PENSIERI DI PENTECOSTE
12 giugno 2011
AUGURIO E SPERANZA
A cura di Raffaello Saffioti
“maggio 1963)
“quante strade deve percorrere un uomo prima di poterlo chiamare un uomo e quanti mari deve navigare una bianca colomba prima di dormire sulla sabbia e quante volte debbono volare le palle di cannone prima di essere proibite per sempre la risposta amico soffia nel vento la risposta soffia nel vento …” (BOB DYLAN, blues, ballate e canzoni, Newton Compton Italiana, Roma, 1972, p. 37)
“gennaio 1964”
“venite intorno a me voi tutti ovunque vagate e ammettete che le acque intorno a voi sono salite e accettate che presto sarete inzuppati fino all’osso e se per voi il tempo ha qualche valore allora è tempo di cominciare a nuotare o affonderete come pietre perché i tempi stanno cambiando
venite scrittori e critici che profetizzate con le vostre penne e tenete gli occhi bene aperti non vi sarà data un’altra scelta e non parlate troppo presto perché la ruota sta ancora girando e nessuno può dire chi sarà designato il perdente di adesso sarà domani il vincente perché i tempi stanno cambiando
venite senatori e deputati ascoltate vi prego il richiamo non vi fermate sulla soglia non bloccate l’ingresso perché colui ci rimetterà che ha cercato di rallentare c’è una battaglia fuori che infuria e presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri perché i tempi stanno cambiando
venite madri e padri da tutto il paese e non criticate quello che non potete capire i vostri figli e le vostre figlie non li potete comandare la vostra vecchia strada sta rapidamente invecchiando andatevene vi prego dalla nuova se non potete anche voi dare una mano perché i tempi stanno cambiando
la linea è tracciata la maledizione scagliata l’uomo lento di adesso sarà il più veloce domani così il presente di adesso sarà passato domani l’ordine sta rapidamente scomparendo e il primo di adesso sarà l’ultimo domani perché i tempi stanno cambiando
(BOB DYLAN, blues, ballate e canzoni, cit., pp. 69-71)
“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai dire di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo spirito” (Gv 3, 8).
“La Pentecoste sostiene proprio questa speranza. Avvertiamo l’urgenza dello Spirito, nella Chiesa e nella comunità civile, nella politica e nella vita privata.
Augurio e speranza, per uscire dalle nostre frustrazioni.
Le letture liturgiche della Pentecoste (Vigilia e Festa) sono così ricche da farci sentire come Geremia: “Ahimé, Signore, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo” (Ger 1, 6). Buona Pentecoste”.
“Non posso non cogliere la coincidenza del 12-13 giugno con la festa di Pentecoste, giorno in cui una chiesa invoca ‘Vieni Santo Spirito a rinnovare la faccia della terra!’. Si tratta della stessa cosa o sono cose del tutto separate? Sono processi eterogenei o postulano una qualche convergenza interattiva? Basta fare un semplice accostamento tra Referendum e Pentecoste per venire a capo di un problema così radicale e delicato, che impostato male all’origine può provocare distorsioni e aporie a non finire? Si tratta di recepire laicamente la rivelazione biblica così come di intendere e praticare una laicità aperta ad ogni manifestazione di verità”. (da un messaggio di p. Alberto Simoni, Pistoia, agli amici di “Koinonia”)
5) Vigilia di Referendum (Una riflessione di Roberto Mancini, nel numero di giugno di Altreconomia N° 128, ripresa da “Koinonia”, Forum 266, 11 giugno 2011)
“L’emozione della libertà”
“E’ quella che sta sorgendo nel Paese, nonostante lo strapotere delle oligarchie e gli eccessi di arroganza dei cosiddetti ‘moderati’. E questa emozione non resta effimera, fine a se stessa. Perché invece è l’impulso del risveglio che porta a scoprire la passione per la democrazia. Precisamente quella passione che moltissimi – ormai la maggioranza dei cittadini oggi in Italia – vogliono esprimere affermando il loro ‘sì’ all’abrogazione delle norme che hanno stabilito il ritorno all’energia nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il ‘legittimo impedimento’ per i governanti a partecipare ai processi che li vedono imputati. A suo modo il governo Berlusconi ha colto quanto sia pericolosa questa emozione, ammettendo apertamente che il provvedimento emanato apposta per ‘sospendere’ la decisione sul nucleare serve, dopo la catastrofe di Fukushima, per impedire ai cittadini di votare. Il loro infatti, secondo il governo, sarebbe solo un ‘voto emotivo’. In un certo senso, molto diverso da quello inteso dalla destra al potere.
