario comboniano primario dell’ospedale di KALONGO in UGANDA; il testo è di LORENZO GAIGA, ora defunto, giornalista e pubblicista molto fecondo; che ha al suo attivo una caterva di pubblicazioni, per lo più monografie; il libro è edito dalla EMI (EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA), che lo ha già ristampato più volte. La presentazione è di FRANCESCO PIERLI, allora SUPERIORE GENERALE DEI MISSIOANRI COMBONIANI, che ha avuto modo di conoscerlo ed apprezzarlo sia dal punto di vista umano che da quello prettamente spirituale. Il quale, scevro da atteggiamenti retorici, ne riassume così la figura in alcuni punti essenziali, che proponiamo ai nostri lettori. (CARLO CASTELLINI)
E’ di PADSRE GIUSEPPE AMBROSOLI, missionario comboniano e medico chirurgo, che questo libro presenta il pellegrinaggio umano fino alla totale immolazione. La vocazione di PADRE GIUSEPPE nasce lentamente, come una presenza che diventa sempre più forte, nella sua mente e nel suo cuore, tanto da fargli scegliere i più poveri tramite la professione di medico. L’incontro con i COMBONIANI gli fa capire che in quella congregazione, esclusivamente missionaria, può realizzare pienamente la vocazione duplice di MEDICO E DI SACERDOTE. Leggendo le pagine di questo libro scopriamo le difficoltà, le conquiste, le delusioni, i momenti forti e le debolezze di questo sacerdote in tutto l’arco della sua vita. Per dare una chiave di lettura FRANCESCO PIERLI, suggerisce cinque punti:
1.     LOTTA CONTRO MALATTIA.
 PADRE AMBROSOLI, non solo aveva la capacità di curare i mali fisici, ma aveva anche il dono di infondere speranza. Nessuno si è allontanato da lui a mani vuote. o a cuore vuoto.
2.      ANIMAZIONE MISSIONARIA.
PADRE GIUSEPPE è stato un grande animatore missionario. Non solo ha trovato i mezzi per mandare avanti un ospedale in condizioni di estrema povertà locale, ma ha saputo coinvolgere nella sua opera molti medici che lasciavano KALONGO, arricchiti umanamente e professionalmente . Dalle testimonianze risulta che tutti hanno ricevuto più di quanto hanno dato.
3.     SALVARE L’AFRICA CON L’AFRICA.
PADRE AMBROSOLI ha realizzato pienamente il progetto del COMBONI: “SALVARE L’AFRICA CON L’AFRICA”. Per questo si è preoccupato non solo id curare gli ammalati, ma di formare le strutture perché gli AFRICANI potessero diventare indipendenti anche da un punto di vista sanitario. In questa prospettiva va vista la scuola per ostetriche e infermiere, per la quale ha lottato fino alla morte, rinunciando a rimpatriare per curarsi.
4.     RICONCILIAZIONE E UNITA’.
Il periodo del servizio missionario di PADRE GIUSEPPE è coinciso con un momento importante e delicato della storia africana in genere e ugandese in particolare, caratterizzato dal raggiungimento dell’indipendenza, dai vari regimi politici succedutisi attraverso colpi di stato., e quindi anche da repressioni, da guerriglie interne, da lotte tribali. PADRE GIUSEPPE in ospedale accoglieva tutti, per cui è diventato segno di di riconciliazione fra tribù ostili. L’ospedale di PADRE AMBROSOLI è stato una testimonianza enorme, del tentativo che la Missione fa di abbattere i muri di divisione. Attraverso il suo carattere squisitamente accogliente, PADRE GIUSEPPE era veramente un missionario del cuore di Gesù, perché il cuore di Cristo, se lo portava dentro, essendo egli uomo di cuore, uomo di misericordia, uomo di tenerezza.
5.     LA MORTE.
La morte di PADRE AMBROSOLI è coincisa con la chiusura dell’ospedale di KALONGO. Se è vero che quando Dio ama qualcuno, come ha amato il figlio, lo fa morire in croce, spogliandolo di tutto ciò che ha, dobbiamo riconoscere che PADRE GIUSEPPE ha conosciuto questa predilezione. Infatti ha visto crollare la sua salute, ha dovuto abbandonare l’ospedale e infine è morto privo di assistenza medica, lui che aveva salvato tanti!.
