Pedofilia clericale
Lettera aperta al Vescovo di Fano

di Alberto Senatore

Spett.Le Monsignor Armando Tresarti,

sono Alberto Senatore, presidente dell’Associazione Culturale “ il piccolo Davide “ di Giffoni Valle Piana.

Le scrivo riguardo l’avvilente storia di don Giacomo Ruggeri, il Suo focoso portavoce, arrestato con l’infamante accusa di abuso su minore.

Ho letto la lettera che Lei ha indirizzato ai fedeli della Sua diocesi, nella quale lei ricorda le parole che Gesù rivolse ai discepoli, nel bel mezzo di una tempesta. Molto appropriata anche la citazione del pensiero di Santa Caterina da Siena: “ La giustizia senza la misericordia è più ingiustizia che giustizia, è tenebra crudele; la misericordia senza la giustizia è come mettere unguento su una piaga non pulita, non disinfettata. L’unguento non farebbe che infettare ancor più la piaga. Solo unite, l’una e l’altra insieme, ridanno sanità e vita “. Purtroppo, periodicamente la cronaca ci segnala l’ennesimo abuso perpetrato da pseudo uomini di chiesa, che approfittando della loro posizione, ingannano e seducono ragazzini e ragazzine che erano stati loro affidati; così facendo, oltre al trauma permanente che arrecano alle loro vittime, alle loro famiglie e alla comunità, si rendono anche responsabili del discredito, della sfiducia e della diffidenza che ricade su tutta la chiesa. Il caso di don Seppia in Liguria, condannato a maggio a nove anni e mezzo di reclusione per abusi su minori; il caso don Franco, il parroco sporcaccione filmato dalle telecamere de “le Iene”, nella sacrestia di una chiesa di Marano, nel napoletano, mentre pieno di orgoglio esibisce il suo organo sessuale; sempre nel napoletano, il caso di don Michele, sorpreso in flagranza di reato dagli agenti della Polizia Stradale sulla tangenziale di Capodimonte, mentre in auto consumava un rapporto sessuale completo con una ragazzina quindicenne. Tra i giornalisti inglesi c’è un detto molto diffuso: “ un cane che morde un uomo, non è una notizia, ma un uomo che morde un cane, questa sì che è una notizia ”.

Da qualche tempo, i casi di sacerdoti che abusano di minori sono talmente frequenti che non fanno più notizia.

Il motivo che mi spinge a rivolgermi a Lei nasce dalla lettura di un articolo a firma di Alessandro Mazzanti, pubblicato dal Resto del Carlino il 19 luglio, dal titolo: Pedofilia, spunta un precedente per don Ruggeri. “ STESSA SPIAGGIA, stesso mare. Don Ruggeri era già finito l’anno scorso, nell’estate del 2011, nel mirino di macchine fotografiche e videocamere. Per lo stesso motivo. Perché qualcuno lo aveva visto sempre nella spiaggia di Torrette, in atteggiamenti sospetti, diciamo «disdicevoli», per giunta per un prete: lo avevano visto fare carezze strane, tenere la mano nella mano e scambiarsi effusioni con una ragazza, pare che fosse un’altra, non la 13enne per la quale è finito in carcere venerdì scorso. Tanto che a un certo punto qualcuno avverte le forze dell’ordine. Solo che in quel caso, gli inquirenti non hanno proceduto perché si trattava di atteggiamenti solo «al limite», non esplicitamente sessuali come quelli documentati dalle telecamere della polizia del 12 luglio scorso ”.

Stando all’articolo, le tendenze perverse di don Ruggeri erano già note agli investigatori che da oltre un anno stavano verificando e documentando il comportamento vizioso del sacerdote. E’ proprio questo precedente che attira la mia attenzione e stimola la riflessione che adesso le presento. Su don Giacomo gli inquirenti avviano un’indagine conoscitiva, per verificare la veridicità di alcune segnalazioni a loro pervenute. Essendo il sospettato collaboratore di un’autorità ecclesiastica, la prassi prevede che il diretto superiore dell’indagato, in questo caso Lei, venga avvisato dell’attività investigativa in corso.

Suppongo che questa comunicazione a Lei non sia stata fatta, certamente Lei era all’oscuro di tutto, visto che don Ruggeri ha continuato tranquillamente a svolgere i suoi incarichi pastorali sino al giorno del suo arresto. Incarichi che Lei, venuto a conoscenza dei fatti, ha prontamente sospeso, ma che sicuramente, in misura cautelare, avrebbe fatto l’anno scorso, se fosse stato a conoscenza dell’indagine in corso. Le Sue parole, “ come può accadere nelle famiglie, l’ultimo che viene a sapere qualcosa è il padre” pronunciate nella Santa Messa di domenica, celebrata nella chiesa di Santa Maria di Orciano, l’ex parrocchia di don Giacomo Ruggeri, confermano la mia supposizione.

Su questo punto la domanda nasce spontanea: perché Lei, il responsabile diretto dell’indagato don Ruggeri non è stato avvisato dell’inchiesta in corso ?

Ho apprezzato anche la metafora “ fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce’, da Lei utilizzata durante la stessa omelia per confortare la comunità religiosa di Orciano “che sta vivendo una potatura fuori tempo, ma che crescerà ancora se avremo pazienza e sapremo vivere con profonda umiltà i giorni a venire”.

Condivido anche uno dei passaggi chiave del suo intervento riguardo la visita in carcere a don Ruggeri: “ E’ stato un sacrificio andare in carcere ieri e non sono andato per proteggere o per nascondere, perché non è un mio compito e non lo sarà mai, ma in questi casi il padre piange sempre e comunque con i suoi figli, anche se poi succede che quando va bene, il padre viene dimenticato”. “Questo non importa: voglio essere padre e pastore a tutti i costi ”.

Le Sue parole mi hanno ricordato la parabola di Gesù sul “ padre misericordioso ”, comunemente conosciuta come “ la parabola del figliol prodigo “.

La Sua decisione di non rinnegare don Giacomo, ed il Suo desiderio di voler continuare ad essere padre di un figlio irragionevole e incosciente, è ammirevole.

Ma, in questa triste e assurda vicenda, oltre al figlio irresponsabile, ci sono anche le tantissime pecore, tradite e ferite. La prima, la ragazzina oggetto delle attenzioni morbose del sacerdote, poi la famiglia della tredicenne, i fedeli della parrocchia, la gente del paese e così via.

Pecore confuse, deluse, impaurite, disorientate che hanno bisogno dell’aiuto di un buon pastore.

La confusione genera incertezze e diffidenze, ma la verità pronunciata dal Vescovo, tranquillizza il gregge ed evita che le pecore si disperdano.

Credo che per Lei, questo sia il momento giusto per incarnare pienamente il Suo motto episcopale: “Ego sum nolite timere” (sono io, non abbiate paura).

La saluto con le parole del saggio Salomone: “ C’è un tempo per ogni cosa, c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare ”.

23 luglio 2012 in fede, Alberto Senatore

 

Associazione Culturale “ il piccolo Davide ” via De Cataldis, 29 - 84095 Giffoni Valle Piana – SA

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Marted́ 24 Luglio,2012 Ore: 16:22