RIFLESSIONI SULLA BIBBIA

di ALBERTO BENCIVENGA

Recentemente, ho partecipato, in un centro culturale, a una lettura laica della Genesi, in cui abbiamo cercato di interpretare il testo alla luce della cultura e del modo di pensare del tempo in cui è stato pensato.

La Bibbia ebraica è indubbiamente uno dei monumenti letterari, storici e antropologici più significativi in nostro possesso, in cui i cantori di un popolo piccolo, ma determinato, hanno saputo conservare con grande amore e devozione il romanzo dell’epopea di quel popolo. E, fin qui, niente di preoccupante, fino a quando qualcuno s’è inventato la pericolosa pazzia che quelle pagine erano state ispirate direttamente da Dio, ciò che ha, automaticamente etichettato come nemico di Dio e, quindi, da distruggere, chiunque non le venerasse.

La genesi formativa dei testi biblici è analoga a quella che ha prodotto, a una latitudine diversa, il Kalevala, poema nazionale dei popoli finnici, altro testo che, come la Bibbia, conserva per i posteri, ma in un linguaggio fatto di scintillante bellezza, i distillati di una saggezza nata da esperienze storiche non sempre facili, ma che, non essendo stato, per sua fortuna, etichettato come parola di Dio, non ha mai causato nè guerre nè controversie di sorta, ma si è limitato a dare al lettore grandi piaceri estetici misti a nobilissimi insegnamenti morali e ha ispirato a Sibelius la sua musica immortale.

Che cosa ha provocato il diverso destino di questi due testi? Probabilmente la loro diversa origine geografica ha giocato un ruolo importante nel modo così diverso in cui sono stati percepiti. Infatti, la Bibbia proviene dalla stessa area geografica in cui sono nati altri libri cosiddetti ispirati da Dio (Gilgamesh, Vangeli e Corano), il che significa che, nella psicologia delle popolazioni che abitano quell’area, è presente una marcata tendenza all’affabulazione teologica (per motivi ambientali legati alla peculiare influenza psicologica esercitata dai deserti?) e nessuno si è mai chiesto perchè mai Dio si sarebbe dovuto servire di questa localizzata tendenza affabulatoria di una tribù sicuramente minoritaria, scarsamente importante nello scacchiere politico mondiale e priva di grande peso culturale, almeno se paragonata al mondo greco-romano, cinese o indiano, per mandare un messaggio universale destinato, cioè, all’intera umanità, quando avrebbe potuto inserire il suo messaggio nel DNA dell’umanità, come è avvenuto per le più importanti regole etiche che tutta l’umanità segue (tutti sentono che rubare, ingannare, fare del male al prossimo sono cose cattive in sè, indipendentemente dalla loro nazionalità, razza, lingua o religione!). Il Kalevala è stato invece prodotto da un popolo dotato di un grandissimo e innato senso pratico, amante della natura nonostante questa renda spesso difficile la sopravvivenza dell’uomo, specialmente durante la stagione invernale.

Una prima impressione avuta è stata l’immensa capacità intrinseca di questo libro a plagiare il lettore, come dimostrano le migliaia di pagine di commento ispirate dalla Bibbia (Talmud, Akkalah e chi più ne ha più ne metta!), ma la prima riflessione causata da un’attenta lettura di questo testo è che il mondo sarebbe stato un posto decisamente migliore se la Bibbia non fosse mai stata scritta!

Perchè questo?

In una comunità egalitaria, come deve essere stata quella dei quattro gatti che popolavano un pianeta quasi vuoto, appare questo libro che introduce il nuovo e peculiare concetto di un popolo eletto, scelto, cioè, da Dio per un ferreo patto di alleanza, che non può non aver reso i membri di questo popolo orgogliosi di questo rapporto privilegiato con la divinità e, conseguentemente, piano piano nel tempo, arroganti nei confronti degli altri comuni essere umani, non così presi in considerazione da Dio.

La linguistica, puntualmente, ha fornito una parola per definire questo stato di cose: razzismo.

Questo razzismo ha ovviamente creato una reazione uguale e contraria che, nei secoli, è lievitata nei pogrom degli ebrei per culminare nella scientifica organizzazione della soluzione finale ottenuta con le camere a gas di Hitler. E, di nuovo, la linguistica, ha fornito la terminologia per identificare tutto questo: antisemitismo.

Dopo aver provocato le tragedie del razzismo e dell’antisemitismo, questo libro terribile continua a darci lutti e disastri anche ai nostri giorni, nel Medio Oriente, dove, se a contrapporsi ci fossero palestinesi e calmucchi o ottentotti o eschimesi, da lunghissimo tempo avrebbero trovato una soluzione o creando uno stato unitario e multietnico, o fondando due stati indipendenti, entrambi con capitale a Gerusalemme, ma con due parlamenti situati a indirizzi differenti che, magari, si sarebbero riuniti cerimonialmente in seduta comune una volta l’anno per sottolineare alleanza e cooperazione. Questo, però non sarà mai possibile, data l’esistenza della Bibbia, perchè i palestinesi vanno al tavolo delle trattative con un’agenda su cui hanno scritto: “siamo stati sradicati dalle terre che noi e i nostri avi abbiamo coltivato per secoli, allo scopo di darle a barbuti immigranti totalmente estranei a questi posti ed ora bisogna risolvere il problema di dove e come noi palestinesi ci dobbiamo guadagnare di che vivere”. Gli israeliani si siedono attorno allo stesso tavolo con un’agenda su cui, invece, hanno appuntato: “Dio ci ha dato quelle terre e ci ha ordinato di annientare chiunque ci si opponesse”.

