VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI.
SETTE DOMANDE A ENRICO PEYRETTI
di "La nonviolenza e' in cammino"
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti:) per questa intervista. - "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni? - Enrico Peyretti: Non sempre e' stato ugualmente chiaro. Qualche volta, se non sbaglio, ha rappresentato un pacifismo generico (e, da parte di alcuni politici, contraddittorio) piu' che la nonviolenza attiva. Ma il richiamo a Capitini ha significato un filo di continuita nella ricerca piu' genuina di nonviolenza positiva. * - "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno? - Enrico Peyretti: A prima vista, la ricorrenza del cinquantesimo anniversario. Poi, mi sembra, una convergenza sperabile di vari filoni del movimento per la pace, appunto sulla positivita' della nonviolenza, che e' oltre il pacifismo. Questo rifiuta la violenza fisica, diretta, la guerra. La nonviolenza vede e si oppone alla violenza strutturale e alla violenza culturale, che causano e giustificano la guerra. * - "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia? - Enrico Peyretti: Oh, la risposta e' difficile. La prima qualita' di un movimento di cultura e di etica come il nostro e' la continuita', la costanza, la tenacia. Queste cose ci sono. Un filo continuo c'e'. Piu' del risultato rapido conta la fecondita'. C'e' progresso, approfondimento, maggiore azione, risultati? Forse si'. Ma si rischia l'ottimismo o il pessimismo. Forse, anche nell'opinione media corrente, la nonviolenza appare meno utopia fuori dal mondo, e sempre un po' di piu' un metodo costruttivo di resistenza, di lotta, di riforma profonda, di umanizzazione. La parola "nonviolenza" rischia persino, a momenti (come ambiente, ecologia, verde), di venire consumata e indebolita dall'abuso meno attento. * - "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini? - Enrico Peyretti: Non e' l'unica organizzazione, grazie a Dio e a molti, ma, a mio modo di vedere, ha un compito speciale: non certo di dirigere, ma di promuovere un coordinamento paritario tra i diversi rami del piu' ampio movimento, in una Federazione Nonviolenta Italiana (o simile dizione) che agisca con maggiore presenza e incidenza nella cultura, informazione e politica italiana. * - "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza? - Enrico Peyretti: Certamente, ha colpito molti la consistente qualita' nonviolenta delle rivoluzioni arabe piu' significative. Gli sviluppi non sono sempre garantiti, ma le forme forti e disarmate delle riscosse popolari, in culture facilmente giudicate violente, hanno certamente indotto a ripensare quel giudizio sbrigativo e a considerare le possibilita' effettive della liberazione dalla violenza senza violenza. Al contrario di cio', vediamo che un movimento con ragioni serie (p. es. il No-tav) viene squalificato agli occhi dell'opinione comune da atti violenti del tutto minoritari, che occultano sui media le manifestazioni valide. Cio' dimostra che la violenza non guadagna credibilita', come potrebbe l'azione nonviolenta difesa con cura da simili inquinamenti. La violenza e' diventata la caratteristica dei pensieri negativi, fanatici, omicidi (dal terrorismo islamista all'estremo ultraoccidentalismo esterofobico di Breivik a Oslo). Il mito della violenza rivoluzionaria risolutiva, che fu del '900, forse e' tramontato. * - "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi? - Enrico Peyretti: Mi pare che la violenza si annidi soprattutto sia nelle strutture e pratiche economiche speculatrici e divoratrici della vita dei popoli piu' poveri e deboli, sia nelle ideologie della superiorita' nazionale, o razziale, o di genere, o miseramente paesana. In queste ideologie e' la radice di ogni dolore causato. La nonviolenza deve essere umanesimo alternativo ai vari settorialismi nell'unica umanita', e alla concezione capitalistica dell'economia, della produzione, del lavoro. * - "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe? - Enrico Peyretti: Non pretenderei di darle anzitutto una definizione, ma la inviterei a conoscere le esperienze e il pensiero dei cercatori di nonviolenza (p. es. partendo dal dvd "Una forza piu' potente" e dalla bibliografia indicata in ogni numero di "Azione Nonviolenta"). Poi credo che le direi che non consiste solo nel non-fare-violenza, ma nello sviluppare le forze umane e spirituali costruttive, nei conflitti (quelli aperti e quelli da aprire) per la giustizia. Tratto da Sabato 30 Luglio,2011 Ore: 07:07 |