Il Dio bambino e la sua bontà nonostante Auscwitz

di Nicola Zoller

in “Trentino” del 10 agosto 2016


All’inizio dello scorso mese di luglio è scomparso Elie Wiesel, scrittore, filosofo e attivista per i diritti umani. Di origine ebraica, deportato nei campi di sterminio di Auschwitz e Buchenwald. Sopravvisse all'Olocausto e nel 1986 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace. Molti sono stati i commenti tributati doverosamente da autorevoli pensatori ed editorialisti. Qui, si parva licet, proverei a riferire che tra i suoi scritti resta scolpito nella mia memoria il racconto “La notte” (ed. Giuntina, Firenze), che evoca l’impiccagione nel campo di sterminio di tre prigionieri, tra cui un bambino, «l’angelo dagli occhi tristi». Dei tre impiccati due gridano, prima dell’esecuzione, la loro fede nella libertà, cioè nell’uomo che conosce il bene e il male ed è libero di operare l’uno e l’altro. Ma il terzo, l’angelo dagli occhi tristi, resta in silenzio. Alla domanda disperata di chi si chiede dove sia Dio in quel momento, Dio si manifesta nel cuore dell’umanità che assiste alla tragedia, indicando il bambino che penzola dalla forca: «Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me - racconta Wiesel - una voce che gli rispondeva: “Dov’è? Eccolo: è appeso lì a quella forca”». Il bambino che resta in silenzio, che non rivendica come gli altri due impiccati la sua umanità, è la rappresentazione dell’assoluta impotenza di Dio, cioè della sua impossibilità di intervenire nella storia del mondo. Né il bambino né Dio conoscono il male, privilegio e dannazione della libertà umana. Ma che Dio è quello che ha permesso che accadessero cose così spaventose e terribili? Ci aiuta a capirlo il filosofo Hans Jonas, il quale - rievocando vibratamente la domanda di Elie Wiesel, «Quale Dio, dunque, ha potuto permettere ciò che accadde ad Auschwitz?» - ha sostenuto che bisogna rinunciare alla dottrina tradizionale della assoluta illimitata potenza divina. Il male c’è - egli spiega - solo in quanto Dio non è onnipotente. Il male esiste ed ha successo «quale oggetto della volontà umana». Cosa resta allora di Dio? Resta la sua bontà. Dio è bontà assoluta, ma non è onnipotente. Non lo è più dall’atto della Creazione, che è un atto di auto-limitazione divina manifestatasi con la concessione della libertà all’uomo. Durante gli anni in cui si scatenò la furia di Auschwitz, Dio restò muto: non intervenne non perché non volle, ma perché non fu in condizione di farlo. E non lo fu perché aveva rinunciato alla potenza, una rinuncia che avvenne affinché «noi potessimo essere, ...perché quell’Unico ha concesso qualcosa all’Altro da sé, da lui creato». Questo non è più il Dio degli eserciti, il signore della storia, tramandatoci dalla Bibbia. E’ un Dio “sofferente”, che è “toccato” da ciò che accade nel mondo. E quel “toccato” significa mutato nella condizione di onnipotenza originaria: «ha fatto intervenire altri attori e in questo modo ha fatto dipendere da loro la sua preoccupazione». Questo Dio è “buono”, infinitamente buono, ma la sua bontà non può escludere l’esistenza del male. Dio è innocente, ripetiamo con Wiesel: è l’uomo che conosce il bene e il male ed è libero di fare l’uno e l’altro.



Lunedì 15 Agosto,2016 Ore: 07:54