Caserta - CAMBIO DELLA GUARDIA NELLA DIREZIONE DELLA DIOCESI
Testimonianza sul vescovo Nogaro

di Menico Pisanti

Per raggiunti limiti di età, il vescovo Nogaro lascia la conduzione della Diocesi di Caserta. Per l'occasione, tentiamo di strin­gere in una veloce nota il "succo" della sua opera, che è anche la sintesi di quanto abbiamo osservato e scritto in 19 anni di episcopato.
Mons. Nogaro è stato, in primo luogo, il vescovo dell'impegno. Quando, in una ge­lida domenica del 1990, egli prese posses­so della Diocesi (provenendo da Sessa Aurunca, dove già aveva fatto parlare be­ne di sé), intitolammo, appunto, l'articolo di presentazione sulla "Gazzetta di Caser­ta" (il settimanale, che poco dopo chiuse i battenti per sempre) "Benvenuto Nogaro, vescovo dell'impegno". Un impegno, so­prattutto nel sociale, oltre che nell'ambito strettamente religioso e pastorale. Qui possiamo solo ricordare qualche evento: ad esempio, le sue battaglie e il suo attivo interesse per il miglioramento dell'Ospe­dale, dove mons. Nogaro è stato sempre "di casa". Come ha detto in più occasioni, il nosocomio doveva e deve essere «sem­pre meno azienda e sempre più istituzione solidale». Inoltre, egli è stato sempre, fisi­camente, vicino ai degenti, non ha mai fat­to mancare il suo sostegno, la sua vicinan­za umana ai fratelli sofferenti, drammaticamente, dolorosamente, segnati nel corpo e nello spirito.
Magari, i suoi gesti e le sue "provocazio­ni" non sono stati sempre compresi e con­divisi da individui e gruppi conservatori, arroccati su posizioni arretrate, forse pure all'interno della Chiesa locale, dove sussi­stono religiosi, che probabilmente non hanno colto né applicato lo spirito del Concilio Vaticano II...
Più volte abbiamo scritte sulla "solitudi­ne" di Nogaro, lasciato solo a condurre le sue battaglie. Il lettore ci scuserà se dob­biamo di nuovo autocitarci: abbiamo scrit­to una volta che mons. Nogaro è «un gi­gante calato in una terra di pigmei», ag­giungendo subite che «tra siffatti pigmei eravamo noi stessi». Ebbene, ora siamo pronti a sottoscrivere di nuovo tali frasi, essendo convinti che, nei 19 anni del suo episcopato, Nogaro ha incarnato perfetta­mente la figura del Presule sociale, uma­no, finalmente "uscito dal tempio" e calato nella realtà della Diocesi, prodigandosi per le problematiche di ogni categoria: per i giovani, gli immigrati, i disoccupati, gli am­malati (di cui si è già detto).
Le cronache casertane di circa 20 anni so­no state piene delle sue prese di posizio­ne, della sua attività, dei suoi interventi, dei suoi illuminanti discorsi. Per citare l'ultima delle sue "provocazioni": nella Giornata mondiale del Rifugiato, celebrata a Caserta il 20 giugno scorso, il vescovo ha firmato, di suo pugno, il permesso di soggiorno, «in nome di Dio», a decine di immigrati, affiancando un'iniziativa dei Pa­dri Comboniani di Castel Volturno. Nogaro ha così argomentato tale suo intervento: «Cristo non è venuto per la Chiesa, ma per l'umanità, e per quella parte di umanità, che ha bisogno e che non se la passa be­ne».
In poche parole, siamo convinti che il Ve­scovo che ora va in pensione, ha messo in pratica ed ha vissuto consapevolmente la parabola evangelica del Buon Samaritano.
Da citare, ancora, in questa nostra som­maria e farraginosa carrellata, gli sforzi e gli impegni a favore della pace, tema ricor­rente non solo di molte sue omelie, ma problema e necessità costantemente av­vertiti, spesso tradotti in concreto (ricordiamo, tra tutti, la fondazione del Comitato "Caserta città di pace").
Ora che il vescovo Nogaro si ritira da un'attività così intensa, partecipe, missio­naria, "cristiana", sentiremo, senz'altro, no­stalgia. Rimpiangeremo la sua presenza paterna, assidua, fattiva, calda e cordiale. Il rimpianto sarà anche di diversi intellettuali, locali e non, laici, non credenti, che hanno conosciuto Nogaro e intessuto con lui rap­porti di stima e di amicizia. Per ammissio­ne esplicita di alcuni di questi, essi vede­vano in Nogaro un punto di riferimento, «nella palude stagnate di una provincia addormentata».
Un capitolo a parte richiederebbe il di­scorso sulla cultura di Nogaro, sulle sue letture, sulle iniziative culturali da lui idea­te, stimolate e sorrette. Seppur sommaria­mente e velocemente, dobbiamo accen­nare ai suoi moltissimi scritti, alle tante pubblicazioni in volumi ed opuscoli, che si sono accumulate negli anni, sicché se ne è perduta la completa reperibilità, tanto che è stato nominato, da tempo, un comitato, che ha il compito di mettere ordine nella vasta mole degli scritti nogariani.
Per la cronaca: una notizia che sicura­mente farà piacere ai "fans" di mons. Nogaro. Egli intende restare a Caserta, che più volte ha chiamato «la mia terra».
Menico Pisanti
 
Il Caffè – Settimanale indipendente 26 giugno 2009 Anno XII n. 25 (532)


Mercoledì 01 Luglio,2009 Ore: 15:53