Ovviamente, grazie alla Bibbia, nessun accordo per la pace in Medio Oriente sarà mai possibile.

Ancora: noi siamo abituati a pensare alla Bibbia come al contenitore del Decalogo. Niente di più errato! La Bibbia contiene 762 comandamenti che vanno dall’obbligo di onorare il padre e la madre al divieto di desiderare la donna d’altri (come se le donne fossero oggetti o capi di bestiame di cui noi maschietti ci dividiamo la proprietà e guai a chi non è contento con quello che gli è toccato); dall’obbligo di fare strane liturgie se si trova sul tetto della propria casa un nido di colombe con un uovo dentro, al divieto di fare l’orlo alle maniche della camicia che debbono essere sfrangiate o di indossare un vestito fatto di stoffa tessuta mescolando insieme più di un unico tipo di fibra (sì, la Bibbia considera peccato indossare un fresco di lino e lana!) o sedersi su una sedia su cui in passato si è seduta una donna mestruata, per cui Jacobs, un giornalista americano ebreo, anche se non praticante, che ha voluto vivere un intero anno rispettando tutte le prescrizioni della Bibbia e ha scritto un libro su questa sua esperienza, che è disponibile anche in italiano (Jacobs: “Un anno vissuto biblicamente”, editrice Arrow Books), ha dovuto comperarsi uno sgabello portatile da usare in autobus, in ristorante o al cinema.

Quindi, pensare che Dio abbia ispirato questa massa di stranezze, significa dare dello scemo a Dio e questo non si può fare perchè è blasfemo.

Quando ero professore ordinario all’Università di Nairobi, avevo come mio primo aiuto un Collega indiano con una cultura generale incredibile (leggeva e scriveva il sanscrito come leggeva e scriveva l’inglese o il gujarati, la sua lingua madre). L’ho usato come cavia regalandogli una Bibbia tradotta in inglese in modo molto più accurato della versione di San Gerolamo, considerata canonica dalla gerarchia cattolica, anche se, per esempio, traduce la parola yamsuf (mare di canne) come se fosse Yamsur (Mar Rosso), creando così la fanfaluca di Mosè che divide le acque. Lettala, il Prof. Jeshrani mi fece questo commento: “Senti, più vengo a contatto con la cultura occidentale e più mi stupisco! Ma come fate a fondare delle religioni importanti come l’ebraismo e i vari cristianesimi su un libro in cui imperversa un dio antropomorfico, permaloso, vendicativo, geloso, spesso veramente cattivo e schizofrenico, quasi sempre in contraddizione con se stesso e la logica, con un’abilità incredibile a trasformare ridicole piccinerie in affari di importanza capitale che, se per caso volesse diventare membro del Nairobi Club, si vedrebbe sicuramente la sua domanda rigettata dal direttivo del club per via dei suoi ben noti comportamenti non certo da gentiluomo? In India abbiamo dozzine di antichissimi libri altamente spirituali e di grande saggezza, dai Veda alle Upanishad; perchè non vi rifate ad uno qualsiasi di questi testi? Ci guadagnereste in chiarezza e nobiltà di pensiero”.

Già, perchè?

La Bibbia causerà l’estinzione dello stato di Israele. Shlomo Sand, professore di storia all’università di Tel Aviv, ha appena pubblicato un saggio che ha provocato violente discussioni a Israele, come è destino di tutti i libri che smontano miti, tabù e indimostrati luoghi comuni e, in questo libro, intitolato in italiano “L’invenzione del popolo ebraico”, edito da Rizzoli, riporta un interessante dato statistico: il numero degli ebrei che scappa ogni anno da Israele è più elevato della somma degli ebrei che immigrano e dei neonati locali. Questo avviene perchè gente normale si rifiuta di vivere in un regime teocratico molto simile, mutatis mutandis, a quello degli ayatollah iraniani! Un paio di esempi citati nel libro: uno degli ufficiali più decorati dell’esercito israeliano, membro dello staff di Moshe Dayan e autore delle strategie e delle tattiche che fecero vincere a Israele la Guerra dei Sei Giorni, è ricorso all’Alta Corte perchè il Ministero dell’interno negava la cittadinanza israeliana ai suoi due figli, nati, cresciuti ed educati in Israele ed entrambi combattenti in prima linea nella stessa guerra, ed ha perso la causa perchè sua moglie, madre dei due ragazzi in questione, è una protestante! Poi, ad ogni elezione, migliaia di rabbini ed ebrei fondamentalisti arrivano all’aeroporto dall’estero con viaggi turistici organizzati, trovano pronti i certificati di nazionalità che consentono loro di votare prima di tornarsene a casa loro e così, i partiti su cui il rabbinato fonda il suo strapotere, mandano al parlamento un numero di deputati capace di ricattare la politica che osi di essere seria.

