IL DOVERE DELLA MEMORIA

di Giulio Vittorangeli

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento]
Era il 28 agosto del 1988: in Germania a Ramstein, nella base Nato, si esibivano le Frecce Tricolori; durante il volo acrobatico avveniva la collisione fra tre aerei, uno si abbatteva sulla folla causando 70 morti e 346 feriti. Solo anni dopo si sarebbe saputo che due dei piloti degli aerei scontratisi, Ivo Nutarelli e Mario Naldini, avevano volato accanto al Dc9 Itavia scomparso il 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica con 81 persone a bordo. Se non ci fosse stato Ramstein pochi giorni dopo avrebbero dovuto testimoniare nell'inchiesta del giudice Rosario Priore. E' restato l'interrogativo: fatti casuali o strategie della criminalita' politica?
Su Ustica, cosi' come sulle altre stragi che hanno insanguinato l'Italia (almeno da Piazza Fontana, 12 dicembre 1969), ufficialmente non si e' mai saputo cosa e' realmente successo, ed i processi che si sono celebrati si sono conclusi con la sostanziale impunita' di tutti i responsabili.
Si e' parlato di "stagione delle stragi", di "stragi di Stato", di "strategia della tensione", di servizi segreti "deviati", nazionali ed esteri; tutto questo da Portella della Ginestra (primo maggio del 1947), fino alla stazione di Bologna (2 agosto del 1980). Per la successiva strage del treno "rapido 904", l'antivigilia di Natale del 1984, si puo' gia' parlare di strategia mafiosa, visto il coinvolgimento di Toto' Riina. La storia delle origini dell'Italia post-fascista, cosi' come di quella oramai considerata come la Prima Repubblica, e' rimasta avvolta da molti di questi misteri.
Eppure Pier Paolo Pasolini, in un famoso articolo sul "Corriere della sera" del 14 novembre 1974, affermava:
"Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realta' e' una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi piu' recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in secondo ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginita' antifascista, a tamponare il disastro del referendum.
(...) Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi".
Anche le origini della cosiddetta Seconda Repubblica, mentre le inchieste su tangentopoli spazzavano via una parte della classe dirigente ed innescavano il processo di dissoluzione dei "vecchi" partiti, sono state segnate da scenari torbidi. Si e' iniziato con le stragi del 1992 (il 23 maggio a Capaci ed il 19 luglio a via D'Amelio) con l'uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e si e' proseguito nel maggio del 1993 con cinque attentati (Roma: Via Fauro, Piazza San Giovanni in Laterano, chiesa di S. Giorgio al Velabro; Firenze: Via dei Georgofili; Milano: Via Palestro). Cinque attentati, con morti e feriti, che si somigliavano, e che portavano la stessa firma mafiosa. Qualcuno aveva deciso di inviare un segnale (dopo gli arresti eccellenti: Madonia, Riina, Santapaola, Pulvirenti, ecc.) e contemporaneamente dare la spallata a quella Prima Repubblica che alla fine non aveva garantito ai mafiosi quelle assoluzioni in Cassazione che essi cercavano.
Purtroppo siamo un popolo che ama dimenticare e non ricordare la propria storia.
Purtroppo non c'e' piu' un Pasolini che possa affermare: "Io so perche' sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto cio' che succede, di conoscere tutto cio' che se ne scrive, di immaginare tutto cio' che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica la' dove sembrano regnare l'arbitrarieta', la follia e il mistero".
Nonostante tutto questo abbiamo almeno il dovere della memoria.
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
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Numero 257 del 24 luglio 2011


Domenica 24 Luglio,2011 Ore: 15:49