Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari
Il valore soggettivo ed individuale contro la massificazione ed uniformazione delle coscienze
di Laura Tussi
La Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari (Arezzo), fondata nel 1998 da Duccio Demetrio e Saverio Tutino, promuove e pubblica le recensioni di Laura Tussi ai libri che trattano della biografia di noti cantautori italiani, da Francesco Guccini a Fabrizio De André, a cura di Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini.
L’UNIVERSITA’” DELL’AUTOBIOGRAFIA PER IL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA POPOLARE E DELL’IDENTITA’ CULTURALE: LE STORIE DI VITA E LE RELAZIONI D’ASCOLTO. Il valore soggettivo ed individuale contro la massificazione ed uniformazione delle coscienzedi Laura Tussi Memoria e modernitàGli esseri umani non hanno sempre ricordato con le stesse modalità. Attualmente la cultura dominante concettualizza la memoria in determinati parametri, per cui la modernità contrasta la memoria attraverso il mutamento, il cambiamento, l’epoca del sempre nuovo, instaurando contradditori rapporti tra la cultura moderna europea e il concetto di memoria storica. Nel 1860 Baudelaire sosteneva che “le città cambiano più velocemente del cuore di un uomo”, perché nella modernità tutto è mutevole, proteiforme, si trasforma più velocemente della capacità di adattamento dell’individuo stesso. Il mutamento è la norma: gli oggetti con cui in passato si condivideva la quotidianità, attualmente risultano desueti. La modernità implica l’oblio lacerante, la rottura costante e diseducativa con le tradizioni, con il passato, la storia; in quanto epoca del mutamento perpetuo, provoca ricorrenti fratture nella memoria sociale, ma implica, al contempo, un forte richiamo alla responsabilità del singolo nei confronti del passato storico a livello individuale, collettivo, nazionale, globale, affinchè in Italia e in Europa non si tratti esclusivamente di monete e di politiche economiche, ma delle persone e delle comunità, delle loro storie, culture e stili di vita, per gli obiettivi comuni di sviluppo delle conoscenze e delle azioni che possano promuovere condizioni esistenziali migliori, dal momento che è in gioco la nostra memoria collettiva, allo scopo di unificare una comunità, un popolo, il cui passato, recuperabile attraverso la memoria storica, risulta operazione necessaria, soprattutto nell'era della globalizzazione in cui occorre anche il rispetto e la valorizzazione delle diversità, delle differenze soggettive, culturali, interetniche, come elementi vitali e imprescindibili dell'insieme. Da questo punto di vista l’Europa, di cui siamo parte, è una terra di memorie, storie, linguaggi, luoghi che devono essere valorizzati, tutelati e messi in condizione di rapportarsi, integrarsi vicendevolmente, senza perdere i caratteri oggettivi, perché nel grande fiume della storia confluiscano in un insieme, in una complessità più ampia, sollecitando le inflessioni relative ai problemi dell’identità locale e nazionale, perché è proprio l’ingresso nella modernità che obbliga ad una verifica critica delle nostre storie individuali e collettive e delle nostre tradizioni, al fine di creare una mentalità nuova che risulterà tanto più “moderna” e proiettata verso il futuro, quanto più riconoscerà che anche il passato rientra nella contemporaneità e attualità del presente. La complessità ontologica del sé in una prospettiva autobiografica.Risulta possibile recuperare il passato se si riconosce e riattualizza una memoria collettiva, comune, del senso della storia a partire dal singolo individuo che ha il compito di comprendere, realizzare, ricomporre a ritroso, storicamente, la propria identità, coincidente con la memoria stessa, tramite l’approccio pedagogico autobiografico. L’autobiografia permette al disegno, alla trama della storia personale di riemergere nella sua unicità per una maggiore consapevolezza e comprensione di sé, emancipando il soggetto da ogni rischio