     In questo si è identificato anche con il COMBONI che è morto nell’apparente completo fallimento della sua opera. Noi sappiamo che queste distruzioni non sono per la morte, ma per la vita, perché come Cristo e come Comboni, PADRE GIUSEPPE “è stato seme e buon seminatore”.
     Concludo ringraziando PADRE LORENZO GAIGA per avere messo insieme tante testimonianze su questo grande uomo di Dio. (FRANCESCO PIERLI).    
A CURA DI CARLO CASTELLINI
 
INTRODUZIONE A GIUSEPPE AMBROSOLI MEDICO DELLA CARITA’.
I 32 anni di vita missionaria in Uganda   del missionario sacerdote e medico PADRE GIUSEPPE AMBROSOLI, sono stati una continua testimonianza di vita donata, senza protagonismi e senza suonare la tromba. E’ stato il missionario delle nuove frontiere del dolore, della speranza e anche della disperazione di un popolo le cui ferite buttano sangue. La forza di dire sempre di sì a tutti, col sorriso sulle labbra e con la gentilezza discreta del gran signore che fa trovare a suo agio anche il più umile dei richiedenti, gli veniva dalla consuetudine di intrattenersi con il “GRANDE MEDICO” , che non si stanca mai di guarire le piaghe degli uomini. L’ospedale intanto , moltiplicava e ingrandiva i suoi reparti, e diventava palestra di professionalità e di amore per medici italiani ed esteri. La scuola per infermiere professionali, che padre Giuseppe mandava avanti personalmente, costituiva una garanzia per la giovane nazione. PADRE GIUSEPPE ne era convinto. Il tempo dell’assistenzialismo era passato o, comunque, doveva passare per dare spazio alla piena responsabilità degli Africani. Il dramma della forzata evacuazione da KALONGO, lo spettro del fuoco che inceneriva le riserve di viveri e di medicinali, la lunga marcia nella foresta insidiata dalla guerriglia e ….la morte, furono la conclusione della sua vita. Ma anche questo era missione.
 (LORENZO GAIGA). A CURA DI CARLO CASTELLINI
LA TESTIMONIANZA DI ANNA MANISCALCO, SU GIUSEPPE AMBROSOLI.
Ho letto il manoscritto di PADRE LORENZO GAIGA sulla vita del medico missionario PADRE GIUSEPPE AMBROSOLI. Sono rimasta molto impressionata dalla levatura umana e spirituale di questo “MEDICO DELLA CARITA’”. E’ la dimostrazione che anche questo tempo, così tormentato e difficile, così lacerato da contrasti sociali e politici, può dare vita a persone capaci non solo di donare la propria vita per gli altri, ma di essere degli autentici operatori di pace. E’ un uomo che ha molto da insegnarci sia sul piano umano che su quello spirituale. E’ certamente un “modello” scomodo, perché istintivamente paragoniamo la nostra vita alla sua e ci accorgiamo di quanto siamo distanti.
   Quando poteva scegliere il benessere dell’industria paterna (quella dei dolci e delle carmelle), o la brillante carriera di chirurgo in un ospedale di grido, trovò naturale lasciare tutto per mettersi al servizio di quelli che riteneva i più poveri, seguendo l’esempio di quel grande missionario d’Africa che è DANIELE COMBONI. Per questo ha messo al servizio degli AFRICANI, la sua professione di medico e si è prodigato tanto non solo per curare i mali e le ferite, del corpo, ma per istruire e preparare professionalmente coloro che avrebbero dovuto sostituirlo.
 “Quello che Dio vuole non è mai troppo”, queste sono le parole che gli escono dal cuore quando vede andare in fumo l’ospedale in cui ha speso 32 anni di vita e di lavoro. Non solo, ma si rammarica “perché non sappiamo trarre frutto da simili irripetibili occasioni”. E’ un libro autentico perché ricco delle testimonianze di chi l’ha conosciuto, e con lui ha vissuto il quotidiano. Le brevi riflessioni dell’autore valorizzano quelle sfumature spirituali che a una lettura frettolosa o superficiale potrebbero sfuggire.
Allora è un santo? Certamente è un sacerdote che ha vissuto la carità di Cristo fino in fondo.
ANNA MANISCALCO   (A CURA DI CARLO CASTELLINI)


Sabato 05 Dicembre,2009 Ore: 09:15