21 febbraio 2018
Dio non è il manovratore occulto del nostro essere

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 21 febbraio 1982
Marco: 2, 1-12


Ciò che stupisce in questo passo evangelico è che si faccia tutto questo traffico per ottenere una guarigione. Mentre Gesù comincia con la remissione dei peccati. Quelli bussano in un modo, Gesù risponde in un altro modo. Ma se guardiamo il comportamento dell'ammalato, in questo caso del paralitico, ci viene qualche dubbio circa l'atteggiamento interiore suo. Credo che fossero più gli altri interessati a chiedere la guarigione che non lui perché ho l'impressione che lui vivesse in un dramma che talvolta ci prende. Probabilmente questo paralitico, sapeva da dove derivava quella paralisi cosi come un bevitore sa benissimo da dove deriva il suo mal di fegato.
Dai, vai a farti guarire perché Gesù è un guaritore, poi quando i due si guardano negli occhi Gesù dice Ti sono rimessi i tuoi peccati, perché la guarigione dal peccato è più importante della guarigione dalla malattia. Male tutti e due, ma se dobbiamo ricercare il rapporto causa-effetto, é meglio che diamo la preminenza alla causa. Certo, certo il cristianesimo combatte su due fronti: Gesù é venuto per togliere il peccato e per togliere gli effetti del peccato. Ma se dobbiamo mettere sulla bilancia il peso di importanza tra le due cose o delle due cose allora ecco che bisognerebbe dire che è molto più importante la lotta contro il peccato che non la lotta contro la malattia. Anche se poi al termine del discorso dovremo dire che la lotta dovrà essere concomitante.
Certo, per spiegare più a fondo il significato di questo asserto dovrei fare qui una piccola lezione di filosofia religiosa, ma credo che sia sufficiente dire che se noi parliamo in asso1uto, c'é prima il peccato e poi la malattia. Ad esempio, se uno mi chiede: prima l'uovo o la gallina? gli risponderei che, se parliamo in assoluto, è prima l'atto della potenza. Se parliamo rispetto alla nostra conoscenza, allora è prima la potenza dell'atto. Ma per un buon filosofo, parlando in assoluto, é certamente prima la gallina.
É vero che la malattia ha la sua radice nel peccato, ma - dobbiamo precisare - non nel senso inteso dai farisei. In questo caso dagli scribi che stavano osservando la scena, pensavano che il paralitico avesse fatto qualche peccato e che Dio lo avesse pizzicato con una contro risposta di tipo estrinseco. Ecco ciò che non possiamo accettare, ed ecco ciò che molti di noi in una fase infantile della loro religiosità vanno pensando. Io credo che non ci sia schiavo al mondo come colui che non commette taluni peccati perché ha paura che Dio lo punisca. Dio dall'esterno, non verrà certamente a prendervi per il colletto, perché se questa fosse la condizione del rapporto dell'uomo con Dio, noi credenti che non facciamo il peccato perché abbiamo paura di Dio saremmo la peggiore specie di uomini che esiste sopra la faccia della terra.
La guarigione del paralitico, per quanto ci concerne, serve a farci riflettere sul fatto che Cristo é più preoccupato di mettere o di rimettere in sesto un peccatore che non un malato. Quando ho raddrizzato la concezione del mondo all'interno di una coscienza ho portato luce anche sull'origine e sulla possibilità di eliminare la malattia. Mentre, se io guarissi per incanto il mondo da tutte le malattie e lasciassi le coscienze così, nella loro condizione di follia interiore di degrado, che tale mondo hanno prodotto, e tale mondo producono, nel giro di poche battute mi ritroverei il mondo a catafascio come prima e peggio di prima.
