Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
27 giugno 2010

Pronunciata il 27 giugno 2004


Luca 9,51-62
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio.
Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.
 
Nella prima parte del Vangelo abbiamo dei Samaritani che non ricevono Gesù, perché è diretto a Gerusalemme, e ciò voleva dire che se lo si lascia passare si favorisce il falso culto, loro credevano di avere il tempio giusto e non potevano accettare che si andasse a Gerusalemme. Ma Gesù andava a Gerusalemme perché quello fosse il vero culto? Bisognava tener conto delle parole che Gesù aveva detto alla Samaritana: “Il luogo del culto è l’interiorità, non è, né Gerusalemme, né il Monte Garizin”. I due discepoli diventano intolleranti e chiedono un fuoco dal cielo, anche qui V. T., Elia non aveva fatto una strage dei profeti di Balaam? Sono pagine pesanti. Gesù si era sdegnato con le città nelle quali aveva compiuto prodigi, perché non si erano ravveduti, (ricordate il Vangelo Matteo 11,20) “Guai a te Corazin e Betsàida, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti questi miracoli…” si sarebbero convertiti. “E tu Cafarnao fino agli inferi precipiterai”. Un cattolico che non è coerente con la sua fede sarà trattato peggio di un non credente al giudizio, di questo sono certamente convinto anch’io: chi dice di credere e crede di essere nella Verità, al giudizio sarà trattato – se non coerente – peggio di chi non crede. A chi è musulmano, sarà riservato un giudizio che sia in ordine con la sua buona fede.
Ora il discorso di Gesù sulla intolleranza è tutto metastorico, per stimolare la storia a evitare la perdizione; il credente è tentato invece di tirare le somme qui nella storia in nome della Verità, senza averla mostrata e attuata all’altro. Ho trovato una frase di Lenin scritta a un amico, sentite: “Io non comprendo la parola tolleranza, chi è tollerante dimostra di non credere alla propria opinione”. A Lenin rispondo che il cristiano crede nella Verità: dunque è tollerante. É proprio in nome della Verità che io cristiano sono tollerante. Circa poi le dispute dei teologi e lo spettacolo delle Chiese diverse, che arrogano a se il monopolio della Verità, è ovvio che indeboliscono la certezza di una distinzione assoluta tra Verità ed errore, e questo non solo tra le Chiese, ma anche tra i partiti e tra gli uomini.
Vi cito una frase di Rousseau, che ha condizionato almeno due secoli di storia: “Il conciliare la guerra all’errore per la pace con gli uomini, è cosa non difficile, impossibile”. Conclude: “Gli angeli stessi non vivrebbero in pace con gli uomini se si riguardassero come nemici di Dio”.
Faccio ora una piccola cronistoria di quello che è accaduto a partire dal 1542. Ecco la struttura della civiltà cristiana: Paolo III è il Papa e pubblica una bolla con cui riorganizza il Santo Ufficio della Inquisizione. Con una affermazione di principio contenuta nel preambolo, dice: “La persecuzione è giustificata con gli argomenti di S. Tommaso”. S. Tommaso muore nel 1274 e al racconto siamo nel 1542. La persecuzione contro chi era nell’errore si è giustificata con gli argomenti del Santo, il quale - ecco lo schema del pensiero - paragonava gli eretici ai falsari e l’eresia al tradimento, e per analogia sosteneva che se questi delitti, che minacciavano soltanto la vita fisica e i beni degli uomini, sono punibili con la morte, a maggior ragione dovevano esserlo i peccati che mettevano in pericolo la salvezza dell’anima dell’uomo. La tesi supponeva una serie di postulati. Fino a un secolo fa i falsari venivano condannati a morte. Parentesi: è famoso il caso curioso di un falsario italiano, dove l’avvocato che lo difendeva disse: “In Italia non c’è la libertà di stampa?” Lo assunsero per altro in una zecca, perché era così bravo per cui difficilmente gli altri riuscivano a falsificare le banconote.
Stavo dicendo che questa tesi supponeva una serie di postulati,
1)               “Che vi è una distinzione netta e assoluta tra Verità ed errore”. Oggi abbiamo dei dubbi con filosofie deboli ecc. tutto questo non c’è più, c’è invece chi continua a dire che la Verità esiste, ma all’epoca la distinzione era netta tra Verità ed errore.
2)               2) “Che la Verità si trova esclusivamente nel sistema dogmatico formulato dalla Chiesa”.
3)               3) “Che le altre dottrine sono, non solo errori, ma errori pericolosi”. Da qui l’appello a S. Tommaso.
