La follia dell'austerità europea

di Paul Krugman

Traduzione di Gianni Mula


Segnalo, in una mia traduzione, un importante articolo di Paul Krugman appena uscito sul New York Times. Ovviamente quando ho scritto il post dal titolo “Parlano d’altro. Superbonus ma non solo” non avevo la più pallida idea di quale sarebbe stato l’argomento della colonna di Paul Krugman di questo venerdì, ma quello che scrive il vincitore del premio Nobel 2008 per l’economia rafforza le mie argomentazioni in una maniera che mi lascia senza parole.

Anzitutto conferma, con l’autorevolezza di un grande economista, che la situazione europea è davvero al limite del tollerabile. La situazione sociale, non quella economica, che di per sé per la Spagna (ma anche per l’Italia) sarebbe tranquillamente tollerabile. Come dice Krugman la Spagna (ma anche l’Italia) non ha motivi per festeggiare, ma di qui a tagliare i servizi essenziali ce ne corre. Badate, quando Monti, o i suoi ministri, dicono che bisogna contenere le spese dello stato ma loro cercheranno comunque di non aumentare le tasse, dicono proprio che taglieranno i servizi essenziali e non ci proveranno neanche ad aumentare le tasse a coloro che hanno di più. Non vi sfugga la feroce ironia di Krugman quando dice che “troppe Persone Molto Serie sono tanto devote al culto dell’austerità che sono convinte che non la disoccupazione di massa ma i deficit di bilancio sono il pericolo vero”. Queste persone molto serie sono Monti, Grilli, Fornero e tutti coloro che, anche tra la stampa, ne scimmiottano le parole.

Ma c’è davvero bisogno che sia un’economista d’oltre oceano a spiegarci che sono gli studi del Fondo Monetario Internazionale, noto covo di estremisti e nichilisti antimercato, a sostenere che “tagli selvaggi ai servizi pubblici essenziali, agli aiuti ai bisognosi, e così via, in realtà fanno male alle prospettive di ripresa stabile del paese”? O che “questi tagli sono un esempio da manuale di come si infligge dolore per nessun’altra ragione che infliggere dolore”? (Krugman cerca come meglio può di mantenere l’aplomb dell’economista di fronte all’enormità delle torture inflitte alla povera gente da parte dei cosiddetti Governi Responsabili, ma scommetto che deve essere stato tentato di scrivere “per puro sadismo”, anziché “per nessun’altra ragione …”)

Mi pare, in definitiva, che accusare le Persone Molto Serie di parlare d’altro, pur di non ammettere che “la verità è che chi protesta ha ragione. Una maggiore austerità non serve a niente, chi si comporta in maniera veramente irrazionale sono i sedicenti politici seri e i tecnici che richiedono sempre più sacrifici”, è una maniera anche troppo garbata di trattarle.

Buona lettura!

Gianni Mula


La follia dell’austerità europea

Paul Krugman

Non c’è niente di cui compiacersi. Solo pochi giorni fa l’opinione ufficiale era che l'Europa avesse finalmente la situazione sotto controllo. La Banca centrale europea aveva calmato i mercati con la promessa, se necessario, di acquistare le obbligazioni dei governi in difficoltà. Tutto ciò che le nazioni debitrici dovevano fare, così si diceva, era accettare provvedimenti di austerità più estesi e più profondi – era la condizione per avere i prestiti della banca centrale - e tutto sarebbe andato bene.

Ma l’opinione ufficiale aveva dimenticato che l’economia riguarda la vita della gente. Ed ecco Spagna e Grecia scosse da scioperi e manifestazioni senza precedenti. In questi paesi la gente dice, di fatto, che è stato ormai raggiunto il limite: con una disoccupazione ai livelli del ’29 e con i lavoratori di quella che una volta era la classe media ridotti a frugare nella spazzatura in cerca di cibo, l'austerità è già andata troppo oltre. E questo significa che, dopo tutto, la soluzione non è stata trovata.

Molti commenti sostengono che con le proteste contro i sacrifici gli spagnoli e i greci stanno solo ritardando l’inevitabile. Ma la verità è che chi protesta ha ragione. Una maggiore austerità non serve a niente, chi si comporta in maniera veramente irrazionale sono i sedicenti politici seri e i tecnici che richiedono sempre più sacrifici.

