NEL 68° ANNIVERSARIO DELL’ESPLOSIONE ATOMICA SU NAGASAKI
IL RIPUDIO DELLA GUERRA DA UNA SCUOLA ALLA CITTA’

di Raffaello Saffioti

Il 9 agosto a San Giovanni in Fiore «Giornata della pace»



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Armi cambiate in falci e aratri

un grande ideale o sogno di Gioacchino:

la cessazione delle guerre,

la trasformazione delle armi in strumenti di lavoro

e di benessere, la conversione dei popoli

con il trionfo della pace.

FRANCESCO D’ELIA, Gioacchino da Fiore, Rubbettino, 1999, p. 72

NAGASAKI: 9 AGOSTO 1945 – SAN GIOVANNI IN FIORE: 9 AGOSTO 2013

Il 9 agosto ricorre l’anniversario (il 68°) dell’esplosione della bomba atomica sulla città giapponese di Nagasaki, dopo la prima (6 agosto 1945) sulla città di Hiroshima.

Per singolare coincidenza, a San Giovanni in Fiore la giornata sarà dedicata al programma “Il ripudio della guerra dalla scuola alla città”, organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’ “Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo”.

La terra di Gioacchino da Fiore si rivela ancora feconda e vede germogliare, quasi per miracolo, uno dei semi sparsi il 22 maggio scorso con la manifestazione “La Scuola Ripudia la Guerra”, della Scuola Media “Gioacchino da Fiore”.

Un articolo su quella manifestazione è apparso sul giornale on line “il dialogo” col titolo “Nella città di Gioacchino da Fiore rivive lo spirito profetico della Calabria” (www.ildialogo.org) e sulla rivista promossa da “Pax Christi”, “Mosaico di pace” (n. 7, luglio 2013), col titolo “Una scuola ripudia la guerra”.

Il Centro Gandhi di Pisa, in un commento su Facebook alla locandina che riporta il programma del 9 agosto, dice:

“Una lezione per tutte le città, le chiese e le scuole che invece celebrano le forze armate come ‘soggetti di solidarietà e di pace’”.

Lungi dagli organizzatori della giornata l’idea di dare lezioni ad alcuno. Ma quel commento deve servire a far prendere coscienza, agli stessi organizzatori, del valore della loro iniziativa.

PAROLE-CHIAVE: PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’ E CITTADINANZA ATTIVA

La mattina del 22 maggio 2013 durante la manifestazione della Scuola Media “Gioacchino da Fiore”, prima richiamata, l’Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione, Giovanni Iaquinta, aveva ricevuto solennemente la proposta di un articolo per lo Statuto del Comune sulla promozione della cultura della pace, della nonviolenza e dei diritti umani.

L’iniziativa del 9 agosto è uno sviluppo di quella manifestazione e vuole solo essere un esempio di come si può attuare il principio di sussidiarietà, elevato a dignità costituzionale nell’articolo 118 della Costituzione, collegato con l’articolo 11 della Costituzione stessa.

La scuola non è un’isola nella città ed è chiamata a interagire con la più vasta comunità sociale e civica. Il ripudio della guerra, proclamato solennemente nel detto articolo 11 tra i Principi fondamentali della Costituzione, deve essere fatto proprio dal Comune, l’ente locale che rappresenta la comunità più vicina ai cittadini.

Il contributo che viene dalla società civile “per lo svolgimento di attività di interesse generale” è essenziale. Esso dà vita alla “nuova cittadinanza attiva” e “al nuovo modello dell’amministrazione condivisa, nel quale cittadini e amministrazioni collaborano nel prendersi cura dei beni comuni”. 1

Due sono gli obiettivi fondamentali del programma del 9 agosto.

Il primo obiettivo: presentazione del Progetto “La scuola ripudia la guerra” della campagna “scuole smilitarizzate”, di Pax Christi, con la richiesta dell’adesione al Progetto, rivolta al mondo della scuola cittadino.

Il secondo obiettivo: presentazione alla Città della proposta dell’articolo per lo Statuto del Comune, già avanzata all’Assessore Iaquinta il 22 maggio.

A questa proposta è collegata la richiesta, da parte dell’Associazione, di una Deliberazione del Consiglio Comunale per dichiarare San Giovanni in Fiore “COMUNE PER LA PACE”, come già avvenuto per altri Comuni in Italia.

Poiché esiste un “Coordinamento Comuni per la Pace” (CoCoPa), l’Associazione intende, in questa occasione, invitare il Comune di San Giovanni in Fiore ad aderire a questo Coordinamento che, come definito nello Statuto, “ è un organismo politico nato per mettere in rete esperienze, problematiche, idee ed iniziative degli Enti Locali che lavorano, o intendono lavorare, sulle tematiche relative alla pace”.

DANILO DOLCI A SAN GIOVANNI IN FIORE NEI PRIMI ANNI ‘90

Lo spirito profetico di Gioacchino da Fiore e della Calabria è stato vivificato dall’attività svolta da DANILO DOLCI in questa regione nei primi anni ’90.

