Diritti.
Sulla tortura l'Italia dice “no” al Consiglio dei diritti umani dell'ONU

di Agenzia NEV del 16/06/2010

Forte disappunto per questa decisione da parte dell'ACAT Italia


Roma (NEV),16 giugno 2010 – ACAT Italia (Azione dei Cristiani per l'Abolizione della Tortura), in un comunicato stampa diffuso l'11 giugno, ha espresso con forza il suo disappunto per la decisione del governo italiano di respingere la raccomandazione ONU che invita il nostro paese a introdurre il termine “tortura” nel codice penale.
L’Italia ha sì accolto la stragrande maggioranza delle 92 raccomandazioni formulate dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite lo scorso febbraio in occasione dell'esame periodico cui si devono sottoporre tutti gli Stati membri dell'ONU, ma ne ha respinte 12, tra le quali appunto quella relativa all'introduzione del reato di tortura.
Manca un testo unico, ma le sanzioni già sono “pesantemente previste” in varie norme: così l'ambasciatrice presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, Laura Mirachian, lo scorso 9 giugno ha motivato il “no” dell'Italia all'introduzione di una definizione esplicita del reato di tortura nel codice penale. La Convenzione ONU contro la tortura del 1984, è stata però ratificata dall'Italia nel 1989: essa impone agli Stati aderenti l'obbligo di legiferare affinché qualsiasi atto di tortura sia espressamente previsto come reato negli ordinamenti interni. 
Al Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU l'Italia ha assicurato che avrebbe ratificato il Protocollo facoltativo relativo alla Convenzione contro la tortura, però solo “quando si sarà dotata di un meccanismo nazionale di prevenzione indipendente”, ha detto la Mirachian. Nella fattispecie, l'adesione al Protocollo facoltativo implica che vengano effettuati sopralluoghi e controlli dal sottocomitato dell’ONU per la prevenzione della tortura, dando accesso illimitato a ogni luogo di detenzione e a ogni informazione rilevante.
Nel suo comunicato stampa l'ACAT ricorda che su questo specifico argomento ha promosso una petizione da indirizzare al Presidente della Repubblica, ai due rami del Parlamento e al Governo. Nell'attesa di consegnare le migliaia di firme raccolte, ACAT Italia sollecita i destinatari della petizione a impegnarsi per introdurre nel nostro codice penale il reato di tortura, mantenendo fede agli impegni internazionali assunti da oltre 20 anni, accogliendo così anche questa specifica raccomandazione del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU (www.acatitalia.it).


Giovedě 17 Giugno,2010 Ore: 15:33