Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
16 ottobre 2011

Pronunciata il 18 ottobre 1981


Matteo 22,15-21

In quel tempo i Farisei avevano udito che Gesù aveva ridotto al silenzio i Sadducei, ritiratosi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e che insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia alcuno. Dacci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?” Gli risposero “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.”

Stiamo al testo evangelico che non affronterò di petto, ma di cui voglio farvi gustare una possibile soluzione. Questo passo famoso che continuano a ripetere, che i politici continuano a ripetere, che noi quando facciamo al braccio di ferro con i politici continuiamo a ripetere, questo: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Potremmo fare una traduzione un po’ più capibile, per esempio: date a Cesare ciò che appartiene a Cesare, date a Dio ciò che appartiene a Dio.

Dunque, si dice normalmente ci sono le due autorità, Cesare che rappresenterebbe l'autorità civile, nel medioevo l'imperatore, poi Dio dall'altra parte, di cui la Chiesa sarebbe la rappresentante costituita. Ora, questa interpretazione parte da un presupposto: la legittimazione, dei re da una parte, cosa che Gesù Cristo no ha mai fatto. A partire dal secolo passato é caduta la concezione autoritaria di una regalità derivata da origine divina.

Abbiamo fatto le bizze con il concetto di democrazia, poi veniamo a scoprire che altro non è che una piccola immagine di ciò che Gesù intendeva fare quando ha creato la Chiesa o la ecclesia, tanto per tenere il discorso più alto. Questa impostazione che laici ed ecclesiastici continuano a ripetere, sarebbe la legittimazione del loro stato-quo, ed é questo che invece Gesù era venuto a contestare. Ecco,come credo, debba essere compiuta la deduzione fino in fondo.

Con questa risposta di Gesù, ripeto: “Rendete a Cesare ciò che è di cesare a Dio ciò che è di Dio”, li batte con una logica sconcertante. Se ne tornano a casa, ci avranno riflettuto, non ci avranno riflettuto, ma forse qualcuno più intelligente avrà capito che Gesù voleva dire quanto sto dicendo. Dunque Cesare, non é Dio - e poi reciproca - non lo é neanche quando si chiama Costatino, invece a Costantino si sono attribuiti attributi divini, almeno alla pari come quello dei vescovi.

Qui ci sarebbe la sconfessione di una certa forma di teocrazia. Eh già, perché il braccio di ferro poi é sempre questo, abbiamo fatto le conquiste della democrazia, adesso diciamo che ognuno é sovrano nei due ambiti, però voi sapete nel medioevo, quanto il braccio di ferro fosse insistente e da tutte e due le parti .

Dunque, ripeto, Cesare non é Dio, e Dio non é Cesare. Che cosa voleva dire qui Gesù? Prendere le di stanze da tutto il Vecchio Testamento, dove Dio era concepito come un capitano, il Dio degli eserciti, avete sentito nell’epistola, qui Isaia: quello era il buono poi gli altri saranno i cattivi, sempre in questo sistema, sarebbe Dio dunque che legittima l'autorità a questo livello.

Se Cesare non è Dio, non è l’uomo, perché lui stesso è un’uomo, dunque non ci sarà mai un re per diritto divino.

La concezione della regalità per diritto divino, non fu contestata sul piano teologico dalla rivoluzione francese, fu contestata la legittimazione del re. E quindi si tratterebbe qui di vedere da dove veniva l'autorità e noi diciamo che deriva dal popolo, non deriva da Dio. Anche dopo la rivoluzione francese, in ambito ecclesiastico, si continua a voler credere che i re fossero di legittimazione divina, dico i re, quelli che erano sul trono! Perché quando la madre di Carlo Alberto, statuto Albertino - non mi viene il nome - quando i liberali, andarono sotto le finestre a Torino nella reggia per chiedere la costituzione, l’anziana madre si affacciò alla finestra con un buon cordiale in mano, poi correva dal suo teologo - credo fosse un Gesuita - a dire: ma il regno me lo ha dato Dio o non me lo ha dato Dio? Perché se me lo ha dato Dio, questi qui non me lo possono assolutamente togliere. Si signora - diceva il teologo - il regno ve lo ha dato Dio e voi governate in nome di Dio. Però i rivoluzionari chiedevano Costituzione, che vuol dire metter un freno allo strapotere della monarchia.

Credo di essere in linea con san Francesco prima, poi con Gesù Cristo, per cui o noi, il punto di rivoluzione lo rifacciamo nel Vangelo o diversamente quale che sia il punto che noi prendiamo, o la tradizione, o il futuro, o le idee del momento, mi dispiace, quelle non porteranno mai verso la soluzione. Dunque, ecco che cosa ci sta sotto a questo passo evangelico.

