Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
8 maggio 2010

Pronunciata l’8 Maggio 1983


Giovanni 14,23-29
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio in pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò da voi; se mi amaste vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso prima che avvenga, perché quando avverrà voi crediate".
 
La prima lettura (At.15,1-2.22-29) apre una pagina dolorosa del e nel primo cristianesimo. Maestri scesi, o meglio, saliti dalla Giudea, i quali legano la salvezza a una cerimonia o a un rito anziché al rinnovamento esistenziale. Ma all'inizio degli Atti degli apostoli, San Luca non aveva detto che tutti i credenti erano un cuore solo e un'anima sola? E adesso improvvisamente vengono fuori dei maestri.
Ecco la prima insidia del cristianesimo, ed è la prima insidia alla caduta del cristianesimo nell'ambito della religiosità. E d'altra parte l'arma della religione è maledetta, sotto questo profilo, eccolo qui l'esempio dalla prima lettura: “Se voi non vi fate circoncidere secondo l'usanza di Mosè, non potete essere salvati”. Mettetevi nelle condizioni di chi ode un discorso del genere, che poi è il discorso di tutte le religioni: se vuoi andare in paradiso devi fare quello che ti diciamo noi. Quindi, il discorso di Gesù, del rinnovamento radicale dell'individuo in quanto singolo e in quanto molteplicità, cade tutto nell'oblio: voi non potete essere salvati, condizione radicale che certamente fa riflettere chi la ode.
Il cristianesimo purtroppo, nella misura in cui è caduto nell'ambito della religiosità, ha fatto questo discorso e continua a farlo, mentre, proprio dal punto di vista cristiano non va fattoperché Gesù non lo ha fatto. L'uomo religioso è interessato alla salvezza e non al rinnovamento che porterà come conseguenza alla salvezza.
Allora s. Giovanni riporta il discorso alla sua radice, ed ecco l'importanza del passo evangelico: "Se uno mi ama osserva la mia parola", mentre invece, si continua a dire che per essere salvi, o buoni cristiani, si deve fare questo e questo, si deve credere in questo e questo. La parola di Cristo - dice s. Giovanni - si potrà osservare, solo se lo si ama.
E se sarà un prodotto di tale osservanza, o una conseguenza dell'amore, la mia azione non potrà essere in contraddizione con se stessa. Con se stessa vuol dire che, non ci sarà un cristiano che partendo da questo principio dell'amore, poi calando questo amore nelle sue scelte economiche, politiche, culturali e così via, non sarà in contraddizione.
Ma ci sono le condizioni fondamentali dell'esistenza che creano una contraddizione quando alla medesima fede dovesse, per ipotesi, sgorgare una scelta politica che è in contraddizione con l'altra. Mi dispiace, bisogna dire che sono tutte e due sbagliate, prima di avventurarci nelle scelte dobbiamo tenere presente che mai la fede deve cadere in quelle scelte, in una contraddizione irreparabile. Vorrebbe dire che non è vero che noi si abbia la medesima fede. Vorrebbe dire che ci sono dei modi contraddittori di amare Gesù Cristo, per cui, dove avremmo l'omogeneità? Quindi, non potendo, per disperazione, attuarla laddove dovrebbe essere attuata, noi pratichiamo l'omogeneità solo nel rito.
Ecco, questa omogeneità, non potendo trovarla là dove bisognerebbe trovarla, noi la ricerchiamo qui in Chiesa, e ripeto, a mio modo di vedere, è soltanto una omogeneità apparente, non è nella vita e nei rapporti sociali, ladove altre divinità ci condizionano e altre divinità ci guidano.