4)               4) “Che l’adesione a questa Verità è atto irreversibile, per cui una volta accettato non lo si può più respingere, ma solo rinnegare”, dunque chi rinnega – tesi di S. Tommaso – è condannato a morte.
5)               5) “Essendo, infine la Chiesa una comunità organica, la defezione di un membro ne danneggia l’intero corpo”.
6)               Nel 1869 si era arrivati a un decreto per i medici cattolici, erano tutti punti di rottura con la convivenza sociale.
In campo protestante, dieci anni dopo quella bolla papale del 1542, a Ginevra accade un fatto strano: Calvino fa condannare al rogo Michele Serveto che aveva avuto dei dubbi sulla Trinità. Nella sua difesa Calvino assumeva un atteggiamento identico a quello del Papa Paolo III, anzi, sosteneva che l’autorità civile doveva prestare il proprio braccio alla Chiesa per estirpare le erbe cattive. I protestanti si staccano da Roma, poi usano il medesimo principio nei confronti di chi, all’interno, non la pensa più come loro. Questo caso creò scalpore presso i riformati.
Nel 1555 poi, abbiamo la pace di Augusta dove si accettò quello che io chiamo la “divisione delle etiche”. C’erano principati protestanti, principati cattolici e si arrivò alla conclusione che chi voleva stare sotto il principe cattolico poteva scegliere e viceversa. Nota importante: chi non poteva cambiare principato erano i contadini, che venivano considerati come degli animali legati alla terra, e questo sotto ambo i principati.
Un gruppo di studiosi cominciò col rifiutare il principio di S. Tommaso e riportò l’accento sul problema della Verità. Cosa ne sappiamo noi e come? In nome di questa Verità si può distruggere l’uomo che ne è il portatore anche se parziale?
Nel secolo scorso troviamo due cattolici, Lambruschini (settore pedagogico) nipote del famoso Cardinale, e Alessandro Manzoni, i quali, in polemica con la Civiltà Cattolica, riprendono il discorso evangelico. Manzoni risponde a Rousseau, - che proponeva la pena di morte al non credente, non in quanto empio, ma in quanto insocievole (famosa distinzione di Rousseau) -: “Vivere in pace con degli uomini che si hanno per nemici di Dio, non sarà possibile a quelli che credono che Dio stesso glielo comanda”, ecco l’argomento di Manzoni. Ma se è proprio Gesù che ci dice: “Ama il tuo prossimo; ama i tuoi nemici”. Rousseau dichiara impossibile la convivenza, quando Gesù stesso la pone come insegnamento fondamentale.
Quindi, il cristiano è tollerante per Fede, non per poca fede, e lo è perché la Verità che egli ha scoperto non può non ricordargli – secondo argomento del Manzoni – che egli ha avuto bisogno di tolleranza per poter scoprire la Verità: Cristiani si diventa, non si nasce, così ogni uomo ne ha bisogno per poter diventare domani ciò che oggi non è.
Invito i giovani a consultare nel romanzo I Promessi Sposi, il capitolo XXII, ultime due pagine, dove vi troverete una tesi che vale tutto il romanzo. Manzoni ha fatto la celebrazione del Card. Federigo, sant’uomo dal punto di vista personale, così definito dal Manzoni: “Quest’uomo è da paragonare a un ruscello che nasce sulla montagna limpido, e arriva alla foce limpido”. Questo è il più bell’elogio che si può fare di una persona. Continua il Manzoni: “Però perché il mio non appaia essere un elogio funebre, debbo dire che quest’uomo aveva delle idee che nessuno di noi, anche quelli che le vorrebbero giuste, è in grado di accettarle”. Infatti, sosteneva l’abbruciamento degli eretici, delle streghe ecc. È una pagina che tutti i cattolici debbono conoscere.
Torno a S. Giovanni per fare il confronto di come, dopo il rimprovero di Gesù, è stato il suo comportamento a Efeso. Un giorno S. Giovanni - racconta Eusebio - è alle terme per fare il bagno e lì vide Cerinto, primo negatore della divinità di Cristo, scappò via dalle terme senza lavarsi, cominciò a gridare che c’era un nemico della Verità e quindi si rischiava di vedersi cadere addosso le terme. C’è una bella diversità tra il fuoco invocato dai due apostoli che abbiamo letto nel Vangelo, e Giovanni che scappa.
In un altro episodio si dice che S. Giovanni oramai vecchio, quando predicava continuava a ripetere – e lo condivido anch’io – “Figlioli amatevi gli uni e gli altri”, la gente si stancò e disse a Giovanni: “Lo sappiamo a memoria”. Risposta di Giovanni: “Lo sapete a memoria se l’attuate, ma non l’avete ancora messo in pratica”. Da qui nasce, per disgrazia, la caduta del cristianesimo in religione.


Mercoledì 30 Giugno,2010 Ore: 16:28