La ricerca di Dio nella storia dei profeti di ieri e di oggi

POESIA. Il lavoro di Mario Pavan: un Natale di speranza e liberazione


di Maurizia Veladiano

La poesia come avventura e riflessione spirituale. La ricerca di Dio per le strade del mondo. Un
credo che parte da lontano, da un'antica notte in terra di Palestina rischiarata dalla scia luminosa di una stella, per arrivare fino a noi, su cieli di metropoli plastificate e sulfuree. “Elemosinando Dio” (Editrice Veneta) di Mario Pavan racconta un Natale di speranza e di liberazione. Una chiesa sul limitare del baratro sorretta dalla fiamma di nuovi profeti. Romero, Milani, Turoldo, La Pira, Balducci, Helder Camara testimoniano una fede vera, profonda, “gonfia d'amore”, costruita lungo sentieri di sofferenza e perdono. Divisa in due sezioni, la raccolta del professore vicentino evoca la suggestione di natali semplici, frugali, spazzati dalla tormenta e dal gelo, eppure capaci di risvegliare “cuori in letargo” con versi di Buona Novella, che diventano “raffiche di vento sul fuoco di un incendio sempre atteso”. Un'attesa che è sogno e segno profetico, un soffio divino nel cuore dell'uomo che è anche cuore di Dio. Ed è in questo cuore che il dolore incontra il silenzio della grotta di Betlemme, davanti alla quale sostano pastori e fratelli “stranieri” approdati con scafi e imbarcazioni di fortuna in cerca di una speranza che sembra farsi sempre più flebile e lontana.
Eppure “il centro del girotondo di ultimi e poveri” è proprio qui, ai piedi di questo bambino fragile e indifeso, perché qui è la Pace, l'Accoglienza, la Gioia. “Oltre il Natale”- è il titolo della seconda parte del lavoro di Pavan- c'è frère Roger, fondatore della comunità monastica di Taizé, martire di sangue e guerriero d'amore; c'è Paolo VI, genuflesso e crocifisso anzitempo; c'è Giovanni Paolo II, un vecchio spezzato in due con un grande cuore che brucia la vita; c'è L'America Latina con Allende, Romero, Manuela Garcia, GirardiEd ecco che “le colombe senz'ali su stracci di pasque illanguidite” cercano il volo di risurrezione nel nome di una giustizia che come l'araba fenice tenta orgogliosamente di risorgere dalle proprie ceneri, nell'attesa di un ritorno che ha il sapore di un eterno ritorno, invariabilmente uguale a se stesso: con la stessa sofferenza, lo stesso dolore, lo stesso prodigio di un Dio che si fa uomo, ma che in pochi riconoscono, seguono e amano. La speranza ha mani bambine e gesti trasparenti. Non resta che la libertà dei puri di cuore, degli innocenti, dei poveri, di coloro che nella fede mettono il pane quotidiano, la polvere della strada e la fatica della salita. Perché in alto c'è la luce di un Vangelo che incontra l'uomo, la sua sete di verità e di giustizia, il suo grido contro uno spirito del tempo che “uccide ancora e sempre i profeti”.
Maurizia Veladiano

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Venerdì 14 Dicembre,2012 Ore: 17:43