VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI.
SETTE DOMANDE AD ACHILLE ROSSI
di "La nonviolenza e' in cammino"
[Ringraziamo don Achille Rossi (per contatti: segreteria@altrapagina.it) per questa intervista. - "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni? - Achille Rossi: Credo che il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi 50 anni sia consistito nel promuovere una cultura di pace. Noi viviamo in una costellazione culturale che crede ancora che la violenza sia "la levatrice della storia", secondo la celebre formulazione marxiana. Sostenere che ci sono strade alternative per risolvere le controversie sembra ancora una suggestione utopica. La cultura della pace, promossa dalla marcia di Capitini, fa percepire che questa utopia e' realistica, come hanno suggerito alcuni documenti della nostra civilta' giuridica, quali la Carta dell'Onu, la Costituzione italiana, la dichiarazione della Pacem in Terris che qualifica la guerra come ormai fuori dalla razionalita': "Bellum alienum a ratione", aveva scritto Giovanni XXIII. Purtroppo queste lucide intuizioni sono state contraddette e calpestate dalle due guerre del Golfo, dal conflitto nei Balcani e da quello in Afghanistan. Questo rende ancora piu' urgente lavorare per una cultura della pace che prenda le distanze dal militarismo e dalla guerra come modalita' per risolvere le controversie internazionali. * - "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno? - Achille Rossi: Non so dire con esattezza quello che caratterizzera' la marcia del 25 settembre prossimo, perche' non ho potuto seguire gli sviluppi dell'organizzazione. Credo, comunque, che una iniziativa che compie 50 anni abbia bisogno di fare un bilancio e di riposizionarsi per essere fedele alla sua ispirazione originaria. Ritengo che uno dei punti fondamentali sui quali le marce del futuro dovranno riflettere e' la struttura del sistema economico dominante che e' fonte di una violenza schiacciante per la maggioranza della popolazione mondiale. Se non si prende di petto questo peccato strutturale c'e' il rischio che l'atteggiamento nonviolento sia ridotto, suo malgrado, ad una posizione spiritualistica per anime belle e non venga recepito come una nuova visione della vita e della societa'. * - "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia? - Achille Rossi: Non ho una conoscenza cosi' estesa dei gruppi e dei movimenti nonviolenti della nostra penisola che mi permetta di fare una affermazione ponderata sullo stato dell'arte della nonviolenza nel nostro paese. Posso solo rilevare che l'idea di azione nonviolenta sta guadagnando consenso nella societa'. Si sta formando, a mio parere, un sentire comune che istintivamente rifugge dalla violenza per regolare le questioni interne alla societa'. Chi organizza manifestazioni di dissenso, si tratti di studenti, di operai o di cittadini che non approvano i provvedimenti governativi, come gli abitanti della Val di Susa, non teorizza la violenza, ma si attiene rigorosamente a un comportamento nonviolento. E' un grande passo avanti culturale rispetto a periodi in cui si teorizzava la lotta armata per risolvere i conflitti sociali e un grande merito di tutti i movimenti nonviolenti, che perfino in quei momenti bui non hanno rinunciato a sostenere le ragioni di una cultura di pace. * - "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia? - Achille Rossi: Ho gia' sottolineato che il ruolo dei vari movimenti nonviolenti e' quello di promuovere una cultura di pace. Questo significa, in prima istanza, lavorare per aiutare le persone a trasformare continuamente il coefficiente di violenza che le abita, e, in seconda battuta, operare in tutte le istituzioni per depurarle dal quoziente di violenza di cui sono impastate. E' un compito immenso che equivale a una vera e propria rivoluzione culturale. In realta', non amo questa parola per tutto il passato violento che ricorda e preferisco parlare di "grande trasformazione", per evocare un continuo lavoro di cambiamento dall'interno, come un lievito che lentamente ma in modo continuo faccia sollevare tutta la pasta umana. Questo lavoro tocca tutti gli ambiti del vivere, ma in particolare l'educazione e la politica, che s'interessano della formazione della persona e della convivenza sociale. Mi ha molto colpito alcuni anni fa la dichiarazione di un partito politico di estrazione marxista che dichiarava di abbracciare consapevolmente per la sua azione politica il metodo nonviolento. E come non ricordare, a questo riguardo, la grande lezione di don Milani che educava i suoi ragazzi alla lotta nonviolenta tramite il sindacato e la politica? Non vorrei passare sotto silenzio il grande lavoro svolto a livello culturale dal gruppo nonviolento che fa capo a Tonino Drago dell'Universita' di Pisa e che lavora attorno al metodo di difesa popolare nonviolenta e che si interessa della formazione culturale dei giovani che operano per conto dell'Onu nei paesi del sud del mondo. Altro luogo dove si elabora una cultura giuridica nonviolenta e' il Centro per i diritti umani e dei popoli promosso a Padova da Antonio Papisca, che prepara giovani giuristi che si fanno carico dei diritti umani. Ci sono, insomma, miriadi di iniziative che lentamente e dal basso promuovono una cultura di pace. * - "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza? - Achille Rossi: Il fatto che piu' mi colpisce e' l'atteggiamento nonviolento che ha caratterizzato tutte le sollevazioni del mondo arabo negli ultimi mesi. Ci si sarebbe aspettati in Tunisia, in Egitto, in Siria rivolte sanguinose e autentiche guerre civili. In realta' questi popoli, e soprattutto i giovani, hanno adottato istintivamente un atteggiamento nonviolento che ha costretto alla resa le dittature. Segno che in tutte le culture si fa strada lentamente la convinzione che la violenza e' solo una scorciatoia e unicamente la trasformazione nonviolenta e' in grado di garantire un'autentica democrazia. * - "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi? - Achille Rossi: Credo che ogni gruppo nonviolento debba decidere da se', in piena autonomia, quali sono le iniziative da promuovere e le priorita' da seguire. Per parte mia ritengo che sia urgente, nella situazione culturale in cui ci troviamo, fronteggiare la crisi etica in cui stiamo sprofondando e individuare le esperienze attraverso le quali ricostituire un tessuto etico in grado di sostenere la vita umana. Non a caso abbiamo dedicato il nostro convegno annuale del 10-11 settembre all'eclissi dell'etica. * - "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe? - Achille Rossi: Risponderei che la nonviolenza e' il metodo piu' umano per gestire i conflitti, perche' riconosce l'umanita' dell'avversario e non tende a distruggerlo come fa il metodo dialettico, ma cerca di unirsi all'avversario in una verita' piu' alta secondo la celebra espressione di Pascal. E siccome la vita umana e' fatta di un continuo confronto con le diversita', la nonviolenza ci aiuta a viverle come una ricchezza e non come una diminuzione o una sconfitta. Credo che ci si possa accostare alla nonviolenza solo dopo aver percepito che la violenza e' una catastrofe antropologica. Comunque l'atteggiamento nonviolento richiede un'altra visione del mondo, che qualificherei con tre affermazioni di Panikkar: ascoltare il Divino, coltivare l'umano, recuperare la dimensione cosmica. TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Mercoledì 03 Agosto,2011 Ore: 16:12 |