E’ vero: i referendum hanno finalmente diffuso nel Paese la sensazione che si possa cambiare, che i cittadini possano contare intanto per fermare i progetti più deliranti. Questa percezione è decisiva: l’iniquità, che sembra vincente e insuperabile, in verità non è necessaria, può essere sconfitta. Sorge da qui l’emozione della libertà, che si dispiega divenendo passione, ma anche esercizio di intelligenza e di creatività civile. Se proviamo a chiederci quale sia lo stesso filo che lega chi – in rapporto al nucleare, all’ acqua e all’eguaglianza di tutti dinanzi alla legge – si colloca sul versante opposto alla tutela del bene comune su questioni così essenziali, non è difficile capire che questo unico filo di collegamento è dato dall’avidità. Il gelo del cuore chiuso dall’avidità è infatti riconoscibile chiaramente alla radice del desiderio perverso di fare affari gettando il Paese contemporaneamente nella trappola del nucleare, nell’assurda privatizzazione di un bene naturale e universale come l’acqua, nonché nella pretesa di monopolizzare il potere esecutivo del governo ponendolo al di sopra di ogni legge. Se la democrazia fosse immaginabile come un albero, provvedimenti del genere somiglierebbero a letali colpi di scure. Basta pensare all’entità della posta in gioco per comprendere che non si tratta affatto di questioni settoriali. Sono invece nodi cruciali per la qualità della convivenza civile, per poter stabilire se essa è fondata sulla prepotenza oppure sulla giustizia, sulla passione per il bene comune o sul bisogno patologico di accaparrarsi ogni possibile profitto in termini di denaro e di potere. Il paternalismo in malafede di chi denuncia con disprezzo l’eventualità del ‘voto emotivo’, facendo di tutto per sabotare la consultazione democratica dei referendum, non ha dalla sua uno straccio di argomentazione razionale su nessuno dei quesiti referendari.
Il ricorso all’energia nucleare è inaffidabile, pericoloso, incontrollabile, inadeguato da ogni punto di vista: ambientale, sanitario, tecnologico, economico, come anche sul piano della sicurezza. Lì dove governanti e amministratori locali in diverse regioni del Paese non sanno minimamente fare fronte al problema dei rifiuti, si vorrebbe far credere che invece il problema delle scorie nucleari è facilmente risolvibile. La trovata di privatizzare l’acqua, a sua volta, è così palesemente contraria al buon senso e alla giustizia che persino i sostenitori di questa sciagurata politica di mercificazione di ogni cosa cercano di camuffare la loro scelta, dicendo per esempio che saranno privatizzati gli acquedotti e non l’acqua. Siamo di fronte alla barbarie tipica della logica secondo cui il profitto va cercato a tutti i costi. La pretesa di impunità e di immunità nei confronti della legge è il tassello che si incastra perfettamente nel quadro di questa mentalità ostile alla democrazia.
In risposta a questo tentativo di saccheggiare l’Italia e di sottrarle definitivamente la democrazia, il voto emotivo, passionale, lucido e razionale che dice ‘sì’ all’abrogazione delle norme sottoposte al referendum è il primo grande atto di civiltà, prima ancora che di azione politica, che può generare una globale inversione di tendenza. Si tratta della svolta che porterà a isolare e sconfiggere democraticamente chi confida nella rovina della comunità e nella passività dei cittadini”.
Palmi, 11 giugno 2011
A cura di Raffaello Saffioti Centro Gandhi – Quaderni Satyagraha rsaffi@libero.it
Sabato 11 Giugno,2011 Ore: 19:03 |