Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
24 gennaio 2010
Pronunciata il 23 gennaio 1983
Luca
1,1-4; 4,14-21
Poiché
molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di
noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio
e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche
accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto
ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli
insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito
Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e
tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed
entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli
fu dato il rotolo del profeta Isaìa; apertolo trovò il passo dove era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con
l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per
proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in
libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. Poi arrotolò
il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella
sinagoga stavano fissi sopra di lui.Allora
cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con
i vostri orecchi”.
A quanto pare, questo Teofilo a cui viene dedicato
il racconto evangelico, aveva forse dei dubbi circa i fondamenti di quanto veniva
insegnato. Siamo qualche decennio dopo la morte di Gesù e già i cristiani di
quell'epoca, tra i quali è da supporre questa persona colta, cominciavano a
discutere se fosse proprio vero che Gesù abbia detto tutto ciò che viene
insegnato. Ed è il grosso dramma nel quale navighiamo ancora oggi.
Dice Luca che Gesù ritornò in Galilea con la potenza
dello Spirito Santo. Vi voglio far notare che questa potenza è potenza dello
Spirito Santo. Il messaggio evangelico è tutto qui: Gesù si presenta con la
potenza dello Spirito e annulla tutto ciò che odora di etnocentrismo. E allora,
il messaggio evangelico è liberante per tutti in assoluto, o diversamente siamo
sempre nel rischio ebraico di immaginare il liberatore come un Ercole, mandato
da Dio, con la sua clava a dare qualche stangata ai nemici del popolo di Dio,
per cui il popolo di Dio, dopo aver atterrato questi nemici, si impone nella
storia come la verità uguale all’altra parte, gli storici della grandezza
romana parlano in questo senso.
Gli storici di tutti i popoli, là dove si parla
dello stato nascente, tendono a presentare le origini del proprio popolo e
della propria gente, è molto importante, è decisivo direi. Lo dico perché Luca,
non appartiene alla generazione che ha visto Gesù, non ha assistito alla
predicazione di Gesù, ed è nella condizione di uno che riporta, uno che
ricerca, che va a vedere come stanno le fonti. Però Luca pensava il
cristianesimo come una rivoluzione universalistica in modo assoluto, quindi
anche la correzione del concetto di Dio, che purtroppo nel vecchio testamento è
una concezione inaccettabile in relazione al passo di Isaia.
Ciò
che è di casuale qui, è il fatto che l'inserviente dia a Gesù il rotolo di
Isaia, ma che Gesù abbia trovato quel passo, questo certamente non è casuale.
Lo ha srotolato fino ad andare a trovarlo, per cui si capisce che in
antecedenza conosceva i contenuti, sennonché alcuni contenuti saltano rispetto
all'originale.
Così
come l'abbiamo dal testo di Luca, c'è la divergenza dal passo di Isaia, cioè
quello riportato dalla Sacra Scrittura. Si dice che
Luca si riferisse alla traduzione dei settanta, ma la traduzione dei settanta
aveva ugualmente queste due noticine, cito brevemente: “Lo spirito del Signore
è sopra di me - nulla da dire d'accordo, lo stato nascente - per questo mi ha
consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare un lieto messaggio ai
poveri”, nella traduzione originale
diceva ai miseri.
Ora,
nella interpretazione etnocentristica che circolava nel cervello di tutti gli
ebrei, voleva dire l'annuncio di un Salvatore rispetto ai grandi dell'epoca,
cioè degli imperi che stavano intorno a Israele che, dalla storia lo sappiamo,
aveva tentato tante volte di occupare Gerusalemme. Tutto questo discorso
appartiene allo storicismo che poi diventerà quello hegeliano, naturalmente.
“Per proclamare ai prigionieri la liberazione”, se continuiamo su questa linea
c'è sempre il sottinteso etnocentrista.
“Predicare un anno di grazia del Signore”,
ecco l'altra frase omessa, che vi darà la specificità del testo di Luca. Il testo originale di Isaia dice "un
giorno di vendetta per il nostro Dio". Voi capite quale disastro, se fosse
rimasta una frase di questo genere, questa frase è caduta e siamo al punto dove
abbiamo interrotto il discorso prima. O è Luca che aggiunge, dopo aver udito le
testimonianze, e buon per lui perché ha capito il significato del messaggio,
oppure è vero che Gesù abbia fatto l'aggiunta e poi eliminato la frase che
sarebbe la più disastrosa dal punto di vista della conferma dell'etnocentrismo,
e allora sono d'accordo anch'io, che probabilmente Gesù si è comportato cosi
perché ci fu quella reazione.
