Siria: chi semina guerra, raccoglie tempesta

Lettera aperta a Rifondazione Comunista sull’appello per Padre Dall’Oglio


La Redazione di www.sibialiria.org

13 dicembre 2013
Sul numero di martedì di Liberazione leggiamo un articolo intitolato “Qualcuno si ricorda di padre Dall'Oglio?”, che, oltre ad esprimere le, certamente condivisibili, apprensioni per una persona della quale, da mesi, non si hanno notizie – e, quindi per una vita umana potenzialmente in pericolo – si inoltra in una serie di considerazioni su Dall’Oglio – definito “impegnato per la pace e una giusta convivenza nella diversità” e “da sempre impegnato a promuovere il dialogo tra cristiani e musulmani”.
Dissentendo da queste affermazioni ed essendo da tempo impegnati insieme al movimento interconfessionale Mussalaha per la fine delle violenze in Siria, riteniamo doveroso specificare quanto segue.
Sul dichiarato impegno di Dall’Oglio a fianco e a favore delle più efferate bande che stanno insanguinando la Siria avevamo già espresso le nostre proteste con una lettera aperta (ovviamente, senza risposta) indirizzata a Lucia Annunziata, direttore del sito Huffington Post Italia con la quale protestavamo contro le dichiarazioni di Dall’Oglio – collaboratore del sito e lì pubblicate – il quale arrivava non solo a giustificare ma, addirittura, ad esaltare l’impiego di armi chimiche in Siria da parte di “ribelli siriani” che, evidentemente riteneva di rappresentare. Scriveva, infatti, Dall’Oglio “(….) Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d'immorale? Tutte le armi possibili sono usate contro di noi. È ampiamente dimostrato che il regime fa esperimenti micidiali d'uso delle armi chimiche contro i partigiani rivoluzionari e la popolazione civile, proprio per vedere di superare quella maledetta linea rossa impunemente.” (…) “Invece se ci lasciate sbranare dal regime assassino, allora, ve lo promettiamo, la necessaria doverosa e disperata autodifesa ci consiglierà, ci obbligherà a costituire un tale micidiale pericolo alla sicurezza regionale da obbligarvi ad assumervi comunque le vostre responsabilità.” (….) Non è per minacciare, è invece per allarmare riguardo ad un pericolo oggettivo e già reale che mi lascio andare a propositi così drammatici.”
Pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, Dall’Oglio partiva per la Siria, più precisamente per la città di Raqqa allora sotto il controllo di Al Qaeda, rappresentata in Siria da Abu Bakr al Baghdhadi. Si leggano a tal riguardo le sue sconcertanti dichiarazioni riportate da Famiglia Cristiana «Sono arrivato oggi (il 27 luglio, ndr) a Raqqa e sono contento per due ragioni: sono sul territorio siriano in una città liberata e sono stato bene accolto. La gente nelle strade si sente libera e questa è l’immagine della madre patria che auspichiamo per tutti i siriani. Ovviamente nulla è ancora completato, ma l’inizio è buono».
Tra l’altro, questa non era la sua prima apertura di credito ad Al Qaeda. Basta leggere qui o quest’altra sua dichiarazione: ” (…) Il jihadismo è il fatto di prendere le armi per ristabilire la giustizia. È la guerra santa islamista. Ci sono islamisti democratici e jihadisti democratici, così come ci sono jihadisti estremisti, radicali, clandestini, criminali, in rapporto con i servizi segreti siriani e con le mafie dei narcotrafficanti”. Dei combattenti di Al Qaeda dice: “Sottolineo che sono fratelli e sorelle in umanità. Nei miei dialoghi con loro, ho riconosciuto degli uomini e delle donne che hanno una passione religiosa, un sentimento religioso che condivido. Sono persone impegnate ma innamorate di giustizia“.
Del resto, come lo stesso Dall’Oglio ribadisce: “Per noi siriani della rivoluzione, la riconciliazione tra forze islamiste radicali e forze democratiche è una necessità strategica. Le scaramucce dolorose e i crimini insopportabili avvenuti tra noi devono trovare soluzione, essere riassorbiti, per presentarci uniti di fronte al pericolo totale rappresentato dal regime, appoggiato direttamente o indirettamente da troppi. Il tentativo di seminare guerra intestina tra le forze anti-Assad (a prescindere dal necessario intercettamento e disinnesco delle derive criminali) deve fallire. Questo gli agenti e i consiglieri militari americani (sottolineature nostre) farebbero bene a capirlo subito. Favorire i partner più affidabili, incoraggiare le evoluzioni più auspicabili è buono. Spingerci ad ammazzarci tra di noi non può esserlo.”
Poche settimane dopo la “missione” di Dall’Oglio, (verosimilmente, come riportato su web da alcuni suoi sostenitori, ottenere “senza condizioni” il rilascio di due vescovi da Al Qaeda e quindi, riteniamo, anche una operazione di immagine per questa organizzazione), la strage con gas tossici a Goutha, nei pressi di Damasco; una strage compiuta – si vedano a tal riguardo i numerosi articoli pubblicati sul nostro sito - dai “ribelli siriani”, gestiti da Al Qaeda, che con questa strage, da fare addebitare ad Assad, (il superamento della suddetta “maledetta linea rossa”) speravano di legittimare i bombardamenti dell’Occidente (fermati appena in tempo dall’appello del Papa).
Quanto sopra riportato, come già detto, non ci esime dall’unirci alla richiesta di immediata liberazione per Padre Dall’Oglio e, anche, dei tanti altri, rapiti dai “ribelli siriani” o ingiustamente detenuti nelle carceri di Assad.
Ci lascia comunque perplessi la vostra apertura di credito, quasi una “beatificazione” per un personaggio che finora aveva trovato credito, oltre che nei giornali main-stream, in organizzazioni che dalla guerra alla Libia in poi si ostinano a voler vedere in ogni intervento NATO la sublimazione di una “primavera araba”.
In attesa di una vostra gradita risposta
Cordiali saluti
La Redazione di www.sibialiria.org



Sabato 14 Dicembre,2013 Ore: 21:41