L’arroganza con cui il rabbinato israeliano si impone al governo del Paese è impensabile e molto più grave della fisiologica arroganza di qualsiasi casta clericale che riesce ad andare al potere e impone la sua prepotenza senza dare spiegazioni, perchè pretende di agire in nome di Dio è paragonabile solo all’arroganza del Vaticano nei confronti della Repubblica Italiana! Per esempio, due giovani innamorati l’uno dell’altra, non possono sposarsi ad Israele se non sono entrambi ebrei, perchè le leggi dello stato non prevedono l’istituto del matrimonio civile e i rabbini celebrano solo i matrimoni che vogliono loro!

L’umanità ha prodotto tanti testi di dignità almeno pari a quella della Bibbia, alcuni dei quali, fin da ragazzo, li ho sempre voluti a portata di mano, per leggerli quando ho bisogno di sentirmi migliore (cioè spessissimo), come il De rerum natura, il Faust ed il già citato Kalevala (purtroppo il mio rudimentale finlandese è assolutamente insufficiente a leggerlo in originale, ma ne ho una splendida traduzione in tedesco). Sono testi che, fortunatamente, nessuno si è mai sognato di considerare come ispirati da Dio, ma la cui lettura può solo fare del bene a tutti, perchè altamente morali e completamente privi dell’intrinseca pericolosità sociale tipica delle religioni rivelate (quando parlo di pericolosità sociale delle religioni rivelate, amo giustificare questa definizione dicendo che un imbecille in possesso di un libro che ritiene essere stato ispirato da Dio, quando ha finito di leggerlo, se è sufficientemente imbecille, si affretterà a mandare Giordano Bruno al rogo).

Un’ulteriore riflessione dopo la lettura della Bibbia stimola altre domande: perchè mai un Dio universale che avesse voluto manifestarsi all’umanità dovrebbe aver scelto di farlo in un contesto socio-culturale così insignificante nel quadro dello scacchiere mondiale, dimenticando i milioni di cinesi, indiani, africani e gli sconosciuti abitanti delle Americhe, che pur erano milioni, prima che i cristiani di Spagna e Portogallo li annientassero, forti dell’editto papale che autorizzava esplicitamente il re del Portogallo a considerarli mera selvaggina? E come mai tutti i testi ritenuti rivelati da dio (Antico Testamento, Nuovo Testamento e Corano) nascono nella stessa area geografica e sembrano essere informati da presupposti psicologici e culturali del tutto analoghi?

Io credo che una risposta a queste domande possa essere data solo se si considera la prepotente presenza dei deserti nell’ambiente di nascita delle cosiddette Sacre Scritture.

Solo chi ha provato a passare del tempo nel deserto non andandoci con una carovana turistica organizzata con tende, frigoriferi, cucine, collegamenti radio e personale di servizio, ma con uno zaino sulle spalle e affidandosi all’ambiente naturale per la sua sopravvivenza può aver sperimentato ciò che il deserto provoca nel nostro subcosciente. Io non conosco bene il Deserto del Sahara in cui mi sono addentrato solo per una brevissima e insignificante visita turistica dal Marocco, con un gruppo organizzato, ma conosco bene per averlo attraversato per ben due volte il Deserto del Kalahari, nell’Africa sud-occidentale, fra Botswana e Namibia e mi sono addentrato nel Deserto del Thar nel subcontinente indiano, giganteschi e altrettanto proibitivi, e lì ho sperimentato nella mia psiche il senso di assoluta impotenza, di sconfitta, di smarrimento, di bisogno insopprimibile d’essere salvato che l’ambiente desertico sa evocare in noi e ho capito benissimo perchè, rispondendo a questo pesantissimo carico psicologico, il dio delle religioni rivelate nate nel Medio Oriente è sempre un benigno salvatore di aspetto antropomorfico, pronto a fornire, con le sue arti magiche, cibo e acqua a chi ha fame e sete, a differenza delle divinità concepite da altri popoli, viventi in ambienti naturali più ospitali!

PROF. DR. ALBERTO BENCIVENGA
Medico-Chirurgo (Roma)
Ph D (Brent.)
Specialista in Chirurgia generale (Firenze)
Specialista in Chirurgia addominale (Firenze)
Specialista in Urologia (Firenze)
Facharzt für Chirurgie (Tübingen)
Fellow, College of Surgeons (ECSA)
Individual Member, AO International
Professore Emerito di Chirurgia Generale, Università Nazionale della Somalia
Professore Emerito di Chirurgia Ortopedica, Università di Nairobi
Honorary Consultant Orthopaedic Surgeon, The Aga Khan University Hospital, Nairobi
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Sabato 08 Giugno,2013 Ore: 22:12