Dieci anni sul web del sito www.ildialogo.org
Senza dialogo non c'è vita

Le risposte del nostro direttore Giovanni Sarubbi alle domande del direttore di Riforma, settimanale delle chiese battiste metodiste e valdesi, Giuseppe Platone.


Ringraziamo Giuseppe Platone per queste domande e per gli auguri e la stima che ci ha manifestato.

Quando nasce esattamente e con quali scopi?  
Il nostro periodico nasce cartaceo nel lontano 1996 come piccolo quindicinale di paese. Il numero “0” (appena 4 pagine formato A4) è del 1 novembre 1995 ed il primo numero di 8 pagine del 30 marzo 1996, 14 anni fa. Fino al 1998 è stato stampato ogni 15 giorni, poi il gruppo che per tre anni aveva sostenuto l’iniziativa si è sciolto ed essendo rimasto solo mi sono trasferito su internet dove ho fatto la registrazione con l’attuale nome www.ildialogo.org il 30 novembre 1999.
Scrivevo nel primo numero del 1996 che volevamo dare ai cittadini di Monteforte un luogo dove ci si potesse confrontare civilmente «superando il vizio di considerare il dibattito, sia esso politico che culturale, come un modo per azzuffarsi, di creare odi e rancori personali». Facevo poi riferimento ad una «battaglia contro la corruzione e i falsi profeti, i “nuovi dell’ultima ora” che si ritengono più furbi degli altri». Avevamo lo scopo di «far crescere la coscienza collettiva, per far comprendere a tutti che è possibile vivere in modo migliore e senza corruzione». Era molto forte il peso del periodo di “mani pulite” che portò all’avanzata della destra anziché alla sua sconfitta. Concludevo parlando di voler realizzare «un giornale dei cittadini» che quindi sceglieva di essere privo di qualsiasi tipo di pubblicità commerciale. Nei primi tre anni siamo cresciuti e ci siamo occupati veramente di tutto compreso l’aspetto religioso che abbiamo sempre tenuto presente e che è poi diventato prevalente nel passaggio sul web.
 
Visto che sul dialogo ci avete lavorato dieci anni , ecco una domanda: ne è valsa la pena?
Si, certamente ne è valsa la pena e lo dico convintamente. Nei dieci anni passati sul web abbiamo contribuito a mantenere accesa, nonostante il fortissimo vento contrario, la fiaccola dell’incontro tra le religioni e la diffusione di semi di pace, che si sono radicati in tantissime realtà, contro tutti i profeti “dello scontro di civiltà”. Fondamentale in tal senso è l’esperienza della giornata del dialogo cristiano-islamico. Se poi guardo alle statistiche di accesso al dito dico che ne è valsa la pena e vale ancora la pena di continuare, nonostante tutti i sacrifici, le incomprensioni e gli attacchi che abbiamo subiti in questi anni.
 
Cosa avete visto concretamente cambiare tra le parti che dialogano?
La conoscenza di realtà nuove e diverse da quella a cui di solito si fa riferimento cambia la prospettiva con la quale ognuno affronta la realtà. Ti pone il problema di dover considerare anche l’altro diverso da te o dallo stereotipo di società che c’era nella tua testa o a cui eri abituato. Credo sia questo quello che concretamente finora abbiamo visto cambiare fra le parti in dialogo sul terreno del dialogo interreligioso.
 
Datemi almeno una buona ragione per la quale occorre dialogare: perchè dovremo farlo?
Dialogare credo sia la base stessa della vita sociale. Senza dialogo, senza la ricerca del confronto e dell’incontro con l’altro, non potremmo neppure uscire di casa, dovremmo rinchiuderci nelle nostre case, o meglio ancora in una cella di qualche monastero, perché finiremmo per litigare anche con nostra madre. Il dialogo è l’anima di una società rispettosa dei diritti umani e di ogni essere vivente. L’alternativa è lo scontro, la sopraffazione, la divisione della società in corpi separati in lotta fra loro provocata da chi vuole dominarla (dividi et impera).
La pretesa di possedere la “verità” è ovviamente nemica del dialogo e quindi della stessa vita perché la verità è qualcosa che è in divenire, che nessuno può mai afferrare. Chi dice di possedere “la verità” sembra vivo e forte ma, come ci insegna l’evangelo, in realtà è morto. Sono dei “morti viventi” e lo si vede anche dai loro proclami.
 
Non basta rispettarsi, parlarsi , in formarsi reciprocamente e ognuno-specie sul terreno religioso- rimanere sulle proprie posizioni?
Certo il primo passo del dialogo, soprattutto quello fra le religioni, è il rispettarsi il parlarsi ed il conoscersi reciprocamente. Ma la fase successiva, quella che ci fa scoprire la nostra comune umanità, è quella del contaminarsi reciprocamente ed è questo quello che può provocare profonde trasformazioni sociali e personali.
 
Il dialogo trasforma?
Porsi all’ascolto dell’altro e interrogarsi sulle proprie credenze rispetto a quelle sostenute da altri, trasforma profondamente. Il dubbio è l’anima della ricerca e avere la possibilità di confrontarsi con chi è diverso da noi credo sia il più bel regalo che noi possiamo ricevere e allo stesso tempo dare agli altri. E se avremo la capacità di farlo e di continuare a farlo daremo un senso al nostro vivere, riempiremo la nostra vita di quel sale di cui parla Gesù e senza il quale la vita semplicemente non ha senso.
 
Giovanni Sarubbi


Lunedì 30 Novembre,2009 Ore: 13:55