Le omelie di Padre Aldo bERGAMASCHI
3 aprile 2011

Pronunciata il 29/3/1987


Giovanni 9,1.6-9.13-17.34-38
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa “Inviato”)... Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: “Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?.. Alcuni dicevano: “È lui..; altri dicevano: “No, ma gli assomiglia... Ed egli diceva: “Sono io!”.
Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri dicevano: “Come può un peccatore compiere tali prodigi?”. E c'era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “È un profeta!”. Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”. E lo cacciarono fuori.
 
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: “Tu credi nel Figlio dell'uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!”. E gli si prostrò innanzi.
Siamo, credo, al passo più difficile di tutto il Vangelo. Facciamo bene attenzione a non restare coinvolti dal racconto, facciamo bene attenzione a non sottolineare il “miracolo” messo tra virgolette perché questi sono dei falsi problemi. Ci sono problemi più profondi, problemi gravi per il teista: sapere come si organizza, in quale modo, c'è la presenza di Dio nel mondo, questo è il vero problema. Sapere che cosa Gesù ha detto di definitivo relativamente a questo problema.    
Cominciamo con il prendere la frase clou di tutto il Vangelo, ripeto: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è cosi perché siano manifestate in lui le opere di Dio”. Si discute il problema dell’handicap, da dove viene l'handicap? Per un teista è un problema pesante. Se non ci liberiamo da una certa mentalità miracolistica entro cui viviamo, probabilmente da secoli. Vi confesso che non mi sono ancora del tutto conciliato con questa risposta di Gesù, ma credo di avere trovato la strada per una interpretazione corretta.
Gesù rifiuta la tesi dei discepoli e di tutta la teologia dell'epoca sostenuta dai farisei, la quale tesi, faceva derivare la cecità, e la cecità è soltanto uno degli handicap. Dobbiamo occuparci di questi handicappati, anzi appartiene anche questo alla carità cristiana, ma la vera carità è di interrogarci di dove viene l'handicap. Abbiamo la tendenza ad andare a trovare dei colpevoli. Gesù dice: "La colpa non è né sua né dei suoi genitori e neanche naturalmente di Dio". Ecco la sorpresa, mentre la mentalità dell'epoca era: Sei nato nei peccati e vuoi venire a insegnare a noi. Una teologia ben chiara: Tu sei nato cieco perché i tuoi genitori devono aver commesso chissà quale peccato.
   Attenzione non confondiamo l'AIDS con questi handicap, perché per quella bisognerà fare un discorso a parte, giacché Gesù nella sua visione del mondo è venuto esattamente a dirci quale dovrà essere il nostro comportamento nella realtà. Realtà che non è felicemente concordata con noi, ma dunque, dobbiamo rivedere la nostra visione del mondo, in ciò consiste la rivelazione cristiana e dobbiamo rivedere, si capisce, anche tutta la nostra morale e i nostri comportamenti. Ora qui Gesù esclude una colpevolezza e non rimanda a Dio, perché questo è l'altro pericolo del teista: quello cioè di introdurre Dio per eccesso nel mondo applicato ai fatti naturali.
    Ecco un'alluvione, un ciclone che spazza vie case e uccide uomini, un fiume che straripa, un terremoto, e così via, allora il teista si domanda: si vede che Dio era stanco, ha mandato finalmente il suo castigo. L’interpretazione teista di tutte le disgrazie va a finire esattamente dentro a questo imbuto. Bene, non è pensabile che Dio, come appare dalla lettura di questo racconto, abbia fatto nascere cieco quell'individuo per manifestare in lui - diciamo a titolo di cavia - la sua opera miracolosa.
    Questo è un altro limite nella Scrittura, il caso di Tobia, il quale, persona santa, si preoccupava di andare a seppellire i morti uccisi di notte del suo gruppo. Un giorno poverino, aveva voglia di riposarsi un poco, si sdraiò sotto un muricciolo, ma su quel muricciolo c'erano dei passeri o delle rondini con il loro nido, fatto sta che lo sterco di una di queste rondini va proprio a finire negli occhi del nostro Tobia, il quale ahimè diventa cieco. Quest'uomo è un sant'uomo e allora come mai Dio l'ha punito? Bisogna trovare un altro canone interpretativo. Si dice nel Libro di Tobia: “Dio ha permesso che quella rondine lasciasse cadere il suo sterco nell'occhio di Tobia per dimostrare a tutti gli uomini in che cosa consiste la pazienza e la capacità di sopportare i mali”.
