I sacerdoti e i loro figli: non vanno isolati ma amati
di don Antonio Mazzi
Il Vaticano propone che i preti-padri mantengano i loro bambini con i beni personali. Ma l'Importante è che la società non li emargini
Riprendiamo questo articolo di don Antonio Mazzi dal settimanale Gente n. 33 del 16 agosto 2009 nella rubrica "secondo coscienza"
Rimane certamente un tema delicatissimo quello che riguarda i figli dei preti e degli ex preti. Inutile spiegare perché sia delicatissimo. Ma per evitare equivoci e interpretazioni distorte, intendo soffermarmi sul profondo malessere che coglie soprattutto i figli. Purtroppo l'opinione pubblica e le storie pregresse dei loro genitori, anche laddove le situazioni economiche e il contesto sociale fossero ottime, procurano cicatrici quasi insanabili.
È capitato a me in tempi insospettabili, tra gli anni 1969-75, di dover seguire un adolescente (per riservatezza l'ho chiamato Giorgio), figlio di un prete che per varie ragioni, non solo legate alla paternità, abbandonò la veste. Per sua fortuna fu subito assunto da un ente pubblico ed evitò così l'Ingiusto periodo di totale abbandono con il rischio di portare la sua nuova famiglia fino alla soglia della povertà.
Non mi era mai accaduto fino allora che un ragazzo con questi problemi si rivolgesse a me per essere aiutato. Conoscevo quello che tutta la gente comune supponeva con informazioni più legate agli articoli di stampa e ad alcune notizie fornitemi da amici vari. Niente di più. Essendo però del “mestiere” ho capito subito quanto fosse pesante il fardello che si aggiungeva alla crisi esistenziale legata all'adolescenza, già di per sè particolarmente intricata. Mi sono dovuto impegnare. Ho investito molte ore inventando stratagemmi di ogni tipo per liberare la sua testa e il suo cuore da una tristezza devastante. Solo dopo il suo suicidio ho capito lavastità della tragedia.
Per quattro anni ho seguito lui, con fatica il padre, con più fatica la madre. Ha rischiato pure lei una morte prematura.
Ne ho seguiti poi altri. Per questo rimugino dentro, tra la rabbia e l'impazienza, il problema con tutti i suoi risvolti. Mentre ribadisco quanto sia ingiusto che queste cose vengano sbattute sui giornali, altrettanto ribadisco i diritti di queste persone a essere reintegrate e amate.
Sono contento che il Vaticano preoccupato tenti una sanatoria per i preti con figli attingendo ai beni prediali. Dichiaro di saperne ben poco e di far fatica a capire la diversità tra un bene prediale e un bene di proprietà della diocesi.
E’ un primo passo significativo e un, segnale di buona volontà della Santa Sede. Però, per un educatore come me, sono ben più profonde le radici del disagio e ben più diramate le fragilità interiori di queste persone.
Sarebbe bello che questi uomini e queste donne (aggiungo anche le ex suore), dopo un periodo di riflessione e di maturazione, potessero continuare sotto varie forme il loro impegno pastorale ed ecclesiastico.
Una società accogliente e una chiesa “paterna” devono aiutare queste persone, non solo cercando sanatorie economiche, ma curando con particolare attenzione tutti gli aspetti umani e affettivi che si frammischiano alla vicenda.
Faccio fatica a spiegarmi la perniciosa attenzione che stampa e mass media riservano a problemi politicamente sensibili e alla moda con una disattenzione sarcastica e pruriginosa laddove i problemi, anziché essere politici e alla moda come questo, sono esistenziali e dolorosamente attuali. Mercoledì 26 Agosto,2009 Ore: 13:27 |