Memoria di Arturo Paoli

di Enrico Peyretti

13 luglio 2015
Oggi, 13 luglio, è morto Arturo Paoli, ma è meglio dire che è andato a proseguire la sua lunga vita di quasi 103 anni nel tempo senza fine e senza stanchezza, che è il tempo di tutti insieme con l'Eterno, sempre creatore di vita, «Dio tutto in tutti».
Scrive di lui oggi Angelo Casati, ne scriveranno molti. Fece la Resistenza, fu dichiarato “giusto fra le nazioni” per avere salvato alcuni ebrei dalla caccia nazista. Fu prete esiliato nel sistema pacelliano-geddiano, capellano sulle navi degli emigranti italiani, impegnato in America Latina nella chiesa popolare, poi sulla via di De Foucauld coi Piccoli Fratelli di Gesù.
Mi si permettano due ricordi personali. Lui a otto anni, io a nove, vedemmo entrambi nella guerra, in luoghi e tempi diversi, uccidere a freddo degli uomini, per solo odio, non per difesa. Sua madre gli disse allora: «Bisogna far di tutto perché nel mondo ci sia più amore». Arturo parlava sempre di “amorizzare” il mondo.
Negli anni neri delle “nuove guerre” di quelli che hanno bisogno di un nemico per esistere, anni anche del neoliberismo ammazza-giustizia, Arturo Paoli venne a Torino, in più incontri. Venne anche in via Germanasca (era amico e confratello di Carlo Demichelis). Ero suo vicino di pagina su Rocca. In uno di questi momenti, gli chiesi pubblicamente: «Io non vorrei odiare nessuno. Ma Bush, Blair e Berlusconi, io li odio di gran cuore. Dimmi cosa devo fare». Egli mi rispose: «Guarda. L'odio è una energia. Tu usala e dirigila nel lavoro per la pace e la giustizia». Dài, Arturo, ora alimenta questa energia.
E. P.



Martedì 14 Luglio,2015 Ore: 23:08