Amare un prete: le contraddizioni del celibato

Donne che hanno avuto relazioni con preti cattolici scrivono una lettera aperta a papa Benedetto XVI


di Alessandro Speciale

Servizio del sito americano http://www.globalpost.com


Questo articolo è la nostra traduzione dall'inglese del servizio di Alessandro Speciale, giornalista del GlobalPost, una agenzia di stampa on line americana, che ha intervistato le protagoniste della lettera a Benedetto XVI sul tema del celibato che il nostro sito ha pubblicato. Il link al servizio in inglese del GlobalPost è il seguente: http://www.globalpost.com/. Nella foto pubblicata dal GlobalPost viene riportata la seguente didascalia: Stefania Salomone nella sua casa nel nord di Roma. Salomone ha avviato un sito web per le donne che, come lei, hanno avuto rapporti con preti. (Venturini Veronica / GlobalPost).
ROMA — Sono abituate al segreto, a nascondere i propri sentimenti, aspettando nell’ombra i loro uomini. Ma adesso un gruppo di donne che hanno avuto relazioni con preti cattolici ha deciso di parlar chiaro contro la norma ecclesiastica del celibato.
Mentre lo scandalo degli abusi sessuali si è di nuovo abbattuto sulla chiesa cattolica, 39 donne che hanno, o hanno avuto, relazioni sentimentali o sessuali con preti cattolici, hanno scritto una (lettera aperta ) a papa Benedetto XVI definendo il celibato obbligatorio “un lacerato sudario”.
Nella lettera le donne descrivono le loro vite blindate come compagne di preti e chiedono al papa di considerare che, forse, i loro uomini potrebbero svolgere meglio il loro ministero di presbiteri se vivessero un matrimonio.
“Per riuscire ad essere testimoni efficaci dell’amore hanno bisogno di incarnarlo e viverlo pienamente, così come la loro natura esige”, dice la lettera. “E’ una natura malata? Trasgressiva?”
Alcune tra le donne italiane che hanno firmato e sostenuto la lettera hanno accettato di parlare delle loro relazioni con i preti. Un portavoce del Vaticano, come di solito in casi simili, ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni sulla lettera o sulle storie raccontate.
Antonella Carisio, 41 anni, è sempre stata impegnata nella vita di parrocchia, quindi non le sembrava strano dover passare molto tempo con Edecir Calegari, il prete brasiliano col quale guidava il gruppo dei giovani. Una sera del giugno 2006, mentre lo riaccompagnava in canonica, Calegari l’ha baciata.
“Quella notte gli scrissi una lettera, dicendogli che di sicuro era stato un errore, che avremmo dovuto dimenticare l’accaduto”, racconta Antonella. Quando però si sono incontrati la sera successiva, per “chiarire” la cosa, lui l’ha baciata di nuovo. “Così è cominciata la nostra storia”.
E’ durata due anni e mezzo. Calegari andava spesso a dormire a casa di Antonella dopo aver svolto le sue attività quotidiane. La donna racconta che lui ha perfino insistito per essere presentato a suo figlio come il suo compagno, non come il parroco locale. “Nella mia famiglia tutti lo conoscevano, perfino mia nonna. Erano tutti cordiali con lui”.
Ad un certo punto, furono scoperti: un confratello trovò una delle lettere di Antonella nella casa parrocchiale e riferì ai superiori. Calegari fu quindi trasferito a Roma e i due si ripromisero di restare insieme: “Quando partì mi regalò perfino un anello di fidanzamento”.
Ma, vicino al Vaticano e sotto l’occhio vigile dei superiori, Calegari ha presto riacquisito fiducia nella sua identità di presbitero, accettando di fare qualcosa che aveva promesso ad Antonella che non avrebbe mai fatto: tornare in missione in Brasile.
Ora Calegari afferma di essere “profondamente” dispiaciuto per l’accaduto, “anche perché le ho fatto del male. Ma è stato un errore”. Dice di essere felice in Brasile e ritiene che mettere fine alla relazione sia stata la scelta giusta. “Non ho mai pensato di lasciare il ministero. Antonella ed io eravamo molto vicini, amici e confidenti, ma non sono mai stato innamorato di lei”.
“E’ qualcosa che accade spesso”, dice Stefania Salomone, 42enne office manager di Roma. “La maggior parte di loro non è pronta a lasciare il ministero per una donna. “Meglio avere entrambe le cose”.
Alcune di queste relazioni non prevedono una componente sessuale. Il prete di Stefania, infatti, non è mai andato oltre gli abbracci, e quando, alla fine ha ammesso che tra loro esisteva qualcosa di “reale”, le disse che era finita.
