Abusi sessuali
Il Papa convoca i vescovi d'Irlanda

Lettera del Santo Padre ai fedeli irlandesi. Benedetto XVI ha intenzione di affrontare la questione con durezza. "Fatti criminali che la Chiesa non può mai tollerare".


Il Papa ha convocato tutti i vescovi irlandesi per il 15 e il 16 febbraio a Roma: due giorni di confronto sullo scandalo degli abusi sessuali del clero in Irlanda, durante i quali presumibilmente saranno resi noti ai rappresentanti delle diocesi irlandese i contenuti della lettera che Benedetto XVI ha annunciato avrebbe inviato ai fedeli d'Irlanda. Una lettera che, a quanto risulta, è già stata fatta girare, in modo discreto, per sondare le reazioni ed eventualmente fare qualche modifica perché sia chiaro che la Chiesa non ha intenzione di passare la vicenda sotto silenzio. E che dovrebbe essere letta il 17 febbraio, mercoledì delle Ceneri. I cattolici irlandesi sono rimasti profondamente scossi dalla pubblicazione del rapporto Murphy, il 26 novembre scorso, che faceva seguito al rapporto Ryan, e che confermava la sistematicità degli abusi.

Ne era seguita una riunione ristretta in Vaticano, l'11 dicembre, cui avevano partecipato il cardinale Sean Brady, presidente della Conferenza episcopale irlandese, e monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, oltre ad alcuni capi dicastero della Curia. Al termine della riunione, il Papa si era detto "profondamente turbato e afflitto" e aveva promesso provvedimenti. Proprio quel giorno monsignor Murray, vescovo di Limerick, aveva presentato le sue dimissioni, accettate dal Pontefice: il rapporto Murphy aveva definito «imperdonabile» l'incapacità di Murray di dare seguito alle denunce di pedofilia contro Tom Naughton, sacerdote della diocesi di Dublino quando Murray era incaricato lì come vescovo ausiliare. E altre teste sembrano destinate a cadere. In Irlanda, il Sunday «Il Papa sta perdendo il suo tempo se pensa di cavarsela con qualche pio truismo».

Sempre il periodico irlandese nota che «forse il principale scopo della lettera non è di rivolgersi alla Chiesa in generale riguardo i suoi bisogni più profondi, ma semplicemente di arrivare ad una ristrutturazione amministrativa della sua organizzazione in Irlanda». È un modo di far capire cosa si aspettano i fedeli in Irlanda? Certo è che Benedetto XVI non ha intenzione di affrontare il problema con una linea morbida, e ci tiene particolarmente a chiudere la questione una volta per tutte. E non c'è dubbio che questo sarà la più importante presa di posizione sul tema da parte di un Papa, dopo che Giovanni Paolo II parlò contro le violenze a Drogheda, durante la sua visita in Irlanda nel 1979. E i segnali sono arrivati anche da parte della Curia: il presidente della Congregazione dei vescovi, il cardinale Claudio Hummes, la scorsa settimana ha rilasciato un'intervista all'Osservatore Romano, nella quale diceva che le accuse erano «estremamente serie»: sono, aggiungeva, «fatti criminali che la Chiesa non può mai tollerare, in nessun modo»".

Andrea Gagliarducci

21/01/2010



Giovedì 21 Gennaio,2010 Ore: 17:26