Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
26 dicembre 2009

Pronunciata il 26 Dicembre 1977
 
Matteo 10,17-22
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani non preoccupate di come e che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire, non siete infatti voi a parlare, ma è lo spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello, e il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi persevererà fino alla fine sarà salvato”.
 
Santo Stefano che cosa rappresenta all'interno della Chiesa? Il primo martire dunque, contesta il tempio manufatto e le istituzioni tramandate da Mosè. Non mi risulta che ci siano rivoluzionari così radicali che facciano tabula rasa di tutta la storia. Come dire che fino a questo momento gli uomini sono soltanto dei non-uomini, fino a questo momento non abbiamo una storia, ma una preistoria, dunque dobbiamo ricominciare da capo.
Certo voi mi direte che Santo Stefano, con questa affermazione, non ha contestato solo il tempio come manufatto, ma soprattutto le istituzioni tramandate da Mosè, dunque tutti i poteri ecclesiastici e i poteri civili. Dopo aver fatto questa affermazione, è morto e noi ne abbiamo fatto di lui un martire.
Piccola domanda crudele: se fosse vissuto Santo Stefano, sarebbe stato capace di teorizzare una vita cristiana in positivo? Mi direte: ma, lui già la faceva insieme con i primi cristiani della comunità in cui egli si trovava. Siamo d’accordo, allora ecco qui la domanda: come mai una Chiesa che si riconosce nelle scelte del primo martire, finisce poi per riconoscersi in una Chiesa che istituisce la Inquisizione per la uccisione degli eretici? Se vogliamo essere dei buoni cristiani dobbiamo farci anche questa domanda. Dobbiamo farcela noi, prima degli altri. Prima che gli altri ne facciano un motivo di polemica insuperabile, per cui poi dobbiamo ricorrere all’uso delle armi gli uni contro gli altri.
Ma il cristiano, le armi, le prende prima nei confronti di se stesso. E allora, facciamola questa opera di pulizia all'interno di una verità che affermiamo come assoluta e come definitiva. Proseguiamo ancora nell'indagine, S. Stefano intendeva dire, che in luogo di quel tempio, il tempio manufatto di Gerusalemme, ne vuole costruire uno buono la Chiesa cristiana, facciamo l'ipotesi, la basilica di San Pietro? Voleva dire ancora che in luogo delle istituzioni mosaiche ci volevano invece quelle cristiane, quelle democristiane? Istituzioni cristiane da opporre a quelle altre, oppure voleva dire che il cristianesimo è anzitutto ecclesia, unità di cuori? Unità di cuori dunque, indipendentemente dal luogo in cui si esprime tale unità, per cui, il tempio sarà, poniamo, la miniera, o la fabbrica, o il campo, dove di solito l'unità dei cuori va a picco, dove di solito l'unità dei cuori non esiste. Un luogo dunque, dove c'e unità di cuori, e non un luogo specifico a sé stante, che dia l'illusione di essere nell'unità dei cuori, ma che invece esattamente mette a se stessi, e privatamente, e collettivamente presi, la maschera dell'uomo religioso, dove dunque l'unità dei cuori non c'è.
Dovremmo essere noi cristiani gli atei, in un mondo pieno di persone religiose che credono in un Dio, si fanno dei templi, e lì a macinare le loro pratiche religiose. Ecco in quale senso i cristiani si sentivano atei. In un mondo dove ce n'erano fin troppo dei templi, perché Roma e la Grecia erano disseminate di divinità, anche lungo le strade dentro le case, e dappertutto, e i cristiani allora dissero: a queste condizioni noi preferiamo essere atei. E invece, quella Chiesa che riconosce Stefano come primo martire, lei stessa, diventa poi martirizzante e persecutrice nei confronti degli eretici, Se poi coloro che vogliono fare la pace, pregano in due luoghi diversi ahimè, distruggono con i fatti ciò che dicono con le parole.
Ogniqualvolta Dio è invocato per essere ringraziato delle vittorie ottenute sugli altri uomini, ahimè, ho l’impressione che sia un Dio falso. Allora il cristiano si ritrae nel suo silenzio e dice: io sono un ateo, rinnego chiunque apre la bocca, per chiamare in causa una divinità locale, parziale, ridotta alla propria razza, al proprio paese, al proprio popolo e così via. Ora se questo Dio ci ha portato alla guerra, allora si rischia grosso, se di nuovo lo invochiamo o lo ringraziamo, perché abbiamo ottenuto la pace, attenzione, potrebbe dormire sotto la cenere quel Dio e poi ecco a invitarci ancora a riprendere le armi.
Questo vale anche per quello che sta accadendo nell'Irlanda del Nord, stesso discorso, facciamo bene attenzione, perché io sono d'avviso che il cristianesimo oramai sia caduto nel rango della religiosità, una religione fra religioni. Immaginare che Dio sia il Dio del proprio popolo e che la rivelazione di Allah,o di Javeh, o in questo caso del Dio cristiano, sia in casa dei Franchi. Tutto questo è la riduzione del Dio dei cristiani, che, o è il Dio della totalità o non è più nulla, ed è questo Dio che, inevitabilmente, dovrà portare gli uomini armati gli uni contro gli altri.
Se di un Dio bisogna parlare, allora sia il Dio della totalità, Padre di tutti, sembrerebbe un messaggio omai logoro, ma in realtà, con tutte le nostre azioni lo sconfessiamo, quindi un Dio di tutti non solo degli ebrei che si considerano il popolo eletto, non solo dei musulmani che si rifanno ad Allah, in nome del quale hanno fatto le guerre sante, o il Dio Cristiano…
Quindi, un Dio che non vuole neanche degli Stati, per non lasciare le radici ancora di tutte le guerre. Ecco, il discorso cristiano di fondo, credo che sia anche il discorso di Stefano. L'annullamento totale, almeno concettuale, tenuto fermo come una verità che debba essere tramandata lungo i secoli, almeno nell'ordine della catechesi cristiana. Il cristiano, e credo che sia questa la lezione di Stefano, è morto martire, e la sua contestazione credo abbia questo significato: che siamo tutti fratelli.
Allora, tutte le preghiere che vanno al di fuori di questo piccolo schema, sono tutte preghiere inutili, sono preghiere che non valgono in assoluto. Ora, tutti i gesti, tutti i segni, tutte le azioni del cristiano, o valgono sul piano dell’assoluto, o diversamente, sono uno dei tanti inganni che la religione ha tirato all’uomo.


Sabato 26 Dicembre,2009 Ore: 15:54