Dopo questa ed un’altra esperienza similare, ha dato vita ad un blog (http://www.ildialogo.org/phpBB302/ ) per “donne che hanno relazioni con preti” ed è in contatto con circa 50 donne. “Difficilmente c’è un lieto fine”, ci racconta. I preti non possono sopportare di non essere più “ministri sacri” o “intermediari di Dio”, a vantaggio di una normale routine matrimoniale.
Il celibato per i preti cattolici nella chiesa occidentale è obbligatorio, ma i critici spesso osservano che questa norma non è citata da Gesù nel Vangelo. Gli apostoli erano, per la maggior parte, sposati, sottolinea Stefania, e così anche i presbyteroi, gli anziani che esercitavano il ministero presbiterale nelle prime comunità cristiane, descritte negli Atti degli Apostoli o nelle lettere di S. Paolo.
Sebbene fosse una consuetudine nel primo secolo dell’era cristiana, il celibato ecclesiastico cattolico è stato imposto solo a partire dal XI secolo, e, dopo il Concilio di Trento a seguito della Riforma. I preti hanno, ovviamente, continuato ad avere relazioni clandestine, ma solo con il Concilio Vaticano II nel 1962, molti sono usciti allo scoperto e hanno lasciato il ministero: stando a quanto afferma, in via semi-ufficiale, la rivista La Civiltà Cattolica circa 60.000 preti hanno lasciato la chiesa per sposarsi dopo il Concilio Vaticano II.
Tuttavia, sono molti i preti che ritengono di avere entrambe le chiamate – quella al presbiterato e quella al matrimonio – e vivono un forte disagio verso questa disciplina. “Una delle frasi che spesso ci sentiamo dire dai nostri preti”, scrivono le donne nella lettera aperta, “si riassume in poche parole: ‘ho bisogno di te per essere quello che sono, cioè un prete’”.
Il trasferimento di Calegari da parte dell’ordine è una reazione tipica, secondo quanto riporta la stessa lettera. Aggiunge che, nell’esperienza delle donne, la chiesa spesso offre una promozione ai preti che interrompono la relazione.
B., una donna di 40 anni della Toscana, che ha chiesto di restare anonima, ha raccontato che il prete con cui ha avuto una relazione “era critico rispetto al conservatorismo della chiesa e alla disciplina del celibato obbligatorio”. Ma cambiò dopo alcuni mesi, quando il nuovo vescovo gli prospettò nuove opportunità di carriera, che egli ha subito preso in considerazione. Questo però non lo ha spinto a chiudere la storia con B.: “Colmavo i suoi vuoti e riempivo le lacune emotive”, racconta la donna. “Non ha mai avuto dubbi, mai drammi interiori. Una volta che sapeva che io c’ero, stava bene”.
Antonella, come anche B. col suo prete, non ha mai chiesto a Calegari di rinunciare alla sua vocazione. Questi era entrato in seminario a 12 anni e, ci racconta la donna, “non poteva sopportare l’idea di lasciare il presbiterato”. Ciò avrebbe significato perdere la vita: “Non poteva lasciare lo status e i privilegi legati al ministero, non poteva ammettere di essere solo un uomo”.
In realtà, lasciare il ministero presbiterale avrebbe significato “dover gestire la vita reale” per la prima volta, scontrandosi con il problema di cercarsi un lavoro, guadagnare denaro a sufficienza per pagare l’affitto, ecc.
Ma non si trattava solo di questo. Antonella ricorda le lettere idoleggianti che lui aveva ricevuto dagli amici una volta rientrato a casa, e l’ammirazione della sua famiglia: “Gli era sempre stato detto che stava dedicando la sua vita a qualcosa di superiore, che va oltre qualunque altra cosa”. Abbandonare il celibato avrebbe significato “scendere dal piedistallo sul quale era stato collocato”.
Unitamente all’”egoismo e alla codardia” di Calegari, Antonella incolpa anche i suoi superiori per la loro “ipocrisia”. La loro unica preoccupazione era proteggerlo da lei: “Noi avremmo dovuto guardarli come esempi di amore e fratellanza, ma hanno dimostrato il contrario. Dapprima sono rimasti scioccati del fatto che lui si fosse innamorato e poi lo hanno tradito”.
Edecir Calegari non è d’accordo, ha dichiarato di essere fortemente motivato verso il celibato. “Cambiare questa disciplina non sarebbe una soluzione”, ha aggiunto. “Ho studiato a Roma con preti cattolici di rito orientale, ai quali è permesso sposarsi, e hanno problemi ancora più gravi. Ho commesso un errore, è accaduto. Ma i miei sentimenti non erano così forti”.
Il celibato obbligatorio, scrivono le donne nella loro lettera, è una “legge umana” che contrasta apertamente con l’esperienza quotidiana di vita dei preti, ma che la chiesa spaccia come “volontà di Dio”. Ne deriva che la maggior parte delle relazioni finisce male. Le donne allora si rivolgono al papa: “Perché tutta questa sofferenza in nome dell’amore?”


Giovedì 27 Maggio,2010 Ore: 12:23