Ma è ovvio che 1a spiegazione tiene fino a un certo punto perché Dio sarebbe coinvolto direttamente. Il caso di Tobia ci dice che quando noi vogliamo fare un riposino, non dobbiamo andare dormire con gli occhi aperti, sdraiati supini all'aria aperta, perché può esattamente accadere quello che è accaduto a Tobia.
    Il provvidenzialista, cioè colui che introduce Dio per eccesso nel mondo, viene a dirvi che tutto questo è stato fatto perché gli uomini imparassero ad essere pazienti. In realtà il povero Tobia, intendiamoci, lo fu paziente, perché mentre gli altri dicevano: Ecco tu che credi in Dio, tu che fai del bene hai poi ricevuto questo, ed egli rispondeva: Dio mi vuole bene lo stesso.
Le soluzioni dunque sarebbero queste: le cose stanno così a motivo di un perché causale, che sarebbe una perturbazione di finalismi, cui bisogna fare la guardia perché anche noi siamo dentro al sistema e in quanto esseri pensanti abbiamo la corresponsabilità dì tutto l'universo e di noi stessi.
    Adesso cercherò con un piccolo esempio di chiarirvi bene questo concetto, acquisito il quale, forse sarà possibile conciliarci anche con l'handicap, dico dal punto di vista teologico. Credo che Dio abbia consegnato la realtà tutta, se stesso compreso, all'uomo, così come la scienza e la tecnica consegna i suoi prodotti all'uomo che scienziato non è, e si potrebbe dire che appartiene alla zona della ignoranza. Consegna i suoi prodotti: una macchina, un aero, teniamo fermi questi due esempi.
    Questi due oggetti sono perfetti e imperfetti, non dimenticate il raffronto. Dio che ci concede la realtà nella visione teistica. Suppongono per essere perfetti la presenza dell'utente in un essere intelligente. Costui non riceve un dono perfetto in sé, ma un dono perfetto relativamente alla sua presenza, alla presenza del suo logos, per cui quella macchina sarà perfetta fino a tanto che non verrà usata come un oggetto ricevuto, che ha in sé stesso tutta la perfezione, ma aprirò l'occhio e farò la guardia a ciò che mi è stato consegnato. Appena io mi decampo da questo principio mi trovo di fronte un oggetto che immediatamente può rovinarsi, può crearmi dei fastidi, può addirittura distruggere anche la mia esistenza.
    Ecco il teista, il quale dice: ma Dio non ha creato l'uomo? Come mai nascono dei bambini storpi? Vedete la tentazione del teista che introduce Dio per eccesso e quindi, la nostra corresponsabilità è grave ed è pesante. Adesso capite allora perché Gesù è venuto, adesso capite perché io escludo che si tratti di un miracolo banalmente inteso.
Il vero miracolo è quello di chiamare a raccolta l'uomo per dire, dobbiamo andare a cercare la causa, dobbiamo andare a mettere in ordine questa macchina che Dio non ha creato perfetta come purtroppo nella teologia di quei signori si andava pensando, e che se qualche cosa accade questo è per una colpa o per un peccato. Sì certo il peccato ci sarà, ma per altri settori non qui. Qui il peccato consiste nel non volere aprire gli occhi della corresponsabilità
     Lo spazio per un perché finale che manifesti l'opera di Dio, ecco il significato della frase di Gesù: "Perché siano manifestate in lui le opere di Dio". La quale opera non consiste nel far nascere uno cieco allo scopo di dargli la vista, ma nel guarire una cecità dovuta a una natura carente e quindi evolutivamente perfettibile mediante la presenza congiunta del logos umano e del Logos divino. In parole più semplici, i cristiani debbono smettere di credere nel miracolo inteso come l'introduzione di Dio dentro al sistema con un colpo di bacchetta magica.
Gesù è venuto a dire che noi dobbiamo aprire gli occhi a tal punto da diventare i costruttori e i facitori di miracolo. Lo so questa è una lezione dura per la pigrizia umana, perché l'uomo, anziché essere cristiano preferisce essere pio. Essere pio vuol dire congiungere le mani, essere cristiano invece vuol dire chinare la gobba.


Sabato 02 Aprile,2011 Ore: 14:45