Cosa strana, anche i medici, credenti o atei che siano, di fronte alla malattia che voi denunciate, vi fanno domande che affondano le radici verso le zone delle scelte coscienziali. L'80% dei ricoverati - mi ci metto anch'io - é causa di peccato proprio o altrui. I più spassosi bugiardi si trovano per esempio in ortopedia per un incidente stradale: di chi la colpa? È e sempre degli altri, ad ogni modo un peccato di qualcuno, su questo non c'è dubbio, chi non ha tenuto la destra, o chi ha voluto fare un sorpasso e così via, in ogni modo un peccato.
Il dramma si accentua quando noi coinvolgiamo Dio nella nostra stupidità. Oh Dio fammi guarire,
diceva un alcolizzato, ma a chi gli offriva acqua, dopo una semiparalisi dovuta all'alcool, ripeteva Io non berrò acqua in eterno! Ecco la mentalità ebraica dello scriba: crediamo che sia Dio il manovratore occulto del nostro essere e lo preghiamo perché intervenga meccanicamente a riparare le nostre stupidità senza volere diventare noi creature nuove. Ecco l'intesa fra Gesù e il paralitico, peccato personale, rimesso il quale adesso puoi portare in pace la tua malattia.
Francesco di Assisi muore a 44 anni, ognuno di noi lo sa, distrutto dai mali fisici. Domanda: quei mali erano dovuti a peccato? Di altri sì, non suoi. Quell'uomo si era distrutto il fisico perché si era messo a servizio di una causa che noi tutti conosciamo. Baudelaire che muore pure a 45 anni, però, é colpevole di avere abusato non solo del suo corpo, ma di avere abusato dell'oppio. Quindi sarebbe morto per distruzione di droga. Muoiono tutti e due a 44 anni, ma ripeto, c'è una bella diversità, uno muore per un perché finale e l'altro invece muore per un misero perché causale. Ecco tutta la diversità. Gesù è morto in croce, per una causa dunque, ma non a causa di qualche peccato suo.
È da tempo che tento di smorzare il più possibile il miracolismo della vita di Gesù. I “miracoli” li mettiamo tra virgolette, perché avrebbero semplicemente una funzione pedagogica per dirci ciò che il cristiano dovrebbe fare per essere in ordine con la sua fede. É ovvio che Gesù ha fatto questi miracoli che noi conosciamo, ma voi vedete che Egli mette in opera sempre qualche accorgimento esterno, quasi a dirci che noi ne possiamo fare di più grandi, se la nostra fede ci cambiasse il cervello, e avremmo la possibilità di esercitare scientificamente dei miracoli molto più interessanti di questo.
Qualora arrivassimo a liberare l’uomo da tutte le malattie, dovremmo comunque quel giorno, fare ancora qualcosa per rendere stabile una tale conquista, altrimenti si riproporrebbe ciò che forse é già accaduto. Vedete che sto girando attorno al concetto del “Peccato Originale”. Se l'uomo non avrà ottenuto, in quella ipotesi felice, una concomitante vittoria spirituale su sé stesso, si ripresenterebbe sotto forma indiretta un precetto più o meno simile a quello biblico.
Lo ricordate il precetto biblico? Dio prende quelle due deliziose creature che sono Adamo ed Eva, li mette in quel paradiso terrestre e poi dice a questi simpatici signori: questo potete mangiare, questo no. Fu inteso come un ordine probabilmente, invece era una indicazione finalistica. La disobbedienza è una deviazione dai finalismi e Dio per mettervi rimedio non conosce l'intervento miracoloso dall'esterno delle cose, come andiamo pensando noi teisti da strapazzo, uomini religiosi e non cristiani. In linea di principio io ammetto che Dio può fare i miracoli, ma ho l'impressione che la sua pedagogia proprio consista nel non usarne mai, perché il vero miracolo l'ha già fatto Lui mandando il Figlio.
Allora, Dio pare che conosca solo il miracolo dell'invio di un Redentore, che tenta congiuntamente la guarigione dal peccato, perturbazione dello spirito, e dagli effetti del peccato che potremmo definire perturbazione dei finalismi. Per paradosso si potrebbe dire che la morte é già stata sconfitta da Gesù Cristo risorto, mentre a noi, a noi resta il compito di sconfiggere gli effetti temporali del peccato.



Domenica 18 Febbraio,2018 Ore: 17:12