Pedofilia clericale - L'opinione
I PRETI PEDOFILI E LA SESSUALITÀ NEGATA NEI SEMINARI

di don Vitaliano della Sala

Pubblicato nella rubrica LETTERA DAL MONDO POSSIBILE del La Voce di Maggio 2010


E’ possibile trovare “attenuanti” per i preti pedofili? Certamente no. Ma per combattere la piaga occorre ripartire dai seminari, da quel disprezzo per la sessualità che viene diffuso fra i giovani. Ed occorre che oggi a pagare siano an­che i potenti, non so­lo gli “sfigati”...
 
IL 29 SETTEMBRE del 2006 la Bbc diffuse un documenta­rio nel quale venivano inter­vistate alcune vittime, ormai adulte, di abuso sessuale da parte del clero e alcuni preti condannati per pedofilia (il documentario può essere sca­ricato al seguente indirizzo: www.diggita.it/story.php?title= Sex_crimes_and_Vatican_docu mentario_ BBC_ censurato).
La circolazione del video suscitò scandalo e polemiche, tanto che esponenti della Con­ferenza episcopale inglese ac­cusarono i giornalisti della Bbc di calunnia e li invitaro­no a «vergognarsi, chinare il capo e chiedere scusa».
Il filmato “rivela” la esi­stenza di un documento che tratta i casi di abusi sessuali su minori da parte del clero. Questo documento, intitolato “Crimen Sollicitationis”, che fu inviato nei primi anni ‘60 dal cardinale Ottavini, prefet­to del Sant’Uffizio, a tutti i ve­scovi, invocava segretezza sia per i casi trattati che per il do­cumento stesso. Esso impo­neva segretezza persino sulle vittime degli abusi sessuali. L’interpretazione di questo punto è controversa, in quan­to il documento, secondo l’interpretazione del Vaticano, chiedeva segretezza non per occultare eventuali scandali, ma per tutelare le parti prima della sentenza definitiva.
«…Insomma, un insieme di norme rigorose, che nulla aveva a che fare con la volontà di insabbiare potenziali scandali. E che il testo Crimen Sollicitationis non fosse pen­sato per tale fine lo dimostra­va un paragrafo, il quindice­simo, che obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica». Così, nel­l’articolo “Ai danni della Chiesa e di Ratzinger. Infame calunnia via Internet”, scrive­va Andrea Galli sull’Avveni­re il 19 maggio 2007.
Secondo alcuni osservato­ri, l’interpretazione “malizio­sa” dei detrattori del docu­mento è in parte conseguenza di una lunga catena di abusi sessuali e scandali avvenuti negli Stati Uniti e altrove, spesso non gestita in maniera accorta dai rappresentanti della Chiesa, i quali non hanno quasi mai denunciato alle au­torità civili i casi di abuso o presunto tale, preferendo sem­pre gestire le situazioni se­guendo i dettami del diritto canonico. Alcuni legali che di­fendono le vittime sostengo­no, invece, che il documento è prova di «ostruzione alla giustizia».
La prima volta che si ven­ne a conoscenza dell’esisten­za di “Crimen sollicitationis” fu nel 2001, quando ne fu fat­ta menzione in una lettera scritta dall’allora cardinale Jo­seph Ratzinger ai vescovi del mondo, riguardante nuove procedure atte a fronteggiare le accuse sugli abusi sessuali sui minori da parte di preti cattolici. “Crimen sollicitationis” è rimasto in vigore fino a quella comunicazione di Rat­zinger (che di fatto lo sostitui­sce), nella quale si legge te­stualmente: «Quasi nel mede­simo tempo la Congregazione per la dottrina della fede con una Commissione costituita a tale scopo si applicava a un diligente studio dei canoni sui delitti, sia del Codice di dirit­to canonico, per determinare “i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazio­ne dei sacramenti”, per perfezionare anche le norme pro­cessuali speciali nel procede­re “a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche”, poiché l’istruzione Crimen sollicitationis finora in vigore, edita dalla Suprema sacra Congre­gazione del Sant’Offizio il 16 marzo 1962, doveva essere ri­veduta dopo la promulgazio­ne dei nuovi codici canonici». Il testo è tratto dalla “Lettera inviata dalla Congregazione per la dottrina della fede ai ve­scovi di tutta la Chiesa catto­lica e agli altri ordinari e ge­rarchi interessati, circa i delit­ti più gravi riservati alla me­desima Congregazione per la dottrina della fede”. Era il 18 maggio 2001: all’epoca il car­dinale Ratzinger ne era Prefet­to e l’arcivescovo Tarcisio Ber­tone ne era segretario.
«Ai bambini appartiene il Re­gno dei cieli». E’ la parola di Gesù, che propone proprio i bambini come modelli di vita per ogni cristiano: «se non di­venterete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli». Quanto siamo lontani da que­ste parole e dal rispetto verso i bambini che queste parole presuppongono: bambini resi schiavi, sfruttati, non rispetta­ti nei loro diritti, bambini fat­ti oggetto di attenzioni e di violenze sessuali da parte di adulti.
Una parola tradita dop­piamente da chi quella Paro­la deve annunziare e testimo­niare, dai pedofili, cioè, in abi­to talare che, approfittando del proprio ruolo all’interno del­le parrocchie, dei seminari, delle scuole, usano violenza proprio contro i bambini “le­gittimi proprietari” del Regno di Dio.
