Il commento
Offensiva papale sui preti pedofili

di Marco Politi

da Il fatto quotidiano del 25 febbraio 2010. Ed intanto - scrive l'agenzia Zenit - Il presidente dei Vescovi tedeschi chiede scusa a nome della Chiesa. Ma il danno è oramai fatto.


È il cancro nascosto nel corpo della Chiesa. Migliaia e migliaia di casi di pedofilia, un rosario di violenze dal Brasile agli Usa, dall’Australia, all’Irlanda. L’Italia, con 80 casi segnalati, non è immune. L’ultimo scandalo è scoppiato in Germania, dove si parla di circa 120 vittime abusate tra gli anni 70 e 80 in un prestigioso liceo di gesuiti a Berlino e poi in altri istituti di Amburgo, Hannover, Gottinga, Hildesheim e nel famoso collegio Aloisius di Bad Godesberg. Il presidente della conferenza episcopale tedesca, monsignor Robert Zoellitsch, si è detto “sconvolto” e ha rivolto le scuse della Chiesa ai giovani rimasti vittime di un “crimine ripugnante”.
Ma, cosa più importante, il prelato ha preannunciato che la Chiesa denuncerà alla magistratura i colpevoli.
L’orrendo rituale è ovunque lo stesso: un lento gioco di seduzione da parte del religioso che finisce per soggiogare la vittima, quando non scatta l’aggressione improvvisa. Un abuso di fiducia – oltre che del corpo predato – compiuto da chi al riparo dell’abito sacro avrebbe dovuto proteggere e anzi “elevare spiritualmente” i minori affidatigli.
A Bad Godesberg s’è ripetuto quanto accaduto altrove.
Chi è stato violentato dal sacerdote-educatore e chi ne è diventato il giocattolo, chi è stato costretto a masturbarsi sotto gli occhi di un religioso e chi spinto ad accarezzarlo per dargli eccitazione. Con danni psicologici indelebili. Il bubbone è veramente scoppiato, quando negli Usa sono state lanciate azioni collettive di risarcimento. La diocesi di Boston ha versato 85 milioni di dollari a oltre 500
vittime. Quella di Los Angeles ha pagato 660 milioni di dollari per un numero altrettanto elevato.
Nei processi di Boston, chiusi con un patteggiamento nel 2003, era emersa l’altra dimensione della grande vergogna: la tendenza dei vescovi (a Boston il cardinale Law) a spostare di parrocchia in parrocchia i preti colpevoli, sperando che si quietassero. Tipico il caso del reverendo John Geoghan, responsabile di un centinaio di abusi compiuti durante le sue trasferte e poi finito strangolato in carcere da un altro detenuto. Ancor oggi troppi vescovi, che non sono intervenuti con determinazione, restano al loro posto.
Il cardinal Law ha lasciato Boston, ma ora presiede a Roma alla basilica di Santa Maria Maggiore: uno scandalo per molti cattolici Usa. La svolta ai vertici della Chiesa cattolica avviene sul volgere del millennio. I vescovi statunitensi scelgono la linea della tolleranza zero e papa Wojtyla leva la sua voce contro i preti “traditori”.
È il momento in cui si incrina la metodologia di assoluta “segretezza” (durante i procedimenti ecclesiastici e persino dopo l’individuazione dei colpevoli) propugnata da un documento dell’ex Sant’Uffizio risalente al 1962.
Il testo, Crimen Sollicitationis, esige il segreto totale – pena la scomunica – dalle autorità ecclesiastiche implicate nei procedimenti e, ancora peggio, il “perpetuo riserbo” anche dopo l’eventuale sentenza. È un sistema che penalizza le vittime, costrette a umilianti attese solo per farsi ascoltare.
Il vento cambia nel 2001 con un nuovo documento elaborato dall’allora cardinale Ratzinger.
La Santa Sede sposta i tempi della prescrizione decennale, facendola scattare (in modo più garantista) non dal momento del crimine, ma dalla maggiore età della vittima. Ogni fatto va poi segnalato immediatamente alla Congregazione per la dottrina della fede, mentre l’indicazione che viene dal Vaticano è di allontanare subito i sospetti dal contatto con l’ambiente giovanile.
Ratzinger è stato accusato in passato d’avere gestito burocraticamente la linea della “segretezza”, derivante dal documento Crimen Sollicitationis.
Certo è che da pontefice Benedetto XVI ha iniziato sistematicamente un mutamento di strategia, tendendo a maggiore trasparenza, maggiore attenzione alle vittime, maggiore rigore e – ciò che rappresenta una rivoluzione rispetto al passato – esortando le autorità ecclesiastiche a deferire alla magistratura i colpevoli.
Poco dopo la sua elezione ha dato l’esempio, decretando che il capo dei Legionari di Cristo, il padre Maciel (accusato di ripetuti abusi, ma il cui dossier era stato insabbiato per anni) fosse costretto a ritirarsi in una “vita di penitenza, rinunciando a ogni ministero pubblico”. Nei suoi viaggi negli Usa e in Australia nel 2008 s’è incontrato con rappresentanze di vittime e ha dettato il percorso da seguire.
“Mi vergogno”, ha detto recandosi in America. E a più riprese ha chiarito che per i preti pedofili “non c’è posto nella Chiesa”.
Nei fatti si sono ancora verificate nel passato recente molte resistenze, in vari paesi, a intervenire immediatamente e senza remore contro i preti-predatori. In Irlanda il rapporto del giudice Yvonne Murphy ha accusato ben 4 vescovi di avere negletto la “protezione di bambini indifesi" anteponendo la “reputazione della Chiesa”. Con casi raccapriccianti: come quel prete che ha ammesso di avere abusato di cento bambini e un altro che approfittava di un minore diverso ogni due settimane.
Ecco perché la Lettera che Benedetto XVI trasmetterà fra breve all’episcopato d’Irlanda avrà il carattere di un documento d’indirizzo per la Chiesa universale. Il primo testo solenne sulla pedofilia di un pontefice dell’era contemporanea.

