La religione abbraccia la totalità della vita

di p. José María CASTILLO

Questa mattina, come tutte le mattine, dopo aver preso un caffè, ho letto adagio il vangelo del giorno (Mc 6, 53-56). E mi sono messo a pensare con calma e tranquillità a ciò che racconta il brano di Marco.
La gente di Genezaret, un ampia pianura nella parte occidentale del lago di Galilea, sicuramente non credeva nello stesso Dio e quindi non aveva la stessa religione degli israeliti. Noi ora diremmo che quella gente erano pagani, infedeli, laicisti, atei....., che ne so? E tuttavia “là dove giungeva Gesù, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati” (Mc 6, 56).
È questa un fatto storico? È successo veramente così?
Il Vangelo, prima di essere un libro di religione, è un progetto di vita. In maniera tale che, realizzando questo progetto, e solo mediante questo progetto, possiamo incontrare quello che chiamiamo Dio, il progetto che dà senso alle nostre vite.
Cosa voglio dire con questo?
Voglio dire che è un peccato che gli studiosi dei vangeli abbiano dedicato quasi tutto il loro tempo a precisare i dettagli di ogni racconto: dove, quando, come, perchè e per quale scopo è successo quello che narrano i vangeli. Tutto ciò è interessante. È importante. È necessario. Ma nulla di tutto questo è quello che veramente importa.
L’elemento decisivo è la forma di vita che il Vangelo ci presenta. Una forma di vita che ci umanizza tutti. E che ci porta tutti a Dio. E questa forma di vita non è altro che la sintonia con il dolore umano, la sensibilità con coloro che soffrono, la bontà con tutti e sempre, quale che sia il modo di pensare o di vivere di ognuno. Questo ci fa religiosi secondo Gesù e lo stile di Gesù. Questo, nè più nè meno, ci insegna il Vangelo in ogni pagina, in ogni brano, in ogni episodio della vita di Gesù.
Questo vuole dire che Gesù ha modificato radicalmente la religione. Perchè ha inteso e vissuto la religione come “totalità” che abbraccia la totalità della vita. Il fatto religioso si è soliti comprenderlo e praticarlo in maniera tale da ridurlo all’elemento “rituale” e “sacro”.
Ebbene, nella misura in cui la religione si identifica con l’elemento rituale e sacro, inevitabilmente la religione si vede ridotta a determinati tempi, luoghi, gesti....
Per questo capita frequentemente che troviamo gente profondamente religiosa, che compie l’elemento rituale e sacro con la più grande precisione. Ma, una volta che ha risolto l’elemento rituale e sacro, quando arriva il momento di quello professionale, economico, politico, ludico, familiare, etc, etc., allora viene fuori l’egoista, il prepotente, il fanatico, l’ambizioso, etc, etc.
È la conseguenza inevitabile della “religiosità parcellizzata”. In questo caso, “il sacro” si separa dal “laico”. Allo steso modo “il religioso” si separa dall’”etico”.
In questo modo abbiamo fatto della religione un mostro. Che porta direttamente alla doppia vita, all’ipocrisia, alla menzogna ed all’inganno.
Solo quando comprendiamo e viviamo la religione come totalità, allora possiamo affermare con certezza che siamo sul cammino del Vangelo. Il resto è solo apparenza, farsa ed inganno.
Non si tratta del fatto che durante la vita andiamo facendo miracoli. Si tratta invece del fatto che, per qualsiasi luogo passiamo, gli altri vedano, tocchino e palpino in noi la sensibilità e la preoccupazione per alleviare e persino – se è possibile – porre rimedio alla sofferenza umana, all’abbandono dei deboli ed all’ingiustizia canaglia di coloro che sono causa di una così grande sofferenza.
____________________________________________
Articolo pubblicato il 9.2.2015 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com )
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Giovedì 12 Febbraio,2015 Ore: 10:59