Quando agli affari sui migranti ci pensano le aziende pubbliche e private

a cura di Antonio Mazzeo

A fare affari milionari con l’“accoglienza” migranti in Italia non ci sono solo pseudocooperative e false onlus, ma anche più o meno note aziende di costruzione e perfino una società per azioni interamente controllata dal governo. E’ quanto emerge dalla “Relazione sul funzionamento del sistema di accoglienza predisposto al fine di fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all’eccezionale afflusso di stranieri nel territorio nazionale (Anno 2015)” presentata il 13 marzo 2017 dal ministro dell’Interno Marco Minniti alla Presidenza del Senato della Repubblica.
Il consuntivo finanziario 2015 relativo al finanziamento dei centri governativi e delle strutture temporanee destinate all’ospitalità e/o all’identificazione, detenzione ed espulsione dei migranti soccorsi in mare, ha avuto un’assegnazione di bilancio pari a 610.045.927 euro. “Ciò ha coperto le spese per l’attivazione, la locazione, la gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza per stranieri irregolari; le spese per interventi a carattere assistenziale, anche al di fuori dei centri e quelle per studi e progetti finalizzati all’ottimizzazione ed omogeneizzazione della gestione”, spiega il ministro Minniti. Più specificatamente, le somme messe a bilancio sono state utilizzate per un importo pari a 127.271.248 euro per finanziare la gestione dei centri governativi, la locazione o l’occupazione di alcuni stabili adibiti a CARA o CIE e le spese in economia come utenze, trasporti o altro. La restante parte, pari a 482.774.679 euro, è stata invece utilizzata per la “gestione delle strutture temporanee di accoglienza attivate su tutto il territorio nazionale a seguito dell’operazione Mare Nostrum e dell’Intesa sancita in Conferenza Unificata dell’1 luglio 2014, con la quale è stato approvato il Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati”. Il ministro dell’Interno lamenta poi che l’attivazione di nuove strutture per l’accoglienza temporanea in tutto il territorio nazionale, poiché non supportata da un “adeguamento proporzionale delle risorse finanziarie”, ha generato nel bilancio 2015 un debito pari a 211.529.585 euro. Conti alla mano, la spesa governativa per la gestione di CARA e CIE, due anni fa, è stata di 821.575.512 euro. Non poco, considerate le pessime condizioni di vita di migliaia di “ospiti” all’interno della maggior parte dei centri attivati. Continua in: antoniomazzeoblog.blogspot.it



Sabato 08 Luglio,2017 Ore: 14:18