L'omelia del
6 gennaio 2013  

Pronunciata il 6 Gennaio 1983


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo di re Erode, alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov'è il re dei giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da coloro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu Betlemme terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda, da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo”.

Udite le parole del re essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. AI vedere la stella essi provarono una grandissima gioia.

Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Avevano già capito che il prezzo dell'oro sarebbe cresciuto e allora, invece di lasciare dei dollari al bambino Gesù, hanno lasciato dell’oro. Quell'oro sarà ancora in giro per il mondo perché, non vi è dubbio è un metallo prezioso che non si consuma così facilmente. Dove sarà poi andato a finire solo Dio lo sa. Scusate l'introduzione un poco sfacciata. Oggi abbiamo due debiti, il primo è quello di concludere il discorso sulla pace aperto la settimana passata, il secondo è quello di parlarvi brevemente della giornata missionaria celebrata in questo giorno dai padri cappuccini che hanno una missione nel Centro dell’Africa. Su tutto e su tutti ci sarà il discorso dell’universalismo cristiano aperto appunto con la festa dell’Epifania.

Vi dicevo dunque l’altra volta che un intellettuale cristiano del terzo secolo aveva scritto quelle mirabili parole che riassumevano un poco l’universalismo cristiano. Vi ripeto il testo, due righe da impararsi a memoria. “ Qualsiasi terra straniera è patria per i cristiani, ogni patria è terra straniera”.

Vi dissi che dopo l’epoca Costantiniana, in cui questa massima, fu per così dire sconvolta dal connubio fra l’impero e la religione “cristiana”. Dopo quell’epoca viviamo in nevrosi. La nostra vita religiosa e la nostra vita cristiana è certamente una nevrosi continua.

E che sia una nevrosi ne ho la dimostrazione da una lettera scritta dal patriarca di Mosca e di tutte le Russie di nome Pimen al Papa.

“Mi rivolgo a lei - dice il patriarca di Mosca - con profonda inquietudine e preoccupazione per l’intenzione dei dirigenti dei paesi della Nato di decidere di dislocare nuovi missili a medio raggio nell’Europa occidentale inclusa l’Italia. Tale decisione può coinvolgere i popoli e gli stati d’Europa e del mondo intero, in una nuova scalata della paura e della corsa agli armamenti, rendendo più vicino il pericolo di una nuova rovinosa guerra. Le speranze per il disarmo e la distensione vengono poste seriamente in dubbio. Il Governo Sovietico - continua il Patriarca di Mosca - si è rivolto ai dirigenti dei paesi della Nato, con la proposta di avviare trattative circa la riduzione delle armi missilistiche nucleari. Noi riteniamo che questo sia il sistema migliore per garantire la pace e la sicurezza dei popoli. Mi rivolgo fraternamente a lei, amato fratello in Cristo, perché utilizzi tutta la sua influenza morale e il suo prestigio per impedire queste intenzioni funeste per la pace e la distensione. Dio che ci chiama alla pace che ci aiuti nella sua onnipotenza in ciò. Con fraterno amore in Cristo. Patriarca di tutte le Russie ecc”.

Lo so, qualche cattolico subito dirà che il Papa dovrebbe rispondere: Lo stesso discorso vale anche per me. Sarebbe una atroce risposta. Guai a chi dovesse coltivare nel proprio cervello la risposta che ho sunteggiato qui. Sarebbe un suggerimento diabolico, almeno per le cose così come le vedo oggi io. Ecco quale dovrebbe essere la risposta: Fratello, è venuto il momento di saggiare la nostra fede comune in Cristo. Incontriamoci io e lei insieme coi vescovi delle altre chiese cristiane e protestanti, e rivediamo i nostri rapporti con lo stato nazionale, rivediamo a fondo il rapporto fra stato e chiesa.

Resterà sempre uno scandalo per la ragione, il fatto che le gerarchie delle singole religioni o chiese cristiane, siano incapaci di trovare una linea comune su questo tema così vitale della fratellanza, di cui si dicono agenzie qualificate e uniche. Che possano barare al gioco i politici e che non riescano a saltarci fuori su questo tema, siamo tutti perfettamente d’accordo, ma che vengano meno all’appello le religioni, che proprio a questo sono delegate e finalizzate, questo è il massimo della tragicità, in cui possa vivere la fede di un credente.