di manipolazione, di “revisionismo storico” della propria esistenza nel passato. In epoca moderna l’individuo vive il disagio, la difficoltà di sperimentare la complessità dell’esistere, perché la soggettività non è univoca ma composta da “noi plurimi” che confliggono al nostro interno, in termini psicanalitici. La modernità disorienta l’individuo che non vive esclusivamente un’unica cerchia di vita relazionale, ma sperimenta la varietà degli approcci sociali, per cui appartiene ad una pluralità di ambiti comunitari e di contesti collettivi. Dunque la modernità comprende molteplici e plurime identità relazionali, per cui risulta più difficoltoso recuperare il senso della personale biografia, in quanto l’”io” sperimenta molteplici vite, nella pratica relazionale in varie dimensioni sociali del contesto quotidiano, prive comunque dell’autentico senso di appartenenza e condivisione che permeava la società preindustriale, precapitalistica, impostata su modelli di vita quotidiana più semplici, meno complessi degli attuali.. Nel concetto moderno e specifico di “adultità” (neologismo attuale), il divenire, la metamorfosi, il cambiamento, la transizione, coesistono nell’ermeneutica autobiografica, metodo interpretativo olistico che richiama il luogo della complessità, legata ai temi della narrazione, del gioco di trame e processi narrativi di linguaggi interiori che tendono all’incompiutezza. Il metodo autobiografico rientra nell’ambito della complessità, per cui il racconto di sé, introspettivo e retrospettivo, si rivela autopoietico, autogenerativo, tendente all’infinito relazionare e rimembrare degli eventi. L’educazione alla multipla complessità del sé genera e comporta un percorso formativo atto ad affrontare la sopravvivenza all’incertezza e all’ansia di dominare il presente, per abitare gli interrogativi dell’identità multipla, poliedrica allo scopo di imparare ad interagire, conversando, attraverso il mutare, il variare dei punti di vista, delle prospettive cognitive, al fine di educarsi, educando. Un concetto nell’accezione formativa, problematicista: La complessità dell’IO, dell’ente, realtà ontologica, olistica, interna ed esterna al sé. Il rapporto d’ascolto autobiografico ammette l’avvicinamento estetico, tramite il contatto, non estetizzante, l’interrelazione reciproca, per non dimenticare di vivere e sperimentare la nozione di complessità, attraverso il pensiero cognitivo autobiografico, che tende anche alla sospensione del giudizio, all’epochè. Un luogo interiore dell’anima, per rieducarsi alla memoria.L’autobiografia, ermeneutica dell’esistente, ha trovato un luogo ideale, utopico, al contempo reale, un “non luogo” della mente, dell’anima, anche topos specifico, micropedagogico…dalla mente autopoietica, al microcosmo di una realtà rurale, idillica, sospesa nell’eternità di un passato storico importante. Un piccolo borgo medievale, inerpicato sul dolce pendio collinare toscano: Anghiari, ancora intatta nella sua autentica antichità. Qui il fulcro della “Libera Università dell’Autobiografia”, realtà collegata all’Archivio diaristico nazionale della memoria storica popolare di Pieve Santo Stefano, da cui si diparte l’intento pedagogico, la volontà di studio e impegno di volontariato culturale militante che coinvolge vari comuni italiani, paesi piccoli e grandi, nell’intento formativo, di applicazione rieducativa al senso del tempo storico, personale e collettivo, di indagine e discussione relative al significato ermeneutico, interpretativo, della narrazione di sé, delle storie di vita degli individui, del popolo nella sua complessità. Questo implica un concetto di autoformazione, di autoriflessività e occasione di apprendere e conoscere, durante il corso della vita e dell’esperienza, in relazione ai fatti quotidiani, ai continua apicali, alla nascita, alla morte, come alle vicende esistenziali, grandiose o povere che ciascuno di noi vive. Le due anime dell’autobiografiaLa Libera Università dell’autobiografia di Anghiari, polivalente