Pedofilia clericale
La rassegna stampa del 26/09/2011

Articolo tratto dal sito:  http://www.giornalettismo.com/

Irlanda e Vaticano, un decennio di scontri sulla pelle dei bambini

LOU DEL BELLO
26 settembre 2011

Amnesty Internationa ripercorre gli scandali per abusi sui minori e li paragona al profilo legale della tortura

L’ultimo rapporto di Amnesty International si occupa degli abusi da parte dei preti cattolici in Irlanda, presentando nell’approfondita ricerca di oltre 400 pagine, in cui le violenze perpetrate sui minori sono paragonate a torture, un capitolo particolarmente significativo sul ruolo del Vaticano nell’intera vicenda.

IL RUOLO DELLA SANTA SEDE - La Santa Sede è stata chiamata in causa come soggetto chiave nella lunga storia di crimini su minori da parte dei sacerdoti irlandesi perché nonostante la distanza geografica e i livelli di potere differenti a cui le istituzioni coinvolte operavano (piccole diocesi contro centri decisionali di importanza globale) ci sarebbe stata la volontà da parte del Vaticano di escludere i processi contro i sacerdoti dalla giurisdizione laica, e quindi indirettamente consentirne la copertura. Per questo il capitolo del rapporto di Amnesty dedicato all’istituzione romana rappresenta un passaggio determinante dell’intera vicenda.

 

IL RAPPORTO PLAIN SIGHT - La ricerca di Amnesty, che include anche un sondaggio d’opinione, è stata commissionata in seguito alla pubblicazione di un grande numero di rapporti che hanno seguito la storia di decenni di abusi, e ha scoperto che alcuni di questi abusi sono coerenti con la definizione legale di tortura. Il sondaggio condotto da Amnesty riporta che secondo l’84% degli intervistati il governo avrebbe dovuto fare di più per prevenire gli abusi sui bambini. Nel rapporto intitolato Plain Sight si prendono in esame quattro dei maggiori scandali sessuali nella repubblica: Ferns, Ryan, Murphy e Cloyne.

IL RUOLO DEL VATICANO - Al tempo dei processi, la Commissione di Indagine dell’arcidiocesi di Dublino richiese che il materiale relativo alle denunce di abusi sessuali clericali fosse inviato a Roma per essere vagliato dall’arcidiocesi delle autorità vaticane. Tuttavia, l’organo competente, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) non ha risposto direttamente alla Commissione. Ka CDF contattò invece il Ministero degli affari esteri “stabilendo che la Commissione non si era servita degli appropriati canali diplomatici”. La Commissione, indipendente dal governo, non ha ritenuto opportuno utilizzare i canali diplomatici convenzionali. Nel 2001 la CDF sostenne che tutti i casi di abusi sessuali su minori che avessero raggiunto la soglia di “una parvenza di verità” avrebbero dovuto essere indirizzati direttamente a essa, che avrebbe valutato autonomamente le misure appropriate da prendere.

IL CASO DI CLOYNE - Tuttavia, quando la Commissione si trovò ad indagare riguardo al caso della diocesi di Cloyne e il Nunzio Apostolico chiese di presentare informazioni pertinenti a riguardo, il Nunzio rispose che l’istituzione da lui rappresentata non aveva potere di gestione dei casi di abusi sessuali in Irlanda e non era quindi in grado di aiutare in ​​questa materia. I casi vennero gestiti affidando la responsabilità alle autorità ecclesiastiche locali, in questo pertinenti alla diocesi di Cloyne. Come tutti gli enti ecclesiastici in Irlanda, la diocesi di Cloyne è tenuta ad agire in conformità con il diritto canonico e civile e dovevano essere rispettate tutte le leggi  dell’Irlanda.

LE LINEE GUIDA - Il Vaticano, in questa occasione, non offrì pieno sostegno a coloro che dissentivano dalla politica della chiesa irlandese, e d’altra parte le linee guida ufficiali sull’argomento vennero sistematicamente ignorate. In una testimonianza, l’avvocato di una delle vittime, Mary Collins, spiegò che “ciò che deluse maggiormente fu l’affermazione del Cardinale Connell che il documento guida non faceva parte della legislazione obbligatoria e che quindi lui poteva scegliere liberamente quali parti del documento seguire e quali ignorare”.