Non trovo parole suffi­cienti per dire lo sdegno di fronte a tanta bruttura com­messa da confratelli sacerdo­ti. Ma sono altrettanto rimasto senza parole per il modo in cui il Vaticano cerca di risol­vere il problema della pedofi­lia nel clero. Innanzitutto so­no sconcertato perché ci si è occupati del problema solo quando si è dovuto mettere mano a santi portafogli e a sa­cri conti bancari, e quando l’immagine della Chiesa (e quindi le abbondanti offerte e i numerosi contributi dei fe­deli che da quella immagine scaturiscono) ha rischiato di essere irrimediabilmente com­promessa.
E poi provo sconcerto an­che di fronte agli atteggiamenti che la Santa Sede si propone di assumere nei confronti dei preti accusati di pedofilia, at­teggiamenti che si riassumo­no in quelle, cristianamente e umanamente, infelici afferma­zioni che propongono “tolle­ranza zero” e “uno sbaglio e sei fuori”.
I cristiani non possono ra­gionare così, tanto meno se vescovi e cardinali.
A chi in Vaticano è passa­to per la mente che i confra­telli preti pedofili sono anche e comunque vittime - e dico questo non per giustificarli -di violenze fisiche, psicologi­che e “formative”?
Non sono un esperto, ma penso che il problema pedo­filia nel clero si debba comin­ciare a risolvere a partire dal­la formazione nei seminari e dall’organizzazione dei semi­nari stessi.
Sono d’accordo con don Enzo Mazzi quando afferma che bisognerebbe intervenire sul “disprezzo” per la sessua­lità che spesso è diffuso tra il clero, e dunque sul seminario, luogo nel quale tale “disprez­zo” nasce e si sviluppa. Tutto il cammino formativo dei se­minari tende a “congelare” la sessualità, e di fatto è come se bloccasse il naturale sviluppo sessuale dei ragazzi-seminari­sti; se non si recupera, a fati­ca e da soli dopo, si rischia di diventare adulti con una ses­sualità ferma al periodo pu­berale o adolescenziale.
Ma di questo in Vaticano non si parla se non di sfuggi­ta, per dovere d’ufficio e co­munque, ipocritamente, sen­za provare a risolvere effetti­vamente il problema.
Come non si parla mai, anzi è espressamente vietato farlo, del celibato obbligatorio del clero.
Temo che non cambierà granché nella Chiesa: i preti pedofili continueranno indi­sturbati ad essere vittime e a fare vittime tra i bambini, ca­somai cercando di farlo con molta più attenzione.
Sono certo che molti tra i preti accusati di pedofilia ora pagheranno ma, sono pronto a scommetterci, pagheranno i preti pedofili più sfigati, mai i “potenti”.
Temo ancora di più che l’adagio “uno sbaglio e sei fuo­ri”, verrà usato contro i preti rompiscatole o critici verso la gerarchia, per screditarli e to­glierli di mezzo.
Non sarebbe la prima vol­ta che accade: viene creata ad arte la falsa notizia per getta­re discredito sul prete che dà fastidio, e quale fango peggio­re di quello gettato sul prete anche dal solo sospetto che questi sia pedofilo!
Certamente si riferiva an­che a questi scandali il futuro papa Benedetto XVI che, tra le riflessioni proposte per la Via Crucis al Colosseo nel 2005, diceva: «Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? For­se ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale (…) Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? (…) Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra co­loro che, nel sacerdozio, do­vrebbero appartenere comple­tamente a lui! Quanta super­bia, quanta autosufficienza! Tutto ciò è presente nella sua passione».
E concludeva: «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affon­dare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La ve­ste e il volto così sporchi del­la tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a spor­carli! Siamo noi stessi a tra­dirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra cadu­ta ti trasciniamo a terra, e Sa­tana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rial­zarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascina­to nella caduta della tua Chie­sa, rimarrai per terra sconfit­to. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi far rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi».
È la speranza di tutti, spe­cialmente di tanti bambini...
Don Vitaliano della Sala

Un commento del nostro direttore

Anche un prete di avanguardia come don Vitaliano della Sala non va oltre la questione della sessualità negata ai preti sul tema dei preti pedofili. Tale questione è la più appariscente e sicuramente la più dolorosa per le piccole vittime ma non è alla base degli abusi. La base degli abusi è il potere sacro di cui sono ammantati gli uomini di chiesa. E' da questo potere che nascono gli abusi che si manifestano in vario modo di cui certo il più doloroso è senz'altro quello contro i bambini. Ma che dire dei preti che si arricchiscono, di quelli che incitano all'idolatria, di quelli che diffondono credenze sul diavolo, di quelli che vendono sacramenti? Che neppure don Vitaliano della Sala riesca a mettere in discussione questo potere sacro la dice tutta sulla situazione di grave disagio ed insufficienza rispetto ai bisogni della comunità cristiana in cui versa quella parte della chiesa cattolica che pure dovrebbe essere progressista. (Giovanni Sarubbi)



Domenica 09 Maggio,2010 Ore: 16:28