Rapporto del Comitato contro la Tortura: condanna per le politiche italiane

di Gruppo EveryOne

Milano, 5 maggio 2010. Il 28 aprile scorso è stato reso pubblico il Rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura, che fa parte del Consiglio d’Europa. Sollecitato da una rete di Ong - fra cui il Gruppo EveryOne, consulente del Comitato - in base a episodi di grave abuso istituzionale contro minoranze etniche e migranti, il Comitato ha compiuto un'ispezione in Italia dal 27 al 31 luglio 2009, raccogliendo evidenze, documenti e testimonianze delle violazioni. Il Rapporto inquadra l'Italia come uno dei Paesi membri Ue in cui avvengono casi gravi e reiterati di xenofobia e trattamenti disumani nei confronti degli stranieri e dei profughi. Ecco un passo della lettera inviata dal Comitato al governo italiano insieme al Rapporto: "Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura invita le autorità italiane a rivedere nella sostanza le attuali azioni di intercettazione dei migranti in mare, come pure ad assicurare che ogni persona che venga a trovarsi all'interno della giurisdizione italiana - incluse quelle intercettate in mare al di fuori delle acque territoriali italiane da natanti di controllo nazionali - ricevano la necessaria assistenza umanitaria e le cure mediche indicate e che venga rispettato il loro diritto al non respingimento". Il principio del "non refoulement" è un cardine della Convenzione di Ginevra, documento che l'Italia ha sottoscritto nel 1951. Lo stesso principio è sancito dall'articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea, la quale precisa che il non respingimento va sempre adottato anche per "le persone che possano essere esposte al rischio di tortura, umiliazioni, trattamenti inumani e degradanti qualora tornassero in Paesi nei quali esiste questo pericolo". Il Rapporto condanna senza mezzi termini i respingimenti effettuati dall'Italia verso la Libia, nonché l'iniquità degli accordi secondo i quali esseri umani vulnerabili debbano essere costretti a subire condizioni di detenzione inumane nel Paese di Gheddafi. Parole dure anche per la presenza di minori, malati e soggetti particolarmente fragili a bordo delle imbarcazioni respinte in Libia, con un'altra serie di violazioni dei Diritti del minore e dei diritti fondamentali della persona.
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Mercoledì 05 Maggio,2010 Ore: 17:15