Ripeto,
dopo la frase: "e predicare un anno di grazia del Signore”, nel testo
originale c'è "un giorno di vendetta per il nostro Dio". É la concezione
dello stato nascente, cioè la concezione etnocentrica, concepiamo Dio come
colui che sta dalla nostra parte contro altri uomini che sono i nostri nemici,
perché Dio ci ha suggerito che tali sono. Potete immaginare se Dio.... La forza
di Gesù che dice: “Dio fa piovere e sorgere il sole sui giusti e sugli
ingiusti”, quindi per Lui non esiste la partigianeria, quindi il Dio degli
eserciti, di cui tutto il testo di Isaia è contaminato, non può assolutamente
entrare nella visione evangelica, dove noi partiamo dal presupposto che si sia
riconquistato anche il momento originario dei nostri rapporti con Dio.
Poi
viene la frase che spezza tutta questa logica e riporta il discorso in area
cristiana assoluta. “Ai ciechi la vista” questo non c'è in Isaia. Allora i casi
sono due, o è Gesù che l'ha detta, e allora si può capire come la reazione dei
nazaretani sia piuttosto negativa, perché, qui non si dice, ma al termine del
racconto lo cacciarono via. Nelle varie sinagoghe si dice che Gesù riscuoteva
il plauso, perché comincia a dare la specificità del messaggio evangelico e
lotta contro il peccato nei suoi effetti, lotta contro gli effetti del peccato
originale che da un punto di vista globale, si potrebbe dire che questo è
progresso etico, oggi lo chiameremmo progresso civile, vale a dire: progresso
scientifico per correggere le malformazioni della natura. In questo caso
abbiamo la specificità del messaggio evangelico.
Forse
dobbiamo toglierci l'idea che i miracoli di Gesù, come quello di dare la vista
ai ciechi, siano miracoli in senso classico, cioè una introduzione di Dio, che
è fuori dal sistema dentro al sistema, quando invece il vero miracolo sarebbe
l’introduzione di Dio nel mondo. L’Incarnazione di Gesù è la specificità del
messaggio, che non è una religione in cui ci sono dei riti e in cui si è
miracolisti. Siamo tutti miracolisti, pensiamo Dio come un essere potente che
in ogni istante può scendere e fare tutto quello che vuole. Invece nei “cosi detti miracoli” che vediamo nel
Vangelo, altro non sono che una specie di addestramento pedagogico di Gesù, per
dire in cosa deve consistere la novità di coloro che dicono di credere.
Non
più compiere dei riti, o credere di essere graditi a Dio compiendo dei riti, ma
per cominciare a sanare gli effetti del peccato nella concezione della caduta,
o la carenza di una aggregazione che è carente per un disegno originale di Dio,
il quale, ha voluto renderla completa introducendo in essa l'essere umano col
suo pensiero creativo.
Questo
inciso: “ai ciechi la vista”, viene a rompere per buona fortuna
quell'etnocentrismo che è tipico di tutti gli stati nascenti. “Mettere in
libertà gli oppressi”, vuol dire: oppressi dal punto di vista evangelico.
Venendo
a noi, la fede si deve mostrare non come apparato di credenza, ma come
soluzione di quei problemi che affliggono l'uomo, da quando è su questa terra.
In fondo Gesù ha fatto questo e null'altro. Mi direte: ma Gesù non manda gli
apostoli ad annunciare il vangelo? Certo, ma Gesù prima di mandare i suoi
discepoli ad annunciate il Vangelo ha detto loro: “Amatevi come io ho amato
voi”, poi andranno a predicare, non dimentichiamo questo.
A
questo punto il cristiano è portato a prendere le distanza giuste per spiegarsi
il fenomeno, perché si avvede che esiste un taglio, una rottura tra il
messaggio evangelico e il cristianesimo reale.
Il cristiano in ricerca, si pone
con ardore il problema della verità della sua fede, e di come la sua fede vede
e deve manovrare all'interno della storia. Sabato 23 Gennaio,2010 Ore: 21:42 |