realtà associativa, è contraddistinta dall’intrinseca dualità e, al contempo, univoca e comune volontà d’intenti. Un’anima autobiografica, intesa come autentica e implicita possibilità di tornare sul proprio passato, in uno spazio/tempo interiore, spesso privo di riferimenti con l’alterità, per il venir meno di significativi e autentici rapporti relazionali affettivi, amicali. Soprattutto nelle grandi realtà urbane, metropolitane è scomparso il senso della comunità, vissuta attraverso le scansioni liturgiche del calendario agricolo/pastorale, regolato dagli eventi naturali, dal susseguirsi delle stagioni e suffragato dalla tradizione del sacro. L’autobiografia rappresenta la possibilità di comunicare con le varie identità, a livello individuale, e recuperare, riappropriandosene, la storia di sé, per vivere meglio le diversità intersoggettive, con se stessi, per gli altri. La seconda anima del volontariato di animazione autobiografica, comprende l’atto simbolico ma effettivo del donare e riconsegnare al presente, per affrontare il futuro con rinnovata consapevolezza, le tracce, i segni dei tempi, di una memoria storica collettiva quasi scomparsa: la vita della comunità, formata di tante singole storie di vita, riesumate tramite la “pedagogia della memoria”, per ricostruire e recuperare un’identità a livello individuale, locale, nazionale, globale dalla complessità ontologica dell’esistente, nella consapevolezza di un più esteso concetto di educazione e cultura militante. Dal contesto sociale attuale risulta l’esigenza di raccontare ad altri e a se stessi il ricordo, rammentando, rimembrando e rievocando, il relazionarsi degli eventi passati, per sanare le ferite di un diffuso e dilagante disagio esistenziale, a tutti i livelli sociali, riguardante diversi ambiti e canali comunicativi: “non una depressione comune, un male oscuro misterioso”, ma il “male di vivere”. Di conseguenza ricordare e raccontare per riattualizzare e recuperare la sofferenza del vissuto, attraverso la naturale catarsi della com-memorazione, acquisendo una maggiore consapevolezza di sè, attingendo dal passato, per la progettualità e decisionalità del futuro. Tramite i progetti di ricerca attraverso l’animazione autobiografica, si concretizza e attualizza il nobile intento di dare voce al popolo e alle singole persone, coinvolgendo studiosi e pedagogisti di vari atenei italiani a confronto con “realtà normali e comuni”, in una rinnovata ed autentica prospettiva di educazione militante. Il comune denominatore dei progetti di indagine e ricerca, tramite la “cultura della memoria”, diffusi sul territorio italiano, è la memoria stessa. Come sosteneva il filosofo “la memoria è l’uomo”, il cardine intorno a cui ruota il metodo di animazione autobiografico. La scientificità del metodo autobiografico. Le ragioni del metodo autobiograficoAttraverso il racconto di sé la persona ri-corda (dal latino recordo: riportare al cuore, alla mente) gli eventi collegati al passato che si rivelano durante il colloquio autobiografico con il ricercatore/mèntore, tramite il recupero di una memoria non del tutto spontanea, ma indotta e indirizzata su obiettivi particolari: indagare la realtà soggettiva, il “pluriverso” individuale. Tale riferimento costituisce la discriminante tra l’attività spontanea e l’ambito specifico, micropedagogico, che consente di attuare la ricerca scientifica, a livello analitico. Dunque il metodo autobiografico è essenzialmente scientifico non perché basato su dati statistici o focalizzato su una realtà oggettiva, ma riguardante l’individuo nella sua ontologica complessità poliedrica, soggettiva (si indaga il soggetto), attraverso una tipologia ermeneutica qualitativa (la ricerca dei dati sulle storie di vita) e non quantitativa: differente dalla ricerca sociologica, dall’antropologia o dall’ambito etnoantropologico. Il recupero del passato storico individuale e collettivo come tutela della libertà soggettiva
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