Marco Politi


Il presidente dei Vescovi tedeschi: “Chiedo scusa a nome della Chiesa”

FRIBURGO, martedì, 23 febbraio 2010 (ZENIT.org).

“Chiedo scusa a nome della Chiesa cattolica in Germania a tutte le vittime di questo crimine”. Lo ha affermato questo lunedì alla stampa monsignor Robert Zollitsch, Arcivescovo di Friburgo e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca.
Il presidente dei Vescovi tedeschi è apparso davanti ai mezzi di comunicazione per l'inaugurazione dell'Assemblea Generale di primavera dei presuli a Friburgo.
Nell'agenda dei dibattiti, tra le altre questioni, si tratteranno i casi di abuso di minori verificatisi in alcune scuole che la Compagnia di Gesù gestisce in Germania.
“Dovunque ci sia un sospetto, deve esserci una spiegazione chiara e del tutto trasparente”, ha dichiarato il presule durante la conferenza stampa, ricordando che la Conferenza Episcopale “ha risposto immediatamente” non appena venuta a conoscenza dei fatti
“Per essere perfettamente chiaro, affermo che l'abuso sessuale di minori è sempre un crimine atroce”. “Chiedo scusa a tutti coloro che sono stati vittime di questi delitti”.
“Nel contesto della Chiesa, l'abuso è particolarmente grave perché i bambini e gli adolescenti hanno una fiducia speciale nel sacerdote. Non devono esserci abusi – soprattutto non nella Chiesa”, ha sottolineato il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca.
In questo senso, ha apprezzato che i gesuiti “si siano assunti le proprie responsabilità e abbiano tratto lezioni dai fallimenti di alcuni sacerdoti”.
Il presule ha sottolineato che già otto anni fa i Vescovi tedeschi hanno stabilito una serie di direttrici per prevenire e combattere i casi di abuso, e che in queste disposizioni si rimarca al di sopra di tutto “la preoccupazione per le vittime”.
“Le direttrici hanno dimostrato la propria efficacia”, ha affermato, confidando nel fatto che le autorità pubbliche agiscano “il prima possibile e i pubblici ministeri ricevano ogni tipo di informazione”.
In ogni caso, ha spiegato, è previsto che in questa Plenaria si parli di possibili revisioni e cambiamenti delle direttrici, orientandole soprattutto verso la prevenzione.
In particolare, si parlerà dell'idoneità dei futuri sacerdoti relativamente alla maturità psicologica e sessuale. Queste misure verranno estese anche agli agenti pastorali e al personale docente. Se ne informerà l'opinione pubblica alla fine dell'Assemblea, giovedì prossimo.

Monsignor Zollitsch ha aggiunto che la questione è “di tale importanza” che verrà affrontata anche nella sua prossima visita a Roma a marzo.

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Venerdì 26 Febbraio,2010 Ore: 15:00