 

OUR CHILDREN OUR CHURCH - La storia della normativa per gestire lo scandalo dei preti pedofili è lunga e complessa, e vede un botta e risposta tra il Vaticano e le diocesi locali. nel 2005, al vecchio Framework venne sostituita una nuova carta, chiamata “Our Children Our Church”, i nostri bambini, la nostra chiesa. In queste linee guida era previsto che ogni vescovo dovesse avere, per ogni caso sospetto, un tutore che si facesse carico dei problemi e della storia processuale di ogni bambino. L’aspetto sorprendente è che una volta ricevuto il rapporto su ogni caso, il tutore poteva decidere se denunciare il caso alle autorità civili, mantenere la gestione del caso interna alla chiesa oppure, semplicemente, non fare nulla. Il rapporto Cloyne dimostra che Monsignor O’Callaghan, che ricoprì il ruolo di direttore, seguì soltanto alcune delle linee guida della chiesa e in molti casi le ignorò completamente.

VATICANO CONTRO IRLANDA – E si arriva a oggi: nelle ultime settimane la Santa Sede ha esaminato il ‘Cloyne Report’, riscontrando grossi errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di ’. Comincia così la lunga e articolata risposta messa a punto dal Vaticano relativa alle dure critiche avanzate dalle autorita’ politiche irlandesi in seguito alla pubblicazione dell’indagine governativa sugli abusi sessuali avvenuti nella diocesi di Cloyne.

LA SANTA SEDE VUOLE CHIAREZZA? - Il documento insiste sulla volontà del Vaticano e della Chiesa di dare una risposta positiva e collaborativa di fronte alla grave crisi degli abusi ma sottolinea anche che in nessun modo si può parlare di ingerenza da parte della Santa Sede nella sovranità dell’Irlanda. In particolare, si spiega che non c’è stata alcuna indicazione arrivata da Roma ai vescovi irlandesi di coprire gli abusi o di non collaborare con le autorità civili. Quest’ultimo argomento era stato sollevato in Parlamento dal primo ministro di Dublino Enda Kenny, da qui era venuta la richiesta irlandese di chiarimenti rivolta al Vaticano, a cui è seguita la pronta risposta della Santa Sede. Che anzi ha comunicato la sua preoccupazione per il modo in cui la commissione ha gestito la questione degli abusi.

LO STATO ATTUALE - Secondo Amnesty, il ruolo del Vaticano nelle vicende degli abusi irlandesi non si può riassumere in un effettiva complicità, ma più nell’assenza di efficaci meccanismi di responsabilità all’interno delle strutture interne degli ordini religiosi. Le autorità diocesane, conclude Anesty, nella colpevole indifferenza del Vaticano, avrebbero fatto sì che i casi di abusi sui minori e le denunce siano state ignorate e i loro protagonisti maltrattati, consentendo il reiterato abuso sui bambini. Il basso status sociale e l’inadeguatezza di una parte del personale nelle istituzioni residenziali avrebbe fatto in modo di rendere possibile l’abuso sui bambini che le frequentavano. Inoltre l’assenza di risorse è stato un ulteriore fattore significativo. L’indifferenza verso le denunce e il trasferimento di coloro che avevano compiuto i reati sono stati giudicati un modo del tutto inefficace per affrontare questioni relative alla protezione dei bambini.

 

CRIMINI RECIDIVI - Inoltre, è evidente che la natura recidiva degli abusi fosse nota alle autorità. Allo stesso modo le azioni delle autorità diocesana e il Vaticano hanno, in base a quando conclude il rapporto, agevolato l’abuso di bambini da parte di sacerdoti piuttosto che impedirlo. Il fallimento nell’esame corretto delle denunce, il rifiuto di accettare il consiglio degli psicologi, in alcuni casi, di informare le parti interessate dalla trasferita che un sacerdote aveva avuto denunce di abusi sui minori. In aggiunta a tutto questo, è mancato l’uso del diritto canonico per rimuovere i sacerdoti che abusavano dal ministero. La cultura del segretezza intorno a questo problema rivela una organizzazione che si è spinta agli estremi pur di proteggere i propri sacerdoti e la propria reputazione a spese dei bambini.



Marted́ 27 Settembre,2011 Ore: 14:51