Visitando la Città, nel lontano 1991, Dolci chiese a Salvatore Oliverio, allora Presidente del “Centro Internazionale di Studi Gioachimiti”, se Gioacchino fosse ancora presente in questa gente.

Risposta di Oliverio:

“A livello di coscienza, di rapporto consapevole coi valori della propria tradizione, credo che nel corso dei secoli la gente abbia smarrito le tracce specifiche di questa spiritualità, di questa utopia.

… Questo è un popolo di pionieri. E’ rimasta nel popolo un’attenzione ai rapporti, una disponibilità all’accoglienza, che si radica nella prima comunità. E’ una particolare etnia, diversa dalle altre.

Abbiamo una lunga tradizione di lotte popolari, secolo per secolo, a cui hanno partecipato uomini e donne. (…) Per tanti versi il concetto del ‘privato’ è rimasto estraneo alla cultura della gente che è sostanzialmente insofferente – capace di organizzazione, agitazione, ribellione – contro quanto reputa ingiusto.

Qui non c’è mafia, non ci sono omicidi se non rarissimamente. In decine e decine d’anni, solo qualche episodio di violenza passionale o neurotica.

… Il movimento contadino nell’ultimo dopoguerra ha dato molto per lo sviluppo della scuola anche con veri educatori attenti ai rapporti personali e con l’ambiente”.2

Sono trascorsi 22 anni e quella risposta di Oliverio alla domanda di Dolci andrebbe aggiornata.

Ma è certo che lo spirito gioachimita è nell’humus culturale profondo di questa terra, pronto a rivivere. Come è certo che il lavoro di Dolci sia servito a far rivivere quello spirito.

UNA TESI DI LAUREA: La pedagogia di Danilo Dolci. Un metodo al servizio della Calabria

Sono molti i libri di Dolci che documentano la sua attività in Calabria.

La ricerca di un giovane sangiovannese, GIUSEPPE TRICOCI, ha avuto il merito recentemente, tra l’altro, di scoprire i semi lasciati dall’attività di Dolci anche nella città di San Giovanni in Fiore e di farli venire alla luce con la sua Tesi di Laurea che ha come titolo “La pedagogia di Danilo Dolci. Un metodo al servizio della Calabria”.

Tricoci ha avuto la capacità di cogliere il valore della personalità e dell’opera di Dolci, considerandolo “un maieuta planetario”, “una delle figure più significative del movimento pacifista internazionale”.

Ha scritto che dei semi lasciati da Dolci nell’intima Calabria alcuni sono germogliati, altri no.

“Ogni incontro che Dolci realizzava nelle scuole e non solo, ha resuscitato un modo di pensare, di percepire, di sentire, di ascoltare che si era messo da parte, in anni di rassegnazione, ingiustizie e parassitismo. Non faceva niente di speciale, ascoltava al posto di parlare, il più delle volte, non frasi fatte, storielle a memoria ma vita quotidiana, esperienze vere”.

Tricoci ha dato alla sua Tesi un carattere sperimentale, sperimentando egli stesso “il metodo Dolci”. E ha scritto:

“Un’altra scelta importante ai fini della mia sperimentazione, è stata quella di riportare i contributi della prof.ssa Guzzo e dell’arch. Cusani, la prima come testimonianza vivente di una persona che ha vissuto la condivisione del ‘metodo Dolci’ negli anni ’70, la seconda come concretizzazione di un pensiero, quello di Dolci che vive in Saffioti nell’attimo presente.

… Credo che questa tesi serva soprattutto a far riflettere, anche la mia città, che si è resa partecipe di un metodo, di un’azione, quella di Dolci, che ha reso immortali ideali di libertà, pace e giustizia, di cui non solo il singolo ha bisogno, ma l’intera collettività”.

Le persone citate fanno ora parte dell’ “Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo” ed hanno collaborato attivamente per l’organizzazione della giornata del 9 agosto.

Un pensiero di Ernesto Balducci può servire a conclusione di questo scritto:

Le città devono trasformarsi in laboratori di cultura di pace. Esse devono sorpassare la corazza delle sovranità statali, che ancora sono segnate dall’arcaico antagonismo tra città e stato, per restaurare la solidarietà in una dimensione planetaria. Le città sono chiamate a questa grande, pacifica rivoluzione”.

Palmi, 6 agosto 2013

Raffaello Saffioti

Centro Gandhi

raffaello.saffioti@gmail.com

1 Gregorio Arena-Giuseppe Cotturi ( cura di), Il valore aggiunto. Come la sussidiarietà può salvare l’Italia, Carocci Editore, Roma, 2010.

2 Danilo Dolci (a cura di), Sorgente e progetto. Per una ricerca autoanalitica dall’intima Calabria all’industria del Nord, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ), 1991, pp. 77-78.




Mercoledì 07 Agosto,2013 Ore: 10:13