Siria
Rassegna stampa del 3/09/2012
Venti di guerra: la Russia se ne va dalla Siria Fonte: DEBKAfile, agenzia israeliana di controinformazione, solitamente ben informata ed attendibile. Un riscontro nei giornali russi si trova qui: http://en.ria.ru/papers/20120824/175414845.html La Russia si disimpegna dalla Siria, ferma le consegne di armi, le sue navi vanno via da Tartus. In una mossa a sorpresa le navi russe hanno salpato dal porto siriano di Tartus nel Mediterraneo e, contemporaneamente, la Russia ha repentinamente fermato ogni consegna di armamenti alla Siria. Questi avvenimenti, ed altri, fanno pensare che i russi si stanno ritirando dall'arena siriana, per evitare di trovarsi in mezzo alle crescenti ostilità che deriveranno dall'intervento militare, dato per scontato, degli USA, dell'EU e di alcuni stati arabi. I servizi russi sembrano infatti aver avvertito Mosca di un attacco imminente e, come prima reazione, la Russia ha deciso di tenersi a distanza. Putin stesso avrebbe ordinato personalmente queste misure drastiche, malgrado le obiezioni di alcuni suoi capi militari. Questa divergenza di vedute sarebbe all'origine delle dichiarazioni contraddittorie fatte alcuni giorni fa dalle autorità militari a Mosca, in relazione alla presenza russa a Tartus e alla presenza di militari russi in Siria. Lo scorso 22 agosto, infatti, il comandante della marina russa, il vice ammiraglio Viktor Chirkov, aveva detto che se la guerra civile in Siria dovesse raggiungere Tartus, Mosca potrebbe decidere di evacuare la base. Ma ha aggiunto che una decisione del genere spetterebbe al Presidente Putin. Chirkov è stato il primo esponente russo a sollevare la possibilità di una evacuazione. La settimana successiva, tuttavia, egli è stato smentito dal capo di stato maggiore, il generale Nikolai Makarov, che ha negato qualsiasi cambiamento nelle operazioni militari in Siria e tanto più una ipotetica evacuazione della base navale di Tartus. "E' troppo presto per trarre delle conclusioni [rispetto alla situazione in Siria]", ha affermato il generale; "non stiamo scappando." Ma quando un giornalista russo ha insistito, chiedendo se la Russia aveva deciso di terminare il suo coinvolgimento militare in Siria, Marakov ha sbottato: "Ma perché Lei si preoccupa tanto della Siria?" e non ha risposto alla domanda. Dall'italia, dall siria, dalla spagna siamo invitati a diffondere in tutto il mondo il video di madre Agnes De la Croix che promuove il movimento per la Pace Mussalaha. http://it.radiovaticana.va/news/2012/09/04/siria:_il_patriarca_gregorio_iii_chiede_%E2%80%9Cuna_campagna_internazionale_p/it1-618197
Il patriarca Gregorio III chiede “una campagna internazionale per la riconciliazione in Siria “Per la Siria la riconciliazione è l'unica ancora di salvezza”. Per questo urge “una campagna internazionale per la riconciliazione in Siria” condivisa da tutte le Chiese del mondo: è l'accorato appello del Patriarca greco-cattolico melkita di Damasco, Gregorio III Laham, lanciato in una lettera aperta, mentre la situazione in Siria degenera e “il linguaggio della violenza ha travolto tutti gli altri tipi di linguaggi”. La missiva – inviata all'agenzia Fides – si rivolge ai cristiani e a tutti i cittadini siriani, al mondo intero, rimarcando “con gli occhi e il cuore pieni di lacrime”, che le vittime, in ogni comunità della popolazione siriana, lasciano una scia di “angoscia familiare, sociale e nazionale”. Come strada per risolvere la crisi, il Patriarca, per l'ennesima volta, richiama tutti al dialogo, “per andare oltre le nostre ferite, le sofferenze e gli spargimenti di sangue”, invitando ad un percorso di “riconciliazione faccia a faccia”. L’appello nota che “questa è la strada più difficile ma è l'unica ragionevole, in quanto rappresenta una garanzia per il futuro”. In ogni caso, aggiunge, “è inevitabile”, poiché nessuna delle parti in lotta riesce ad avere la meglio sull'altra. “La violenza genera violenza, il dialogo rafforza e fa fruttificare dialogo. La riconciliazione prepara i cuori e le menti per ulteriore dialogo e riconciliazione”. Il leader della Chiesa greco-cattolica ricorda che “la Chiesa in Siria è chiamata al ministero della riconciliazione, con tutti i mezzi disponibili”, appoggiando il prezioso lavoro del movimento “Mussalaha” (“Riconciliazione”), iniziativa popolare interreligiosa, nata nella società civile siriana. Il Patriarca, auspicando uno sforzo di pace condiviso da “tutte le Chiese sorelle in tutto il mondo cattolico, ortodosso e protestante”, chiede ai leader spirituali di unire la loro voce a quella della Chiesa in Siria in “una campagna internazionale per la riconciliazione in Siria”. Ai fedeli cristiani siriani si chiede “pazienza” e di non lasciare il Paese, mentre a tutti i cittadini siriani si rivolge la preghiera a cercare “una strada diversa dalla violenza”, “perché alla fine nessuno vince con la violenza, ma tutti vincono con il perdono”. “Per il ministero della riconciliazione sono pronto a dare la mia vita” conclude Gregorio III. (R.P.) Di Paola sulla Siria: l'Italia ha le capacità per intervenire
http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2012/09/04/Siria-Paola-dopo-Assad-talia-ha-capacita-intervenire_7420422.html
( ANSAmed) - ROMA - Se la comunita' internazionale decidera' un intervento, anche militare, in Siria nel dopo Assad ''l'Italia ha le capacita''' per parteciparvi, ma saranno eventualmente il Governo e il Parlamento a decidere. Lo ha detto ad Uno Mattina il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola. Per il dopo Assad ''sono convinto che, se il Parlamento cosi' decidera', potra dare un contributo'', ha affermato Di Paola. Anche per operazioni militari di pace? ''Noi ne abbiamo le capacita'. Il Parlamento e' sovrano e decidera'''. ''Io credo - ha proseguito il ministro - che tutta la comunita' internazionale dovra' dare un contributo, come in Afghanistan''. Riguardo alla Siria ''siamo in una fase assolutamente preliminare e non sto dicendo 'l'Italia interviene in Siria', sto solo dicendo - ha ribadito - che se le Nazioni unite decideranno un intervento di tipo internazionale per stabilizzare, l'Italia ha le capacita' per farlo. Il Governo e il Parlamento decideranno''. (ANSAmed).
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