NUCLEARE SÌ NUCLEARE NO
DALL'INCOGNITA REFERENDUM A FUKUSHIMA, UNA RIFLESSIONE SU POTENZIALITÀ E LIMITI DELL'ENERGIA NUCLEARE

SINTESI DELLA RELAZIONE DI ALFONSO NAVARRA ALL'INCONTRO ICEI


Martedì 24 maggio alle ore 21 presso: Sala "Ugo Elli", vicolo Comunale - piazza del Municipio, Meda

L'incontro s'inserisce nell'iniziativa complessiva VIAGGIO INTORNO AL TERZO MILLENNIO: IL MONDO E I SUOI PROBLEMI , promossa congiuntamente, oltre che dall'Istituto cooperazione economica internazionale (Icei) che la coordina, dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Meda.

L'incontro prevede:

1) Una relazione di Alfonso Navarra - Coordinamento Energia Felice, autore di "La follia del nucleare - dialoghi con Greta";

2) una relazione del Prof. Carlo Lombardi, docente ordinario di Impianti Nucleari presso il Politecnico di Milano e Consulente scientifico della Fondazione Energy Lab;

3) il dibattito con il pubblico attraverso domande/risposte.

Tempistica

L'incontro durerà indicativamente due ore.

Taglio e contenuti

Per quanto riguarda i contenuti, l'incontro vuole approfondire in chiave tecnica le argomentazioni pro e contro l'uso dell'energia nucleare. Tale argomento sarà trattato anche in riferimento al referendum che si terrà il prossimo giugno e agli eventi accaduti a Fukushima.

Il pubblico a cui saranno rivolti gli interventi è un pubblico generico, ma molto interessato a questo tipo di tematiche.


SINTESI DELLA RELAZIONE DI ALFONSO NAVARRA ALL'INCONTRO ICEI

Meda, 24 maggio 2011

Nell'affrontare il problema nucleare l'invito che rivolgo è di guardarci bene dal restare emotivamente condizionati dall'ideologia dell'azzardo a tutti i costi, che ritengo tipica dello scientismo tecnocratico corrente.

Gli "esperti" ufficiali dobbiamo prenderli con le molle: le loro affermazioni apodittiche, fondate sulla base di un sapere (limitato) e non sulla "saggezza" (quella ad es. di Socrate che sapeva di non sapere, consapevole, appunto, dei limiti della nostra conoscenza), finiscono per scontrarsi con la dura lezione dei fatti.

Prendiamo ad esempio quanto affermato da Umberto Minopoli, manager di Ansaldo Nucleare, in "Perché sì al nucleare", a cura di Flaminia Festuccia, Armando Editore 2010, una pubblicazione più che rappresentativa della lobby filonucleare italiana (gli altri intervistati sono. Infatti, Fulvio Conti, Umberto Tirelli, Chicco Testa, Stefano Saglia).

"Non è possibile pensare a qualcosa di peggio di quello che è successo a Chernobyl".

Guarda caso l'IAEA sta pensando di introdurre per Fukushima un "livello 8", di un punto più alto del "livello 7" che fu attribuito al disastro "sovietico" del 1986.

Ancora (sempre Minopoli): "L'incidente di Three Miles Island (di livello 4 - ndr) è il massimo incidente tecnico che può avvenire in una centrale occidentale".

Abbiamo infatti costatato.

Ora questi esperti con la medesima sicumera sostengono che le centrali di Terza Generazione, più o meno avanzata, sono 100 volte più sicure di quelle della Seconda, vale a dire della stragrande maggioranza di quasi tutti i reattori funzionanti nel mondo.

Vedremo.

O per meglio dire: non vedremo affatto. Almeno in Italia, grazie al referendum del 12 e 13 giugno, io spero. Il problema dell'energia nucleare, e dell'energia in genere, essendo "complesso", è affare troppo serio per essere delegato a singoli specialisti (e comunque non c'è uno specialista singolo che possa abbracciare completamente le implicazioni del nucleare) e nemmeno ad un coordinamento di specialisti di tutte le discipline implicabili.

L'energia è legata alle scelte di vita di tutti, al modo in cui vogliamo vivere e consumare. Noi cittadini siamo parte attiva e determinante del problema con il nostro lavoro ed i nostri consumi. Siamo noi a dover esprimere quali sono i nostri bisogni ed i nostri sogni, e non ce li faremo certamente imporre dall'alto seguendo gli ordini più o meno illuminati di una casta di tecnocrati (o aspiranti tali).

 

Per quanto riguarda la problematica in oggetto, in senso più stretto, proviamo ora semplicemente a ragionare, da una angolazione particolare che ritengo illuminante e determinante, adoperando l'unico strumento del nostro buon senso, su due notizie esemplari ampiamente diffuse dai media all'inizio di questo nuovo anno (2011):

 

1- un cyberattacco scatenato da Israele, con l'aiuto USA, mediante il virus Stuxnet, ha ritardato significativamente i programmi nucleari iraniani (non potranno farsi la Bomba prima del 2015) perché ha messo fuori uso un terzo delle centrifughe con cui Teheran si arricchisce da sè l'uranio;

2- le trattative tra l'ONU (5+1, i cinque Paesi del Consiglio di Sicurezza più la Germania) e l'Iran in materia nucleare ristagnano perché Teheran si rifiuta di trasferire il proprio uranio arricchito all'estero per ulteriori lavorazioni e rifiuta di far gestire a Francia e Russia il ciclo del combustibile atomico per la propria centrale di Busher (arricchimento dell'uranio, appunto, ma anche ritiro e trattamento delle scorie).Occorrerebbero, con la tecnologia iraniana, 1.000 kg di uranio arricchito al 3,5% per ottenere 50 kg di uranio arricchito al 90% buono per un ordigno atomico.