E per quanto riguarda quei due terzi dell'umanità che dopo duemila anni di cristianesimo non conoscono ancora il suo vangelo? L'abbiamo presentato con questa serie di errori, non abbiamo chiarito il rapporto sociale che è ancora apertissimo e riguarda il rapporto fra Stato e Chiesa e così via. É da domandarsi se in queste condizioni, il messaggio evangelico brilli o se invece non sia oscurato dalla nostra interpretazione.

Poi, da questo passo abbiamo dedotto la distinzione tra i due poteri come se fossero di origine divina. No, la Chiesa non può essere un potere perché ne é l'azzeramento! Le parole di Gesù sono chiare: “I re delle genti le governano, le tengono soggette, si fanno chiamare benefattori, ma tra voi - ecco l’ecclesia - non deve essere assolutamente così. Chi è il primo sia l’ultimo”.

Dunque il grande concetto del servizio. L’esempio è quello della madre con i figli, comanda la madre nei confronti del bambino, lo lascio decidere a voi. Che poi con il passare degli anni nella testa di una donna subentrino questi principi del comando e della manovra, questa è tutta un’altra questione. Bene, così doveva e dovrebbe essere la Chiesa istituita da Gesù.

Gesù dunque non é un potere, voi sapete che lo volevano fare re, é sempre scappato via, sempre per togliere l'equivoco dalla testa appunto della gente. Gesù é un pensiero, vale a dire é un logos che ripete che non esiste alcun potere che non sia servizio. E il diritto divino, quello dei re quello di cui ho parlato prima, da dove é venuto fuori? É venuto fuori dal Vecchio Testamento, certo, dal Vangelo non poteva venir fuori! Si, si é lottato contro i re, ma perché non erano come volevamo che fossero, non perché non erano secondo la visione evangelica.

Adesso voglio portarmi nel vivo delle nostre vicende. Tutti voi conoscete che nel cattolicesimo c'é il famoso caso Lefevre, quel vescovo francese che si é ritirato in svizzera a Ecombe e che contesta il concilio. Badate, fin lì potrebbe essere poco male, perché anche il sottoscritto contesta il concilio, non da destra - come Lefevre - né da sinistra, ma perché i concili crescono gli uni sugli altri e non crescono più sul Vangelo. Chi legge con attenzione i testi del concilio troverà questa duplice anima: i progressisti e i tradizionalisti.

Lefevre accusa le autorità vaticane di scendere a patti con gli avversari della Chiesa e di scendere a patti anche con le altre religioni. In un colloquio che egli ha avuto con il cardinale Ratzinger, il quale aveva sostenuto che oggi non esiste più alcun “stato cattolico”, avete capito? Oggi non esiste più alcun stato cattolico nel senso che al cristianesimo religione di stato é stata sostituita la libertà di coscienza. Questa libertà di coscienza la difendiamo nel paesi totalitari, laddove ci sono delle ideologie che combattono la struttura storica del cristianesimo, ma questa teoria bisognava tirarla fuori all'epoca di Costantino, o di Teodosio, o di Luigi XIV, invece a costoro abbiamo dato carta libera, dove libertà di coscienza in nome della verità, della nostra verità non c'era.

Tornando al colloquio, quando il cardinale Ratzinger ha finito di esporre questo principio, Lefevre si è alzato e ha risposto: "A questo punto non c'é più possibilità di comprenderci”. Signori, mi affido alla vostra intelligenza, ecco che cosa c'é nella testa di Lefevre, vescovo, credo ordinato all'inizio del secolo, dove quelle teorie erano insegnate in tutti i seminari, e queste teorie erano ancora insegnate quando io, giovane studente facevo appunto teologia. Teorie che mi hanno sempre disturbato, poi finalmente dopo il Concilio si é potuto respirare in un clima di libertà nel tentativo di riguadagnare la cosi detta verità.

L'ecumenismo potrà avere un suo esisto solo se si partirà dal presupposto di essere tutti fuori strada rispetto a Gesû. Non rispetto alla tradizione come dice Lefevre, non rispetto alle idee del secolo, come dicono i sinistrorsi rispetto a Gesù; rispetto cioè al Vangelo a Dio. La prova é data dal fatto che le interpretazioni del vangelo hanno portato a posizioni contraddittorie. Li avete visti ieri sera il Patriarca russo insieme con il Papa e altri, voi li vedete lì ne abbiamo due esemplari. Andate un po' a vedere cosa c'é nella loro testa, ognuno ritiene che sia deviato l’altro.

Ai missionari dico: andate in giro a mostrare la ruota, il primo uomo che ha fatto la ruota, l'ha mostrata come brevetto, non é andato in giro a far delle lezioni sulla verità del moto e cosi via, ha mostrato la ruota, punto e basta. O mostrate la ruota, oppure ve ne state a casa, perché del turismo che favorisce la curiosità, lo spirito di avventura e il mercato nero é pieno il mondo.



Domenica 16 Ottobre,2011 Ore: 16:30