In memoria del movimento abolizionista italiano.

di Claudio Giusti

Il dieci ottobre, il trenta novembre e in occasione della conta dei fagioli alle Nazioni Unite il cadavere del movimento abolizionista italiano è riesumato per celebrare questi vetusti rituali. Gli abolizionisti italiani in attività sono cinquanta persone, cento a esagerare: in gran parte donne che mantengono rapporti epistolari con condannati a morte solitamente americani. Al contrario di quanto accade nel mondo noi non abbiamo istituti che studino la pena capitale: non se ne occupano le università, non esistono biblioteche specializzate e nemmeno siti internet di valore scientifico. Da quando è morto Bobbio nessuno ha più scritto qualcosa di utile e interessante sulla pena capitale e quando ci hanno provato avrebbero dovuto bruciare le bozze. Per fortuna nel mondo ci sono attivisti, giuristi, avvocati e professori che fanno anche il nostro lavoro.
Ia nie snaiu, ia nie panimaiu.
Non so, non capisco.
Questa era la frase standard con cui i cittadini sovietici si toglievano dagli impicci se il Kaghebè gli chiedeva informazioni sul dissidente Ivan Ivanovic o sul borsaro nero Ivan Ivanovic Ivanov.
Non so, non capisco.
Beh, questo dovrebbe essere anche il motto delle nostre televisioni e dei nostri giornali il cui livello, mai stato particolarmente alto, è precipitato in questi vent’anni di berlusconismo.
Non so, non capisco.
All’inizio o alla fine di ogni talk show, o morbosa trasmissione di misteri e delitti, o di presunta informazione dovrebbe campeggiare la scritta: “Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”.  La nostra serenità ne guadagnerebbe.
Non so, non capisco.
Molti giornalisti e politici italiani non immaginano neppure che nell’Europa in cui vivono e operano e dai cui contribuenti-consumatori sono profumatamente pagati, vi siano ben due organizzazioni.
La prima si chiama Consiglio d’Europa, riunisce 47 paesi, ha una sua assemblea parlamentare ed è cosa completamente diversa dall’Unione Europea, il cui parlamento eleggiamo ogni cinque anni e i cui 27 membri si sono legati in un vincolo politico economico ben più stringente di quello del Consiglio di cui fanno pur parte.
Stesso discorso per le due corti europee. La prima è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, quella che ci condanna ogni giorno, ed è un organismo del Consiglio, mentre la Corte Europea di Giustizia lo è dell’Unione e si occupa delle beghe legali fra questa e gli stati membri.
Ia nie snaiu, ia nie panimaiu.
Non so, non capisco.
Dott. Claudio Giusti
Via Don Minzoni 40, 47121 Forlì, Italia
Tel.  39/340/4872522
Member of the Scientific Committee of Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty. He writes on a regular basis about human rights, death penalty and American criminal law.



Martedì 13 Ottobre,2015 Ore: 20:45