SCUOLA VERDE SCUOLA ROSSA SCUOLA BIANCA

di Beppe Manni

Mille giovani in Piazza Grande. Trecentomila nelle piazze d’Italia: non contro il governo, ma in difesa della loro scuola. Della scuola pubblica che vogliono difendere e far crescere.
Salviamo la nostra scuola. Rimane l’ultimo luogo libero per i giovani. Non gestito dalle ideologie, dai partiti e dalle metastasi del profitto. Un luogo dove gli studenti leggono ancora libri, dove incontrano adulti autorevoli che li amano, non perché diventino compratori di telefonini e di capi firmati. Dove possono ascoltare le voci della nostra cultura e di insegnanti dalle diverse sensibilità anche politiche. Per discutere liberamente senza censure. Dove i ragazzi possono attrezzarsi criticamente per diventare donne e uomini liberi. Capaci di reagire ai nuovi strumenti di distrazione di massa.
Il movimento studentesco degli anni 70 aveva inventato nuove parole come ‘contestazione’, ‘partecipazione’, ‘liberazione’. Si rivedevano i contenuti culturali ereditati dal passato. Questa  originale visione non era cultura comunista, come spesso si sente dire, ma nuova e ‘rivoluzionaria’. Si scaravoltava l’idea di autorità, si proponeva un ruolo attivo del figlio nella famiglia, della donna nella società, del credente nella chiesa, dell’operaio nella fabbrica. Dello studente nella scuola. Gli insegnanti cosiddetti di sinistra aiutavano gli studenti a una rilettura dei fatti storici, ripensavano ai contenti dei testi letterari, leggevano i giornali in classe, creavano gruppi di studio. Si discutevano le valutazioni. Nascevano gli organi collegiali: i consigli e le assemblee. Mai membri o simboli di un partito entrarono nelle classi. Gli insegnati difesero ferocemente gli spazi di libertà di insegnamento, preziosa prerogativa della scuola laica italiana.
Oggi gli studenti delle superiori e dell’università hanno altre urgenze, manifestano per il diritto allo studio, per avere titoli competitivi spendibili in patria e all’estero. Insomma per una scuola pubblica migliore.
Dopo il caso di Adro dove una scuola comunale esibisce il simbolo della Lega, al posto delle scuole tricolori ci saranno scuole Bianche, Verdi e Rosse?
Ci sono già le scuole ‘bianche’ gestite dalla chiesa e da Comunione e Liberazione. Aule sicure e tranquille, senza scioperi e contestazioni. Si propone un’educazione univoca e in certo qual modo si fanno scelte classiste: senza (o pochi) disabili ed extracomunitari. Scuole per pochi, pagate da tutti.
Ci saranno scuole Verdi? Che un simbolo di partito entri in una scuola pubblica, che gli ambienti siano dipinti di verde, e che magari anche i contenuti didattici siano rivisitati con un operazione di revisione storica antitaliana, ci sembra un operazione pericolosissima e da fermare subito.
Sarebbe come se a Modena il sindaco avesse colorato di rosso la nuova scuola media Marconi e avesse istallato la falce e il martello o la quercia o l’ulivo o la sigla pd, sostenendo che in fondo il martello e la falce sono strumenti di lavoro, che la quercia e l’ulivo sono piante diffuse in tutta l’Italia e che PD vuole dire “per la democrazia nella scuola”.
La scuola pubblica ha come unico libro sacro, la Costituzione e come bandiera il tricolore, la bandiera dell’Unione Europea e se vogliamo il labaro Del comune.
Beppe Manni.
10 ottobre 2010


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