Toccò a umani ed a animali subire la tortura nazista.

di Franca Sinagra Brisca

Nel centenario della Prima Guerra mondiale abbiamo letto in una lettera del ventunenne e interventista umanista Renato Serra, indirizzata alla famiglia dalla prima linea, poco prima di morire, la sua pena per l’uso di magri buoi friulani caricati a morte nel trasporto di cannoni e strumentazioni per la guerra. Sappiamo che da sempre le guerre e i loro sostenitori hanno agito alla distruzione dell’ambiente naturale, violando l’aspetto fisico con gallerie, chiusura di guadi e inondazioni, riduzione al suolo di intere città compresi gli abitanti e uso della tortura sugli animali, piegati oltre la loro capacità di resistenza.
Quest’anno, nel Centenario della morte di Rosa Luxemburg, è stato editato da Pungitopo un libricino di formato mignon, con una sua lettera dal carcere, da tenere nel giustacuore per la quantità d’amore per la vita che vi è contenuta. La sua carcerazione ebbe questi connotati:
Io giaccio tranquilla, sola, avvolta in questi molteplici veri neri dell’oscurità, della noia, della prigionia, dell’inverno, e intanto il mio cuore palpita di una gioia interiore inconcepibile, ignota, come se camminassi su un prato in fiore nella luce radiosa del sole.”
Questa affermazione estatica della condizione di prigioniera dei nazisti è tratta dalla lettera, che lei scrisse alla cognata Sonjiuscka, densa di un vissuto colmo di naturalità ambientale intensamente descritta, che la fa vivere in un altrove mentale in piena libertà di corpo e di spirito, la stessa a cui ispirava la propria politica, se non fosse stata uccisa a colpi di calcio di fucile e il suo corpo sperduto.
In una parte della stessa lettera, il racconto di un episodio di tortura sugli animali unisce in comunione di senso e di pensiero la prigioniera a una coppia di bufali torturati a sangue gravati da un carico di sacchi troppo alto per poter passare sotto l’arco dell’androne del carcere. E ce ne vuole di sadismo per ridurre a sanguinare lo spesso cuoio della pelle di un bufalo! Erano stati catturati selvaggi nella puzta romena e conoscevano solo verdi praterie e libertà. Rosa descrive in piena empatia il loro dolore stupito:
Quello che sanguinava, guardava lontano con sulla faccia nera e nei dolci occhi neri un’espressione come di bambino rosso per il pianto. Era esattamente l’espressione di un bambino che è stato duramente punito e non sa perché, non sa come deve affrontare il supplizio e la dura violenza…
Il librettino contiene commenti di autori italiani e stranieri, testi per una commemorazione di alto rilievo per il centenario della morte di Rosa.
Parole d’ordine di Rosa: “Socialismo oppure barbarie”, “La libertà è sempre di chi la pensa diversamente”, e non c’era esibizione delle proprie sofferenze.



Giovedì 22 Agosto,2019 Ore: 22:50