Lettera ai dottori del tempio

di Agostino*

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di un prete sposato italiano


Sono rimasto molto scosso per la vicenda di don Seppia e,  a distanza di qualche giorno dall'inizio di questa "sporca vicenda", vorrei esprimere alcuni dei miei flash mentali che invadono in modo turbolento e caotico la mia zucca.

Un aiuto illuminante mi è venuto dalla Parola di Dio e in particolare ho ritrovato una serie di indicazioni nel Cap.18 del Vangelo di Matteo.

«[…] In quel tempo si avvicinarono a Gesù i discepoli per dirgli: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Egli, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli.
Chi dunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il più grande nel regno dei cieli. Se uno accoglie un solo fanciullo come questo nel mio nome, accoglie me.
Ma se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare.
Guai al mondo per gli scandali! Infatti, se è inevitabile che avvengano scandali, guai però a quell’uomo per mezzo del quale avviene lo scandalo.
Se la tua mano o il tuo piede ti è di scandalo, taglialo e gettalo via da te.
È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio, che essere gettato con due occhi nella Geenna del fuoco.
Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli, poiché vi dico che i loro angeli nei cieli contemplano continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli.
Infatti, il Figlio dell’uomo è venuto a trarre in salvo ciò che era perito.
Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di esse si smarrisce, non lascia le novantanove sui monti e va in cerca di quella smarrita?
E se gli capita di trovarla, in verità vi dico: si rallegrerà per essa più che delle altre novantanove che non si erano smarrite.
Proprio questo è il volere del Padre vostro che è nei cieli: che neanche uno di questi piccoli si perda.
Se il tuo fratello pecca, va’, riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai riacquistato il tuo fratello. Se invece non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché sulla bocca di due testimoni si stabilisca ogni cosa. Se non ascolterà neppure loro, deferiscilo alla chiesa e se neppure alla chiesa darà ascolto, sia egli per te come il pagano e il pubblicano […]»

Un uomo di Dio come don Seppia conoscerà questo testo e in questi giorni sarà sicuramente ossessionato da quei primi versetti del capitolo.
Io non posso e non voglio giudicare:sarà la giustizia italiana a far emergere colpe e colpevoli!
In questo momento però vorrei rivolgermi a "quel pastore":
caro Monsignor Vescovo Ordinario della Diocesi di Genova perchè non hai lasciato le tue 99 pecorelle, già belle accomodate e arricchite,per andare in cerca di questa smarrita?
Perchè hai permesso che i "lupi" la sbranasssero e a sua volta l'abbruttissero al punto da trasformarla in un loro simile?
Dove eri?
In che cosa eri affacendato?
E voi, suoi confratelli nel sacerdozio dove eravate?
Che cosa vuol dire essere sacerdoti in Cristo?
Non è forse stato anche lui, don Riccardo, unto con il Sacro Crisma?
O il vostro è superiore o magari diverso dal suo?

Uno dei capisaldi della nostra fede cristiana è il perdono.
Ma ancor prima e a volte molto più semplice e coinvolgente è la "CORREZIONE FRATERNA".
Non c'è stato neppure un cristiano che abbia avuto, non dico il coraggio, ma l'accortezza, la delicatezza e l'amore per dire:
"Non è questa la via del comandamento dell'amore! Sei uscito di strada! Stai sbagliando!"??
Potrei raccontare storie di sacerdoti lasciati soli a perpetrare una colpa assurda, ma anche di preti persi nelle scelte del Popolo di Dio, dove la libertà dei Figli di Dio è rimessa alla partecipazione e alle scelte dei cristiani seriamente impegnati nella comunità parrocchiale.
Mi sembra di rilevare da una parte tutta la povera umanità che regna nella vita di ognuno, dall'altra la tracotanza del fariseo che in prima fila si bea di non essere come il pubblicano.
E allora,sempre illuminato dall "Parola" leggo nel Capitolo 5 del Vangelo di Matteo:
«[…] Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa si dovrà dare sapore ai cibi? A null’altro sarà più buono, se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; una città posta su un monte non può restare nascosta.
Nemmeno si accende una lucerna per metterla sotto il moggio; la si pone invece sul candelabro affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Risplenda così la vostra luce davanti agli uomini, affinché, vedano le vostre buone opere, glorifichino il Padre vostro che è nei cieli […]»


Oggi, ancora più di ieri, orgoglioso e fiero della mia vocazione sacerdotale, arricchita dall'amore sponsale con colei che condivide il mio cammino umano e spirituale,
INVITO TUTTI I FRATELLI NELLA FEDE AD AVERE LA POVERTA' E LA LIMPIDEZZA DELLE BEATITUDINI EVANGELICHE NELLO SGUARDO, NELLA PAROLA E NELLE AZIONI.

Agostino
(prete sposato)  


Domenica 22 Maggio,2011 Ore: 18:34