Considerate i guai della Spagna. Qual è il problema economico vero? In buona sostanza, la Spagna soffre per i postumi di un’enorme bolla immobiliare che ha causato sia un boom economico che un periodo di inflazione che ha reso l'industria spagnola non competitiva con il resto d'Europa. Da quando la bolla è scoppiata la Spagna si trova di fronte al difficile problema di riconquistare la competitività, un processo doloroso che richiederà anni. A meno di abbandonare l'euro - un passo che nessuno vuole fare – la Spagna è condannata ad anni di alta disoccupazione.

Ma questa sofferenza, forse inevitabile, è solo gravemente aumentata dai tagli indiscriminati che vengono fatti. Anzi, proprio questi tagli sono un esempio da manuale di come si infligge dolore per nessun’altra ragione che infliggere dolore.

Prima di tutto, la Spagna non è entrata in crisi perché il suo governo faceva spese dissennate. Anzi, alla vigilia della crisi, la Spagna in realtà aveva un avanzo nel bilancio corrente e un basso debito pubblico. Il grande deficit è emerso quando l'economia è affondata, assieme alle entrate dello stato, ma anche così la Spagna non sembra alle prese con un debito pubblico insostenibile.

È vero che la Spagna è in difficoltà nel collocare le obbligazioni necessarie per finanziare il suo deficit. Ma ciò è dovuto soprattutto ai timori circa le difficoltà più generali della nazione - non ultima la paura delle agitazioni politiche di fronte a tassi di disoccupazione molto alti. E tagliare qualche punto di deficit non risolverà questi problemi. In realtà, studi del Fondo Monetario Internazionale indicano che tagli di spesa in economie profondamente depresse diminuiscono di fatto la fiducia degli investitori perché accelerano l’andamento della crisi.

In altre parole, un’analisi della situazione basata su puri fatti economici ci dice che la Spagna non ha bisogno di maggiore austerità. Certo non ci sono motivi per festeggiare, e, di fatto, probabilmente non c’è alcuna alternativa (a meno di un’uscita dall’euro) a un lungo periodo di tempi difficili. Ma tagli selvaggi ai servizi pubblici essenziali, agli aiuti ai bisognosi, e così via, in realtà fanno male alle prospettive di ripresa stabile del paese.

Perché, allora, si chiedono misure ancora più dolorose?

Parte della spiegazione è che in Europa, come in America, troppe Persone Molto Serie sono tanto devote al culto dell’austerità che sono convinte che non la disoccupazione di massa ma i deficit di bilancio sono il pericolo vero, e che la riduzione del disavanzo in qualche modo risolverà un problema causato da eccessi di spesa nel settore privato.

Oltre a ciò, una parte significativa dell'opinione pubblica europea - soprattutto in Germania, è immersa in una falsa visione della realtà. I funzionari tedeschi raccontano la crisi dell'euro come se fosse una sorta di dramma moralistico, una storia di paesi che hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi e ora devono affrontare l’inevitabile resa dei conti. A nessuno importa il fatto che questo non è affatto quello che è successo – né il fatto altrettanto scomodo che le banche tedesche hanno giocato un ruolo importante nel gonfiare la bolla immobiliare spagnola. La loro storia è il peccato e le sue conseguenze e a questa storia si attengono.

Ma c’è di peggio. Anche molti elettori tedeschi credono a questa storia, in gran parte perché è quella che i politici gli hanno raccontato. E la paura di una reazione degli elettori che credono, a torto, che si voglia far pagare loro il comportamento irresponsabile dei paesi del sud dell’Europa fa sì che i politici tedeschi siano riluttanti ad approvare prestiti di emergenza, essenziali per la Spagna e le altre nazioni in difficoltà, a meno che i debitori siano prima puniti.

Naturalmente le cose non vengono dette in questo modo. Ma la sostanza è questa. Ed è anche troppo tardi per smetterla con queste sciocchezze crudeli.

Se la Germania vuole davvero salvare l'euro, deve lasciare che la Banca centrale europea faccia ciò che è necessario per salvare i Paesi debitori - e dovrebbe farlo senza chiedere altre sofferenze inutili.

(Traduzione di Gianni Mula)


 

 

 



Sabato 29 Settembre,2012 Ore: 06:15