Cosa ci dicono, allora, queste due notizie, per nulla segrete, squadernate belle belle sotto i nostri occhi? E che praticamente ogni giorno, in versione analoga, possiamo trovare su tutti i giornali che compriamo nelle edicole?

Delle cose di tutta evidenza:

1- esistono delle tecnologie di "arricchimento dell'uranio" che così come preparano il combustibile atomico da "bruciare" nelle centrali, allo stesso modo, con un grado superiore di presenza di U235 nel materiale fissile, quello adatto per le reazioni a catena, producono l'esplosivo nucleare per le bombe atomiche;

2- i programmi "civili" di un Paese possono benissimo essere piegati a finalità militari ed è lo Stato l'attore principale che li progetta, finanzia e coltiva;

3- questi programmi cripto-militari si attaccano spesso a giustificazioni di utilità sociale che non stanno in piedi.

Queste osservazioni contengono gran parte di quello che occorre per penetrare i misteri del nucleare ed in particolare evidenziano uno dei due aspetti della base tecnica del rapporto tra nucleare civile e nucleare militare: l'arricchimento dell'uranio che pone capo all'equazione: combustibile = esplosivo. Il combustibile con il quale produci l'elettricità nelle centrali (uranio arricchito al 3-5%) può diventare la carica esplosiva atomica nelle bombe nucleari (uranio arricchito all'85-90%). L'altro aspetto di questa base tecnica, non esplicitamente menzionato, e che quindi andrebbe rintracciato con ulteriori ricerche, è l'estrazione del plutonio che si ricava "ritrattando" le scorie radioattive. Ma non ci vuole poi molto a procurarsi la notizia che dalle scorie radioattive di un anno di centrale da 1.000 Megawatt puoi estrarre 50 kg di plutonio buono almeno per 5 bombe atomiche di non eccelso livello (anche il plutonio va "raffinato"). La bomba atomica si fa con 50 kg di Uranio arricchito oppure con 5 kg di plutonio "raffinato", ambedue con isotopi "weapon grade". Tanto per avviarsi a comprendere, con quanto sopra enucleato, l'affermazione di Amory Lovins: "L'elettricità è solo un sottoprodotto dei programmi nucleari".

Persino l'Italia, con la complicità della Francia, ha tentato di diventare una "potenza nucleare latente", come la Germania e il Giappone. Vi sono almeno tre tentativi testimoniati di progetti di bomba atomica italiana "in un quadro europeo": negli anni '60 (in parallelo ad Euratom), negli anni '70 (bloccato con l'adesione al TNP previa "clausola" europea) e negli anni '80  (qui lo stop avviene con il referendum dopo Chernobyl).

" Potenza nucleare latente" è quella che non ha i missili atomici belli e pronti sulle rampe di lancio, ma tuttavia ha:

La tecnologia in proprio per produrre U235 o Pu239

Materiale fissile stoccato in quantità

Risorse organizzative ed industriali adeguate per assemblare le bombe e dispiegarle

La tecnologia dei vettori missilistici per portare l'ordigno sui bersagli.

Il nucleare non è funzione della questione energetica, o economica, o ambientale,  ma funzione della partita geopolitica, funzione della potenza. La deterrenza militare da quantitativa diventa qualitativa? Il ricorso al megatonaggio bruto diventa "obsoleto" perché conta di più la qualità tecnologica delle armi atomiche? Ecco che serve meno materiale fissile in circolazione e si ridimensionano i programmi "civili" (come è avvenuto dal 1987 in poi, in seguito agli accordi di disarmo tra Reagan e Gorbacev: le testate nucleari da 100.000 vennero ridotte a circa 30.000).

Si è in fase avanzata per prototipi di armi nucleari di Quarta Generazione basate su nuovi principi fisici (vedi gli studi che Angelo Baracca conduce da anni)? Ecco che si cominciano a studiare centrali nucleari di Quarta Generazione. Ad ogni generazione di armi nucleari corrisponde e segue, in seconda battuta, una generazione di centrali "civili".

 

Per quanto riguarda la scelta italiana odierna, la mia ipotesi è che sia frutto di uno scambio legato a trattative tra Italia e Francia per ottenere "sconti", in sede UE, sui tagli da effettuare sulla spesa pubblica per rientrare nei parametri di debito stabiliti in sede UE (60% del PIL entro il 2014).

Acquistiamo, in sostanza, gli EPR francesi come contropartita per l'intercessione di Sarkozy ai tavoli Eurofin.

Andiamo in sostanza, per le nostre difficoltà economiche, al rimorchio dello "Stato atomico" francese che abbisogna di ammortizzare i costi di gestione della sua "force de frappe".



Mercoledì 25 Maggio,2011 Ore: 15:04