SIAMO DEBITORI E NON PROPRIETARI DI QUELLO CHE ABBIAMO PERCHE’ SIAMO PRIMA DI TUTTO, DEBITORI DI QUELLO CHE SIAMO.

A CURA DI CARLO CASTELLINI

 Questa riflessione lapidaria è desunta dall’opera IL GRANELLO DI SABBIA, del grande giurista FRANCESCO CARNELUTTI (1879-1965). Il tema è profondamente cristiano, perché si lega al concetto di grazia che è “IN PRINCIPIO” alla nostra stessa esistenza. E’ famosa la variazione introdotta dal teologo KARL BARTH, all’asserto cartesiano COGITO, ERGO SUM, “PENSO, QUINDI SONO”; “COGITOR, ERGO SUM”, SONO PENSATO, (DA DIO), QUINDI SONO”. Alla radice del nostro essere ed esistere, vivere e operare c’è una scelta e un atto divino, una parola che ci ha chiamati. Non siamo allora proprietari, ma debitori, come suggerisce CARNELUTTI.
 Questa considerazione sulla trascendenza della vita ha una sua attualità nei giorni in cui viviamo,, così inclini alla tentazione di prevaricare su questa realtà ritenendola campo libero per ogni incursione, quasi fosse solo una questione biologica o fisica. Affermata con vigore questa dimensione religiosa della vita (e intendiamo l’aggettivo nel senso più largo del termine), esaltata la grazia divina che ci pr4ecede, dichiarata l’indisponibilità della persona a ogni manipolazione, dobbiamo però riconoscere che la vita è anche un compito affidato alle nostre mani.
 
Come dicono di Tedeschi è “GABE”, “DONO”, ma anche AUFGABE, “IMPEGNO”. Ciò che siamo lo dobbiamo al creatore, ma ciò che diventiamo lo dobbiamo anche alle scelte della nostra libertà, alla sollecitudine della nostra applicazione, alla nostra solerzia. Il talento ricevuto non deve essere sepolto nel fondo oscuro dell’inerzia e della non curanza negligente.
(Gianfranco Rravasi dal breviario laico), A CURA DI CARLO CASTELLINI.


Martedì 12 Gennaio,2010 Ore: 10:55