Ma la Difesa non depone le armi: un affare da 230 miliardi di euro

a cura di Ufficio Stampa Tavola della pace

COMUNICATO STAMPA
Oggi su FamigliaCristana.it
Flavio Lotti commenta la spending review sulla Difesa e il dibattito sul DDL Di Paola in corso al Senato
Lavoro non bombe. Questo chiedono gli italiani, giovani e anziani. Il lavoro è vita, le bombe la distruggono. Eppure, mentre si continua a tagliare sulla vita della persone, per le armi la spending review non ha inciso come auspicato. Qualche sforbiciata, a onor del vero, comincia ad esserci. Sugli acquisti, sugli investimenti, sulla mini-naja e sulle missioni internazionali, che avrebbero a disposizione, nel 2013, 400 milioni in meno. Sul taglio del personale (che per ora dovrebbe essere non inferiore al 10%) non ci sono ancora numeri certi ma soprattutto non è ancora certo chi pagherà i costi dell’operazione visto che il personale dovrebbe essere messo a riposo con il 95% dello stipendio, in deroga alla stessa riforma delle pensioni del ministro Fornero. A parte il trattamento speciale riservato ai militari, il conto sarà pagato con i fondi del bilancio della Difesa oppure questi oneri verranno scaricati sulle altre amministrazioni dello stato aumentando di fatto la spesa militare?
I più informati dicono di un braccio di ferro in corso da tempo all’interno del governo con il ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, un uomo che, indifferente alla crisi si oppone, come nessun altro, ai tagli del proprio bilancio e nel contempo sta cercando di ottenere dal Parlamento la delega per riorganizzare in proprio la spesa militare del prossimo decennio continuando così la più anacronistica delle corse agli armamenti.
Parliamo del disegno di legge delega di riforma dello strumento militare (denominato DDL Di Paola dal suo primo e unico firmatario) in discussione da alcune settimane al Senato. Parliamo di almeno 230 miliardi di soldi pubblici che verrebbero sottratti ad un paese, il nostro, in grandissima difficoltà. Il disegno del Ministro è avvolto da numeri e da parole che si prestano a più di una lettura: revisione in senso riduttivo, stabilità programmatica, flessibilità di bilancio, invarianza della spesa. Ma la sostanza è inequivocabile. Se il progetto venisse approvato così com’è entrato a Palazzo Madama ci ritroveremmo con un superministro della Difesa, dotato di poteri e autonomia senza pari, capace persino di vendere armi nel mondo. E con uno strumento militare ipertrofico, costosissimo, modellato sui “livelli di ambizione” di qualche generale e di un complesso industriale che sembra dettare le linee politiche ai politici. Uno strumento vicino più ai campi di battaglia che alla Costituzione.
Negli ultimi giorni, numerose organizzazioni della società civile e un numero ancora più grande di cittadini hanno deciso di rompere il silenzio che circonda l’iniziativa del ministro Di Paola sollecitando il Parlamento a “pensarci bene”... Segue su: http://www.famigliacristiana.it
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Giovedì 12 Luglio,2012 Ore: 16:25