Perché tacere? Parliamo dei vescovi pedofili toscani @ Domani Arcoiris TV

Video inchiesta sulla pedofilia. Al tempo di Giuda non esistevano le videocamere, tanto meno quelle piccole, che si possono nascondere nel taschino della camicia. Ora invece ci sono: Saverio Tommasi ne ha utilizzata una per indagare quello che il Vaticano non ha voglia di scoprire: i rappresentanti di Dio che di secondo nome fanno Giuda


Parto da una riflessione: la pedofilia è brutta. Anzi: “brutta brutta brutta”. E quando è commessa da un prete è ancora più che “brutta brutta brutta”, è “brutta brutta brutta ad libitum”. Quando un Vescovo la copre, invece, è accettabile. Cioè: qualcuno non l’accetta, ma quel qualcuno è minoranza rompicoglioni, la maggioranza dei vescovi toscani sostanzialmente sembra concordare con il vescovo nel video: “Non raccontarlo neanche alla tua fidanzata, non raccontarle delle violenze subite dal tuo parroco. Anzi: stai attento che non possa comunque scoprirlo entrando nel tuo computer; sei sicuro che non conosca la password, vero?”

Una maggioranza di vescovi toscani per niente silenziosa, tutto sommato compatta, con pochissime eccezioni (una, forse due), tace e invita a tacere sulla violenza subita. In particolare: ho scritto una lettera ai vescovi delle diciotto diocesi toscane. Una lettera raccomandata, con ricevuta di ritorno. Nella lettera spiegavo tre punti:
a) mi sento attratto dagli uomini;
b) sto per sposarmi con una donna;
c) credo che la mia omosessualità sia da attribuirsi alle violenze subite da piccolo, da parte del prete della mia parrocchia, vivo e ancora in attività.
I tre punti (a-b-c) aprirebbero un calderone di possibilità di risposte. Un mondo e mezzo, a volerlo vedere. A volerci entrare. Eppure, su diciotto vescovi, undici non hanno risposto. Sette, invece, mi hanno riscritto. Il primo si è dichiarato disponibile a incontrarmi. “Bene”, gli ho scritto “quando?” E lui non mi ha più risposto. Il secondo mi ha invitato a rivolgermi al mio parroco, o alla Curia. (Oppure sentire Pinco, oppure no, meglio parlare con Pallo).
Il terzo, invece, mi ha invitato a parlarne con il Penitenziario della Cattedrale, aggiungendo che avrebbe pregato per me, bontà sua, aggiungo io. Gli altri quattro vescovi, invece, hanno accettato di incontrarmi. E in due casi l’ho fatto.

Il risultato complessivo è questo: sono stato trattato peggio di un appestato, forse perché un appestato non è in grado di rivelare il nome dell’untore, ma il violentato (cioè il personaggio di cui nell’inchiesta ho preso la camicia), invece sì; e con questo atteggiamento di fuga dalla notizia, di reclusione del violentato e della sua storia nello sgabuzzino del dimenticatoio, la quasi totalità dei vescovi toscani ha di fatto contribuito a coprire una storia di violenza, questa volta inventata ma ricalcata sul modello delle sue cento sorelle (vere).
In altre parole: la storia che ho interpretato non me la sono inventata, io mi sono limitato a interpretarla, perché chi l’ha subita non ne ha avuto, e c’è da capirlo, la forza. Non ho preso in giro i vescovi con una balla, io ho interpretato il racconto di una, due, decine di persone che raccontano di violenze e plagi, coperture e silenzi.
Perché l’ho fatto? Perché sono un uomo e non uno spettatore. In questa società vivo, non sopravvivo. Voglio apportare il mio tassello al mosaico della costruzione di un’altra società, di un’altra Italia. E una chiesa oscurantista, chiusa, silenziosa, permissiva con i suoi dipendenti e feroce con i suoi fedeli, non è Chiesa.
Lo dico per chiarezza, non ritengo sia un aspetto di cui vantarmi e certamente non è un valore aggiunto, è un fatto: io credo. Credo nel vangelo, non nel Vaticano, troppe volte incompatibile con le parole di chi il vangelo lo ha vissuto. Si può cambiare? Sì, possiamo. L’ultimo vescovo, nel video che vi propongo, reagisce (più o meno) come avrei potuto reagire io. Diamogliene atto. E’ una mosca bianca. Una giraffa con il collo corto. Un lupo senza zanne. Un delfino che parla. Un vescovo che non tace. Per gli altri propongo la sospensione a divinis. Sarà d’accordo Ratzy?

Saverio Tommasi è attore e autore di libri e spettacoli di teatro civile. Realizza inchieste video di taglio giornalistico, anche con telecamera nascosta. Il suo pensatoio è http://www.saveriotommasi.it.
 


Giovedì 19 Maggio,2011 Ore: 16:52