Leone Tolstoj, aveva scritto al Sinodo di Mosca, dove si sganciava definitivamente da quella chiesa, eravamo in epoca zarista, era proprio la connivenza della chiesa, laddove c’era da scatenare una guerra, tutte le volte la chiesa nazionale era sempre fedele alle decisioni dello zar.

Viceversa qui in occidente, tutti gli episcopati furono fedeli anche quando i cristiani facevano le guerre fra di loro. Nell’ultima guerra, tutti gli episcopati erano fedeli alle truppe della loro nazione e mai che una volta si siano riuniti per chiedersi: cosa facciamo qui, noi che abbiamo la guida spirituale di queste persone.

Non domandatemi un giudizio sul passo successivo di distaccarsi anche da Cristo, negandone la divinità, anche perché appare strano che da un lato Tolstoj rifiuta la divinità di Cristo e che poi quando vuole fondare una qualche sua tesi, altro non fa che riferirsi al testo evangelico. Beh, il problema lo dovremo discutere una qualche volta quando parleremo della conversione o del battesimo, se volete.

Allora a questo punto io mi sento abbastanza libero per esplorare dentro alla mia chiesa cattolica, fino al punto di essere creativo e in modo tale da offrire i frutti della mia ricerca. Nulla di più vuole essere quel manifestino che abbiamo appunto stilato insieme con alcuni amici.

Tutti gli anni celebriamo questa giornata missionaria, in cui, da un lato dobbiamo pregare per le missioni, salvare l’idea missionaria, e dall’altro dobbiamo chiedervi anche dei denari per mandare, avanti così questa impresa, perché sul piano umano è anche un’impresa, un’impresa dove ci sono da acquistare delle macchine, delle attrezzature ecc. ecc. Non potendo fare l’elogio dei missionari non mi resta che fare l’elogio delle missioni, non potendo più scrivere l’apologia del cristiano scriverò l’apologia del cristianesimo.

Facendo l’elogio delle missioni devo fare l’elogio di coloro che si occupano in modo materiale di questo aiuto alle missioni. Qui tra voi c’è quel fraticello, che tutti gli anni passa con la borsetta e verrà anche oggi, a raccogliere il denaro, ed è proprio uno di queste persone che, si spendono per poter mantenere l’apparato delle missioni giù nel Centro Africa. Persone che vedo tutti i giorni qui sul camion alla ricerca di un pezzo di carta, del fil di ferro, di una macchina vecchia e così via.

Allora mi si dice di pregare, veramente più che pregare Dio, dovrei pregare i missionari perché trovino la forza di farsi africani con gli africani, non perché ciò sia una tesi buona, ma perché essi credono che sia buona. Siccome loro accettano questa teoria che bisogna farsi africani con gli africani, mangiare quel che mangiano loro, vestirsi come si vestono loro e così via, il che non è. Perché loro evidentemente vivono all’europea laggiù non all’africana. E allora vedete la tesi cigola nella pratica.

Ma siccome io non credo a questa tesi, la preghiera sarà di un alto tenore, perché, se nelle preghiere non entriamo anche noi a fare la nostra parte, le preghiere sono tutte ambigue e insidiose. Io prego perché essi allora siano cristiani tra gli africani. Non africani con gli africani, ebrei con gli ebrei, indiani con gli indiani.

Facciamo l’offerta e vi invito ad essere generosi, perché la preghiera che io faccio a loro, in questo caso non più a Dio, se non perché muti il cervello nostro e loro, facciamo le offerte con preghiera di utilizzarle a fini apostolici. Badate il nostro denaro è già sporco per la sua origine. Preghiamo perché questo denaro, venga utilizzato per fini apostolici, perché almeno ci sia potenzialmente un riscatto di questa sporcizia. Guai se si dovesse aggiungere sporcizia alla sporcizia. Allora, scusate, sarebbe molto meglio mandare in Africa del letame e non del denaro, perché almeno si favorirebbe lo sviluppo dell’agricoltura.




Venerdì 04 Gennaio,2013 Ore: 17:25