Riflessioni sull'accoglienza

di Isa Monaca

Non sappiamo chi accogliamo.
Ogni persona da accogliere è uno sconosciuto (lingua, abitudini igieniche, alimentari, comportamentali...)
Giustamente le istituzioni si preoccupano di insegnare l'essenziale della lingua italiana per poter comunicare. Si comunica direttamente attraverso l'uso della parola ma si comunica indirettamente con il comportamento: chi non è abituato all'uso corretto e alla pulizia dei servizi igienici, della cucina (piano cottura, forno, utensili vari), del frigorifero (destinato non solo alla refrigerazione delle bibite ma alla conservazione degli alimenti soprattutto quelli avanzati: risotto, pastasciutta...io lo faccio sempre), dei detersivi e delle lavatrici, se non riceve le dovute istruzioni per l'uso comunicherà messaggi negativi e verrà definito “sporcaccione” e “selvaggio incivile” da chi non ricorda che nelle stesse condizioni ci trovavamo noi settant'anni fa.
In realtà siamo attrezzati a insegnare l'italiano (e abbiamo anche dei mediatori culturali, che però si limitano allo strumento linguistico) ma molto meno a governare l'uso ragionevole dell'energia e degli elettrodomestici (tanto che siamo i campioni mondiali dello spreco anche di generi alimentari e, come tali, siamo la causa scatenante delle povertà del 20 per cento del pianeta e delle conseguenti migrazioni).
Siamo tutti figli della Madre Terra e responsabili di una fratellanza non solo con i suoi abitanti ma anche con le sue risorse (sorella Acqua, fratello Sole, messer lo Frate Vento, coloriti Fiori et Erba...). Che facciamo?
Isa Monaca



Mercoledì 26 Ottobre,2016 Ore: 21:54