La storica sentenza del giudice di pace di Modena.

di Domenico Stimolo

Sul caso di Andrea e Senad


E’ certamente storica, per l’Italia, la sentenza emessa pochi giorni addietro dal giudice di pace di Modena Giandomenico Cavazzuti.

Per civiltà democratica e per diritti umani.

I cittadini nati in Italia, di genitori non italiani diventatati irregolari, o da considerarsi apolidi, non possono essere rinchiusi nei CIE ( Centro di identificazione e espulsione) e quindi espulsi.

Andrea e Senad, figli di bosniaci, nati a Sassuolo – Modena -, erano rimasti rinchiusi nel Cie per 50 giorni. La “motivazione” posta li accusava di non avere richiesto la cittadinanza italiana al raggiungimento dei 18 anni.

Quindi, l’ “ accoglienza” prevista dalla legge Bossi –Fini per gli esseri umani notificati irregolari, non può essere applicata per gli esseri umani nati in Italia o apolidi ( persona che nessun stato riconosce come proprio cittadino).

Ormai siamo abituati ad “inghiottirci” tutto, più o meno nel silenzio, però, la privazione della libertà perché sprovvisti del “permesso di soggiorno”, è proprio l’obbrobrio più grande per la dignità umana e per la democrazia.

Eppure in Italia ed in altri luoghi europei è proprio così.

Guarda caso durante lo sfavillio colonialista, nessuno degli entranti chiedeva alle popolazioni e agli stati locali il “permesso di soggiorno”. Entravano, più o meno tranquillamente, facevano i loro porci comodi, e basta! Stazionavano, per godersi delle “bellezze del luogo”, per decenni o secoli. Il tutto veniva considerato perfettamente normale.

Adesso, all’incontrario, per necessità di vita, è un grave reato. Chi viola, non avendo la “carta”, lo si rinchiude.

Certo, ancor oggi negli stati tirannici, le persone, a piacimento, possono essere prese e chiuse nei luoghi con gabbie e recinti.

Però noi siamo uno stato democratico, giusto come afferma la Costituzione. O, no?

Anche in Italia durante la dittatura fascista oltre gli oppositori politici si internavano o si confinavano i “diversi”, tipo gli omosessuali. Dopo l’emanazione delle leggi razziali i cittadini di religione ebraica furono discriminati e perseguiti sul piano dei diritti civili, estromessi dalle scuole, dall’insegnamento, dai posti pubblici e da luoghi di lavoro privati “sensibili”, proibiti i matrimoni misti. A giugno del 1940, con l’inizio della guerra, agli ebrei non italiani fu revocato il permesso di residenza ( soggiorno) e rinchiusi in campi di internamento.

I nati in Italia non furono rinchiusi. Successivamente, con la disposizione del 14 e 20 novembre 1943, i fascisti della RSI decretarono, prima al punto 7, che “ gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”, poi, con l’ordine di polizia n.5, “ l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei a qualunque nazionalità appartengono e il loro internamento in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati”, in più il sequestro di tutti i loro beni ( confisca dal gennaio 1944).

Poi, li internarono direttamente nei campi di sterminio e nelle camere a gas.

Ora, da noi, anche i nati in Italia, i senza “carta”, vengono rinchiusi, tranquillamente.

Ma cosa è successo per essere ripiombati in questo drammatico sonno?

domenico stimolo



Marted́ 27 Marzo,2012 Ore: 12:35