Adesso passiamo ad una verifica, un po' dolorosa. Rileggevo in questi gironi, per motivi di studio, le opere giovanili di Antonio Gramsci. Tra gli scritti del 1916-17 trovo un titolo che aggancia subito la mia attenzione: "Dio affittacamere". Il giovane Gramsci giornalista a Torino, scrive su Avanti una rubrica di costume. Sul bollettino del santuario della Madonna del Selvaggio nei dintorni di Torino, nell'elenco delle oblazioni dei benefattori viene registrata una offerta di 40 lire (di allora) data da una persona che precisa di aver fatto voto di offrire la prima mensilità, di un quartiere in suo possesso, ogni volta che fosse riuscito ad occuparlo con inquilino. Allora possedere un quartiere in una economia di mercato, dove c'è il rapporto della libera offerta, non è uno scandalo dal punto di vista razionale, e dal punto di vista religioso diventa addirittura una grazia. Capite il senso del discorso? Sto facendo dell'ironia, spero che capiate il tono della mia musica. E se poi arrivano inquilini a farti guadagnare su questa economia di mercato, che già non crea più scandalo alla tua fede, accade una cosa sorprendente, Dio è con te e non con l'altro. Già perché se noi concepiamo la società dualisticamente congegnata in questo modo, noi non abbiamo vie di scampo, o siamo offesi o siamo offensori.
Abbiamo un cristiano che vuole andare in paradiso, ma non un cristiano che vuole osservare le parole di Gesù. In questo modo crea la piramide sociale con la connivenza della religione. In paradiso ci vuole andare, ma osservare le parole di Gesù no! Ecco lo scempio, ecco la riduzione del cristianesimo in religione. Certo, perché ormai l'amore di Gesù è caduto, è diventato un mito, si è trasformato il Suo messaggio in una religione. Questo ipotetico cristiano, non ama il prossimo, né come se stesso, né come Cristo vuole che lo si ami, cioè, come lui ha amato noi. Sicché la sua religione lascia intatto l'assetto del mondo, e ripeto, schiera Dio dalla sua parte.
Tornando alle parole di Gramsci, mi sto domandando se stia lottando contro la fede o contro la religione. Se egli sta lottando contro la religione, non ho nulla da dire, perché anch'io sono in lotta contro la religione. Gramsci identifica le attuazioni storiche del cristianesimo con il cristianesimo, e rifiuta il tutto. Ecco che cosa probabilmente mi distingue da lui, rifiuta il tutto cercando la soluzione di questi problemi con e mediante altri principi, cerca la soluzione dei problemi della convivenza al di fuori dell'area cristiana, perché l'area cristiana avendo operato questa identità fra fede e religione, è oramai incapace di tirarsi fuori, diciamo, dall'imbuto.
Ma quei principi ahimè, non hanno risolto quei problemi, non c'è più né un sincero cristiano, né un sincero marxista. Perché? Perché sia un sincero cristiano, che un sincero comunista, sono oggi costretti a rifiutare le attuazioni storiche della loro fede, per poter riguadagnare il punto di partenza su cui ricostruire l'assetto sociale.
La religione si ritrae, diciamolo pure francamente, il cristianesimo storico gestito come è oggi, si ritrae quando è invitato a risolvere i problemi sociali nella convivenza: sono problemi tecnici che non ci riguardano!
Però questa stessa religione, o questo stesso cristianesimo caduto in religione, direi che diventa freneticamente attivo quando c'è speranza di dominare le istituzioni. Potrei dire malignamente quando c'è speranza di convertire l’imperatore. Perché allora le istituzioni, e la religione è proprio il suo status, le domina tutte dall'esterno lasciando immutato il corso del mondo che cammina per la sua strada. Ebbene, avrete già capito quale potrà essere la collocazione di questi due movimenti, ai quali, si capisce, io ho soltanto dato una chiave di lettura, senza impegnarmi a ricoprirli di accuse solo per avere impostato così il problema. No, eventualmente vedremo i limiti di queste due impostazioni quando avremo dichiarato lo status di questa battaglia o di questa polemica. Siccome la polemica continua, può darsi che in questi giorni, riesca a mettere insieme altri tasselli per rendere più fulgido, più chiaro, più preciso il discorso.


Sabato 08 Maggio,2010 Ore: 16:19