E perché allora non arrestate Salvini?

di Tonio Dell'Olio

Mosaico dei giorni
3 ottobre 2018 -
La misura cautelare dell'arresto di una persona incriminata di un reato specifico è una scelta estrema e, comunque, dev'essere molto ben motivata perché si tratta della limitazione della libertà. Si può ottenere perché si teme che l'inquisito fugga o per evitare che inquini le prove o perché reiteri il reato. Nel caso di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, escluderei categoricamente la prima ipotesi perché è talmente legato a quel territorio che in qualunque altra parte del mondo si sentirebbe assolutamente meno sicuro che a Riace. Escluderei anche le altre due eventualità, dal momento che le prove, a quanto pare, sono già acquisite tramite intercettazione telefonica e sequestro di documenti e perché ripetere i reati che gli sono ascritti sarebbe un suicidio giudiziario senza alcun vantaggio per se stesso. Pertanto, pur rispettando l'operato della Procura di Locri, ciò che sento in coscienza di non accettare è proprio l'arresto, sia pur mitigato dalla concessione dei domiciliari. Siccome qualcuno giustamente richiama al rispetto dell'operato della magistratura tanto quanto accusa il ministro dell'interno di sequestro di persona (nave Diciotti), quanto nel caso del sindaco di Riace, ho ragione di ritenere che nel caso del ministro Salvini gli arresti sarebbero stati molto più che giustificati dal rischio di reiterazione del reato per ammissione dello stesso indiziato che in più occasioni ha ripetuto che i porti italiani restano chiusi all'approdo di navi con migranti a bordo e che, nel caso, non permetterebbe loro di sbarcare.
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